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Europa: A rischio l’unità sindacale. La Cisl congela alcune iniziative unitarie

Uno spettro da evitare ad ogni costo, a detta di tutti i sindacalisti, a prescindere dalla loro appartenenza. Anche perché con un mondo del lavoro frammentato il governo ha vita facile nel tagliare risorse e comprimere i diritti dei lavoratori

11/09/2008
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Gianni Del Vecchio - Europa
La stagione dei sindacati divisi e degli accordi separati con il secondo governo Berlusconi è ancora un ricordo vivo fra i dirigenti nazionali di Cgil, Cisl e Uil.

Uno spettro da evitare ad ogni costo, a detta di tutti i sindacalisti, a prescindere dalla loro appartenenza. Anche perché con un mondo del lavoro frammentato il governo ha vita facile nel tagliare risorse e comprimere i diritti dei lavoratori. Insomma, l’unità sindacale è un bene che sta a cuore sia alla Cgil che a Cisl e Uil. Eppure mai come in questi giorni le posizioni vanno divaricandosi sempre più, tanto da mettere a rischio, per la prima volta dopo tanto tempo, la tenuta unitaria.

I primi segnali si sono avvertiti ieri dalle parti di via Po. Secondo fonti cisline, alcune categorie avrebbero deciso, di concerto però con Bonanni e la segreteria, il congelamento delle iniziative unitarie con la Cgil. Insomma, una specie di pausa di riflessione nei rapporti intersindacali. In particolare, sarebbero quelli della Funzione pubblica i primi a bloccare le forme di protesta già concordate con la struttura omologa di corso d’Italia. Per sapere quali sono basta andare sul sito internet della Fp-Cisl: fra una settimana esatta si dovrebbe tenere lo sciopero e la manifestazione nazionale dei lavoratori della sanità privata per il rinnovo contrattuale. Ma se le indiscrezioni verranno confermate, il rischio che tutto salti è concreto.

Il blocco delle iniziative a livello di categoria è la prima risposta concreta che la Cisl e Bonanni danno a Epifani. Martedì infatti il direttivo della Cgil ha deliberato all’unanimità un documento che impegna l’organizzazione a una giornata di mobilitazione per sabato 27 settembre. Una giornata che nelle intenzioni di Epifani sarà caratterizzata da proteste di piazza in tutte le città italiane. La mobilitazione però non va giù né alla Cisl né alla Uil, che hanno impostato un rapporto meno conflittuale con il governo in carica. A dare fastidio a Bonanni è poi anche il metodo adottato dalla Cgil. A via Po infatti ieri serpeggiava un certo imbarazzo e malumore per essersi trovati davanti al fatto compiuto. «Non ci accodiamo a nessuno, su alcune cose o si decide assieme o niente», è il ragionamento che si sentiva ai piani alti dell’organizzazione, lamentandosi per lo strappo di Epifani.

Ovviamente completamente diversa la ricostruzione che fanno a corso d’Italia, dove fanno notare che la Cgil in tutti i modi ha cercato di convincere la Cisl (e la Uil) a una forma di mobilitazione unitaria contro la manovra economica. E che la strategia cigiellina non è nient’altro che la continuazione di un percorso già impostato unitariamente un anno fa. Cosa che peraltro viene fuori anche analizzando il dispositivo finale del documento approvato dal direttivo. Lì si legge testualmente: «Confermiamo le richieste avanzate con la piattaforma unitaria di novembre sul fisco (su cui unitariamente avevamo deciso lo sciopero nei confronti del governo precedente) con l’aumento delle detrazioni per i redditi da lavoro e da pensione, che abbiamo quantificato e confermiamo come obiettivo concreto in un punto di pil, (circa 14 miliardi) pari a mille euro di aumento nei prossimi tre anni, di cui 500 già entro dicembre prossimo». Insomma, un modo per dire a Cisl e Uil che la Cgil non ha cambiato linea ma che sono loro ad aver mutato l’approccio col cambio di governo.

I rapporti fra i tre sindacati maggiormente rappresentativi quindi si vanno deteriorando da quando il centrodestra è tornato al governo. Per ora l’ipotesi di una rottura è ancora fantascientifica, tuttavia nell’esecutivo c’è già chi si frega le mani per i primi sintomi di crisi. Sarà l’autunno, con Alitalia e la riforma dei contratti, a rivelare se è solo un raffreddore passeggero o qualcosa di più grave.