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G. del Mezzogiorno-Ma obbligo scolastico e diritto-dovere non sono la stessa cosa"

L'OPINIONE / L'esempio che viene dall'esercizio del voto "Ma obbligo scolastico e diritto-dovere non sono la stessa cosa" Della serie "le parole sono importanti". I decreti attuativi della riform...

25/05/2004
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La Gazzetta del Mezzogiorno

L'OPINIONE / L'esempio che viene dall'esercizio del voto
"Ma obbligo scolastico e diritto-dovere non sono la stessa cosa"

Della serie "le parole sono importanti". I decreti attuativi della riforma scolastica, approvati nei giorni scorsi, hanno eliminato l'espressione "obbligo scolastico" sostituendola con quella di "diritto-dovere" all'istruzione. Il ministro Letizia Brichetto Moratti si è affrettata a spiegare che la nuova definizione, quella del "diritto-dovere", in realtà non cambia la sostanza: i ragazzi saranno obbligati ad andare a scuola. E, anzi, ha pure chiarito che il Governo è intenzionato a rendere ancora più severe le sanzioni per chi (e per la sua famiglia) a scuola non ci va.
Tutto uguale, allora? Obbligo scolastico stessa cosa di diritto-dovere? Non proprio. Del resto, il solo fatto che si cambia un'espressione con un'altra, significa che quella che viene sostituita (e quindi anche il concetto che ne sta alla base) non dev'essere proprio, esattamente uguale alla nuova espressione e, quindi, la si cambia perché la si ritiene meno adeguata di quella nuova. Dunque, il solo fatto che un'espressione prende il posto di un'altra, significa che le due espressioni (anche il concetto, anche la sostanza) non sono uguali. Se fossero uguali, insomma, perché la prima dovrebbe essere sostituita dalla seconda? Obbligo scolastico e diritto-dovere, dunque, non sono la stessa cosa.
E in cosa differiscono? La prima sottolinea che il bambino (poi ragazzo) appartiene innanzitutto, come cittadino, alla società che obbliga tutti (nolenti o volenti) ad andare a scuola, ad essere istruiti, a frequentare quelli che sono, pur tra tanti problemi, presìdi di democrazia. La seconda espressione, invece, sottolinea che il rapporto tra bambino-istruzione-società ruota innanzitutto intorno al concetto di diritto, che diviene "anche" un dovere. L'istruzione è intesa come un diritto, ma proprio perché diritto (pur se legato alla parola gemella "dovere"), rischia di indebolirisi. Un esempio: il votare è un diritto-dovere.
Tutti hanno il diritto di votare, certo, ma se per un motivo qualsiasi (fa caldo e me ne vado al mare, ho meno fiducia nella politica, me ne dimentico) non vado a votare, accade che la partecipazione si riduce sempre più. Il diritto (di votare) rimane identico, ma la partecipazione (se la gente non vota) diminuisce sempre più.
Ecco, è questo il rischio che si scorge dietro il "diritto-dovere": che il diritto come principio rimanga immutato, ma l'istruzione (in generale) si riduca. Soprattutto se dovessero rimanere fumose le sanzioni per far rispettare il "dovere" (infatti, per rimanere nell'ambito dell'esempio precedente: se un cittadino non va a votare, praticamente cosa gli accade in quanto non ha rispettato un "dovere"?).
Sostituire "obbligo" con "diritto-dovere", dunque, configura un rischio: quello, con il tempo, di mantenere inalterato il principio dell'istruzione, ma di vederne indebolita la pratica. Della serie "le parole sono importanti".

Michele Palumbo