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Estense.com: Carredre, la mattanza dei precari

Chiarioni (Cgil): "Il prodotto di una politica sconsiderata"

31/08/2010
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Si è tenuta ieri la prima giornata di assegnazione dei posti di supplenza annuali per le scuole di Ferrara e provincia: dislocati in diverse sedi a seconda del livello scolastico di appartenenza, centinaia di aspiranti insegnanti hanno preso parte alla “fiera del precario” che consegna un anno di lavoro a chi, nonostante titolo di studio ed esperienza pluriannuale alle spalle, non ha ancora una collocazione stabile nel mondo della scuola pubblica. Presso la sede del Liceo Carducci in via Canapa in particolare sono stati chiamati i professori precari delle scuole superiori, suddivisi in diverse tornate in dipendenza dalle materie di insegnamento: assiepati nella sala assemblee, in attesa di sentir chiamare il proprio nome per scegliere una sede dove esercitare, sventolano la stampa della graduatoria sulla quale segnare i posti già dati per darsi aria, ma molti sanno già che non rientreranno nel numero dei fortunati.

Prima esperienza per qualcuno, tantissimi i veterani: “Questa per molti di noi è una giornata campale perché se sei in graduatoria e ti va bene te ne torni a casa con un incarico di un anno scolastico, altrimenti devi aspettare le chiamate ad anno cominciato – se mai arrivano.” dice M.T., insegnante di musica. “Io passo per queste forche caudine per il quarto anno consecutivo e devo ammettere che questo sistema è una schifezza, bisognerebbe proprio rivederlo. Io sarei – notare il condizionale che uso – insegnante di musica ma spero vivamente in un posto come insegnante di sostegno”.

Altra storia per M.G., insegnante cinquantaquattrenne di Disegno e Storia dell’Arte: “Io vivo questa situazione di precariato da 10 anni. Prima lavoravo come scenografa teatrale fra Roma e Milano, poi per problemi di salute ho dovuto ripiegare sull’insegnamento e la scelta non mi è pesata poco perché la stabilità acquisita con l’età e l’esperienza non mi è servita a nulla, anzi è stata rimessa in gioco. Penso che andrò in pensione senza mai essere passata di ruolo nella scuola, è una situazione vergognosa per una persona giovane, figurarsi per una nonna come me! L’unica ragione che mi spinge ad essere ancora qui sono i colleghi e i miei ragazzi, i mie alunni che fra un po’ cominceranno a mitragliarmi di messaggini al telefonino per sapere se sono riuscita a rimanere con loro. A nessuno piace lasciare le proprie classi, ogni volta che capita sembra di abbandonare un lavoro incompiuto”.

Presenti alla lunga sfilata delle assegnazioni le rappresentanza sindacali che osservano l’operato delle commissioni e si pongono a sostegno degli insegnanti in caso di problemi. “Quest’anno questa liturgia tristissima si sta svolgendo in maniera quasi idilliaca rispetto alle condizioni degli anni passati, quantomeno in questa scuola ci sono le finestre e non si crepa di caldo come al solito” commenta Mazzanti dello Snals.
“Siamo riusciti ad organizzare l’appello in maniera snella, per coprire tutto il territorio ferrarese in due giorni di lavoro riusciamo a completare tutte le nomine annuali, giusto in tempo per non sforare il mese di agosto, in altre province non sono stati così fortunati. La cosa che mi meraviglia, anno dopo anno, è come il numero degli aspiranti docenti cresca invece di diminuire, nonostante la difficoltà ad ottenere un contratto di lavoro a tempo indeterminato e nonostante le difficoltà oggettive che oggi questo mestiere comporta. Non credo che sia solo un problema di mentalità del posto fisso, in sindacato arrivano neo laureati nelle materie più disparate chiedendo di essere iscritti nelle liste della terza graduatoria, quella dove si resta fermi per secoli, perché è un’opportunità in più, ma poi si trovano incastrati in un meccanismo che non funziona”.

“Sono molto bassa in graduatoria” racconta C.d.B., 31 anni, insegnante di scienze, “come molti qui, spero nel sostegno ma lo so che non sarà risolutivo della mia situazione. Sono precaria da due anni nella scuola, lo sono stata prima nell’Università come ricercatrice. Sono passata da un precariato all’altro, insomma, pensando di migliorare la mia posizione lavorativa e invece… non è così che va”.

I più navigati riescono anche ad avere la lucidità di pensare alla qualità del loro operato: “Noi viviamo questa situazione grottesca ogni anno” si sfoga F.F., insegnante di lettere precario da più di dieci anni “ma quelli che per noi docenti sono disagi – così come si usa dire nelle alte sfere dell’ambiente scolastico – diventano problematiche serie per i nostri alunni: con questo sistema di nomine moltissime cattedre vengono coperte per periodi brevi, un anno scolastico al massimo, e questo impedisce qualsiasi programmazione seria, non può essere valutata nessuna idea di continuità didattica. Il tutto va ovviamente a scapito della qualità dell’insegnamento, che altro non è che il servizio reso al cittadino. Una bestialità”.

Infime, Fausto Chiarioni (Cgil) tira le somme della mattinata: “Quello che si vede qua è il risvolto pazzesco di una politica sconvolgente per tutto quello che concerne la stabilità e lo sviluppo del nostro paese. I politici si riempiono la bocca parlando del “problema scuola” senza avere la minima idea di che cosa sia la scuola pubblica in Italia. Hanno tolto ingenti risorse al sistema risparmiando sulle mensilità pagate agli insegnanti “a tempo”: un docente di ruolo ha diritto allo stipendio anche durante le ferie, i precari percepiscono lo stipendio solo nei mesi in cui lavorano, quindi da settembre a giugno. Facendo passare questa manovra come una riforma si fanno tornare un po’ di conti, mentre la vera
riforma dovrebbe partire dalla stabilizzazione del personale docente, dalla programmazione di interventi per la qualificazione e la valorizzazione delle risorse umane e non dal loro svilimento. Le scene alla quale assistiamo in queste due giornate ferraresi fanno venire in mente il fenomeno del caporalato caro ai registi del dopoguerra e nel resto del paese è pure peggio. Mentre in Germania si richiamano in servizio gli insegnanti in pensione per carenza di personale docente, qui si fanno classi di 30 alunni ai quali sarà impossibile offrire uno standard di insegnamento più che sufficiente”.
“Tagli pesantissimi si sono avuti sui fondi per il reclutamento del personale Ata: questo significa che anche il livello medio di gestione degli istituti calerà, meno personale non docente significa meno garanzia e sicurezza. In provincia di Ferrara sono stati tagliati i fondi per reclutare gli insegnanti per i Centri Territoriali Permanenti per l’Istruzione e la Formazione di Portomaggiore, Cento e Codigoro, dove si cerca di reinserire nella scuola i ragazzi che non hanno alcun titolo di studio e dove si insegna l’italiano agli stranieri che arrivano sul territorio. Si è cancellato il Progetto Nomadi, che intendeva inserire i bambini delle comunità nomadi presenti sul territorio nel sistema scuola locale, si è tagliato l’insegnamento di matematica nella Scuola in Ospedale. Si è praticamente tagliato sul diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione. Abbiamo in programma ancora giornate di mobilitazione ma per quest’anno la situazione resta davvero preoccupante”.

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