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Gazzetta del sud-La nostra scuola bocciata dall'OCSE

LA NOSTRA SCUOLA BOCCIATA DALL'OCSE Francesco Bonardelli L a storia è vecchia: più o meno come quell...

09/01/2006
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Gazzetta del Sud

LA NOSTRA SCUOLA BOCCIATA DALL'OCSE

Francesco Bonardelli

L a storia è vecchia: più o meno come quella che si studia a scuola: il nostro sistema-istruzione risulta arretrato rispetto a quello delle altre nazioni industrializzate. Pochi i diplomi, pochi i laureati, ma soprattutto inadeguata la preparazione globale degli studenti: estremamente a disagio nei testi comparativi con i loro colleghi e coetanei di altre realtà mondiali. Ad affermarlo anzi, a confermarlo è l'Ocse (l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nel suo nuovo rapporto sullo stato dell'educazione nei trenta paesi membri; sulla base è bene sottolinearlo dei dati relativi al 2003. E con un'aggiunta alle precedenti, sonore bocciature, che dovrebbe almeno provocare riflessioni e autocritiche per il prossimo futuro: sulla scuola, in Italia, si investe pochissimo, spendendo invece moltissimo. Ovvero l'istruzione costa tanto come apparato burocratico, da "cannibalizzare" tutte le risorse destinate al settore; e impedendo così di fatto quelle necessarie e opportune sovvenzioni per l'ammodernamento del sistema, da tutti invocate e ormai quasi "imposte" da una necessaria armonizzazione continentale nello specifico del settore. Come ciò possa accadere è difficile immaginare solo per chi è "fuori" ma totalmente, "fuori" dalla realtà dell'istruzione in Italia: che per decenni e decenni è andata avanti gonfiando a dismisura i suoi organici e complicando all'infinito le sue regole, moltiplicando il numero degli addetti e sottraendo sempre più competenze ai singoli; dividendo addirittura singole discipline di studio in maschili e femminili per giustificare ulteriori assunzioni, salvo poi addizionarle nei tempi delle vacche magre per giustificare la chiusura verso i nuovi inserimenti in ruolo. Alla fine, un apparato che si contraddice, scommettendo quotidianamente sulla sua efficienza, affidata alla buona volontà, ancor prima che alla professionalità, dei singoli. E con esempi-limite che spiegano eccome i risultati del rapporto Ocse. Quale competenza per citarne una dovrebbero possedere i docenti, sulla base soltanto dei tardivi e non sempre adeguati corsi di formazione e di aggiornamento informatici? Quale adeguamento nello studio delle lingue straniere potrebbe scaturire, dalle minime e anche qui, tardive iniziative specialistiche? E non gongolino oltre misura gli oppositori dell'attuale politica scolastica: perché i dati non solo sono riferiti a due ormai tre anni addietro, ma come tali risentono anche delle "distrazioni" di periodi precedenti; che da noi affondano le radici in un perenne atteggiamento politico di (in)sufficienza nei confronti dell'istruzione e della formazione. Bocciata dunque, la scuola. E, come sempre avviene nella ricerca delle motivazioni di un insuccesso, non per la colpa esclusiva dei suoi addetti, ma soprattutto per l'istituzionale complicità dei responsabili delle sue scelte operative.

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