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Formazione, rivoluzione emiliana

Pronta la legge sulle qualifiche. Possibile anche diplomarsi

28/12/2010
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ItaliaOggi

Emanuela Micucci

La formazione professionale non va di moda? Le regioni si fanno la propria riforma per renderla più attraente agli studenti. L'ultima l'Emilia Romagna, che sta approvando le delibera della giunta regionale sul nuovo sistema regionale d'istruzione e formazione professionale (Ifp). Intanto, in Sardegna è la Cisl a chiedere la riforma regionale del settore.

 

Mentre la Lombardia si gode il successo del proprio sistema d'Ifp appena decretato dall'ultimo rapporto PISA 2009. Il modello emiliano prevede dal prossimo anno scolastico un percorso unitario tra istruzione e formazione professionale che raccorda i percorsi degli istituti scolastici e dei centri di formazione, rendendoli equivalenti e complementari. «Permette a tutti i ragazzi», spiega dall'assessore regionale alla scuola e formazione Patrizio Bianchi, «di fare un percorso di 5 anni per arrivare al diploma oppure di 3 anni per acquisire una qualifica. Nel nuovo sistema la regione investirà 55 milioni di euro all'anno». A gestire i percorsi triennali istituti professionali in sussidiarietà o enti di formazione professionale accreditati, secondo una coprogettazione tra scuola e enti che rappresenta la sfida del modello emiliano. Una controriforma Gelmini. Infatti, il riordino degli istituti professionali partito a settembre stabilisce percorsi quinquennali anche per l'istruzione professionale, che finora rilasciava una qualifica già al termine del terzo anno. L'Emilia Romagna, inoltre, sta pensando di realizzare un quarto anno per consentire agli studenti di rientrare nel percorso quinquennale e conseguire il diploma di scuola superiore. In Sardegna, invece, la Cisl chiede con urgenza l'apertura di un tavolo di confronto tra regione e sindacati per predisporre una riforma organica del sistema d'Ifp. Il 46% dei 18000 studenti sardi, infatti, sceglie di iscriversi al liceo, segno che «la risposta sulla filiera delle scuole a indirizzo tecnico è, dunque, deludente», sottolinea il sindacato, accusando anche il mondo delle imprese di aver sollecitato un rilancio dell'istruzione tecnica senza offrire esiti occupazionali. E la legge quadro regionale è anche una delle proposte della Cisl alla giunta regionale per abbattere la disoccupazione. In Lombardia, invece, il 17% dei ragazzi sceglie la nuova istruzione e formazione professionale regionale. E il modello lombardo, avviato nel 2007 con la legge 19, sembra dare risultati positivi. Come rivela l'ultimo rapporto internazionale PISA 2009, dove la Lombardia è la regione italiana che raggiunge i migliori posizionamenti, superando la media Ocse in lettura (522) matematica (516), scienze (526). Posizionandosi in lettura al livello del Canada, terzo migliore Paese, e in matematica poco sotto il Giappone (519) e sopra l'Australia (514). Un dato su cui «probabilmente incide la riforma regionale dell'istruzione e della formazione professionale», commenta Mario Cipollone, presidente dell'Invalsi.