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Gazzetta del Mezzogiorno: «La scuola italiana non consente le pari opportunità»

A denunciarlo è lo stesso ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni

26/09/2006
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La Gazzetta del Mezzogiorno

A denunciarlo è lo stesso ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni: «In altri termini, siamo ancora in presenza di una scuola che se sei figlio di operaio la normalità è che resti operaio». Da dati Ocse appena pubblicati il sistema scolastico italiano è in coda agli ultimi posti delle classifice internazionali
GENOVA - «Il problema dell’istruzione nel nostro Paese è nazionale e ha bisogno di una riflessione e di un dibattito approfondito del Parlamento. Non esiste una scuola di destra ed una di sinistra ma c’è un obbligo istituzionale di garantire ai nostri cittadino l’accesso ad una scuola appropriata e uniforme rispetto alle richieste formative su tutto il territorio nazionale» A parlare è il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni alla conferenza stampa in Regione Liguria tenuta insieme al vicepresidnete Massimiliano Costa. «E’ necessario - ha spiegato il ministro - trovare in Parlamento soluzioni che consentono all’Italia di allinearsi ai livelli europei».

Fioroni ha poi osservato che i dati Ocse-Pisa pubblicati oggi da un quotidiano nazionale sono comunque riferiti al 2004 quando c’era un’altro governo. Alla domanda su «cosa fare per il futuro?» il titolare del dicastero dell’Istruzione ha affermato: «Noi ministri dell’Istruzione della Unione europea riteniamo auspicabile una forte rapporto di collaborazione perchè l’istruzione è un elemento fondamentale, per far ripartire lo sviluppo e la crescita del Paese, dell’economia e soprattutto per attivare uno sviluppo che sia anche equo. Investire per l’istruzione significa infatti lavorare per la costruzione di posti di lavoro consolidati». I dati del ministro sulla scala dei valori di reddito confermano la valutazione dell’importanza dell’apprendimento: «Chi si diploma guadagna il 20% in più di quello che non si diploma, chi si laurea il 53% rispetto a chi non è laureato». «Ci sono altri due dati OCSE - ha proseguito il ministro - che rappresentano per me un elemento di valutazione. Ancora una volta viene ribadito e sottolineato come il successo scolastico anche in termini di apprendimento e competenze è strettamente connesso alle condizioni socioeconiche della famiglia. Cosa significa? La nostra scuola non è ancora un ascensore sociale e quindi significa che non siamo ancora in presenza di una scuola giusta perchè non riesce a rompere la continuità con l’eredità socioeconomica che ciascuno alunno si porta dietro. La scuola non riesce a valutare tutti i talenti, anche quelli dei figli di famiglie meno abbienti».

E conclude: «In altri termini, siamo ancora in presenza di una scuola che se sei figlio di operaio la normalità è che resti operaio. Questo processo, i dati Ocse ce lo dimostrano - ha sottolineato - si è incentivato dal 2000, dove le disparità tra scuola e scuola, regione e regione, ma soprattutto questo blocco ulteriore dell’ascensore sociale ed il successo scolastico legato alla situazione socio-economica di appartenenza sono stati ulteriormente evidenziati».
«Ma se da una parte c’è bisogno di lavorare sulla scuola perchè riesca a diventare ascensore sociale e diventi giusta - ha spiegato - dall’altra c’è bisogno di un’azione di governo che migliori le qualità socio-economiche del nostro Paese, perchè se dal 2000 in poi questi dati si sono accentuati, è evidente che il peso delle condizioni economiche della famiglia sul ragazzo che studia ha avuto un’incidenza maggiore perchè evidentemente maggiormente quella famiglia è stata gravata nel corso degli anni da legislazioni socio-economiche».
«Credo che questa sia la prima volta che un ministro dell’Istruzione fa uno sforzo di leggere i dati Ocse non solo in termini di competenze e di sapere - ha aggiunto Fioroni - ma anche interrogandosi sul perchè delle competenze e del sapere. Noi di solito discutiamo dei dati solo prendendo atto delle competenze linguistiche, delle competenze di matematica o scientifiche che sono uno standard sul gap che separa la nostra situazione da quello del resto d’Europa».
Oltre alla sfida prioritaria di rendere la scuola italiana «giusta», secondo Fioroni ce ne sono altre due che i dati Ocse pongono, quella della «qualità rispetto ai piani delle offerte formative che sapremo designare per i nostri ragazzi» e quella della «quantità, cioè saper rendere più efficace le risorse che noi mettiamo nel sistema».