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Gazzetta di MAntova-Devolution-L'Opinione-Gianfranco PAsquino

L'OPINIONE GIANFRANCO PASQUINO Quando si riforma una Costituzione è assolutamente decisivo avere ...

16/10/2004
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Gazzetta di Mantova

L'OPINIONE
GIANFRANCO PASQUINO


Quando si riforma una Costituzione è assolutamente decisivo avere le idee chiare e saperle tradurre in norme facili da applicare. Soprattutto, è imperativo creare nuovi e migliori equilibri fra le istituzioni ed evitare conflitti e confusioni fra le istituzioni stesse. Naturalmente, i problemi possono anche apparire quando le nuove norme vengono fatte funzionare. Qualche volta, però, essi appaiono fin dalla stesura delle nuove norme.
Le riforme approvate in maniera farraginosa dalla maggioranza della Casa delle Libertà presentano problemi e contraddizioni in almeno quattro campi. I primi due campi si trovano nei rapporti fra lo Stato e le regioni; gli altri due nei rapporti fra il Presidente della Repubblica e il (nuovo) Primo ministro. Procederò, dunque, per punti. Primo, l'attribuzione alle regioni di competenze quasi esclusive in materia di polizia, di sanità e di scuola è destinata ad entrare in conflitto con i poteri che rimangono ai rispettivi ministeri, ma, soprattutto, solleva un interrogativo relativamente ai costi di questo trasferimento di poteri ai quali la Casa della Libertà non ha voluto e non ha saputo rispondere. L'attuale devolution si presenta e finirà per essere un'operazione molto costosa, sostanzialmente tutta a carico del contribuente che non avrà necessariamente servizi migliori, ma li pagherà sicuramente molto di più di adesso.
Secondo, la composizione del Senato varierà per consentire una presenza degli organismi regionali al suo interno e i suoi poteri verranno significativamente ridimensionati e riorientati. Tuttavia, il Senato non è davvero diventato una camera "federale" e i suoi poteri, in special modo in materia di legislazione, rischiano di portare ad uno scontro con i poteri della Camera che non è chiaro come verrà risolto.
Terzo, la riforma priva il Presidente della Repubblica di almeno due poteri straordinariamente significativi ed esistenti nella maggioranza delle forme di governo parlamentare. Il Presidente non potrà più nominare il Primo ministro, ma dovrà limitarsi a riconoscere l'esito delle elezioni e quindi nominare il capo dello schieramento più votato. Nelle attuali condizioni, forse, questa nomina sarà quasi automatica, ma se le condizioni cambiassero potrebbe essere difficile stabilire chi deve davvero essere il Primo ministro. Inoltre, il Presidente della Repubblica non potrà neppure controllare l'affidabilità e le qualità dei ministri nominati dal Primo ministro. Dovrà limitarsi a prendere atto della loro nomina e del loro dimissionamento effettuati dal Primo ministro. Infine, al Presidente della Repubblica non toccherà più decidere, ovviamente, con tutte le cautele del caso come quelle previste dalla Costituzione vigente che richiedono che il Presidente "senta" i Presidenti delle due Camere, di sciogliere il Parlamento. Questa decisione spetterà, invece, quasi unicamente al Primo ministro. Insomma, quarto punto, il Primo ministro ottiene poteri davvero significativi e, in linea di principio, potrebbe anche non essere un male. Tuttavia, è prevedibile un inconveniente non marginale. Da un lato, è vero che la minaccia di scioglimento del Parlamento potrebbe servire ad imporre la disciplina ad una coalizione litigiosa. Dunque, risulterebbe un bene. Dall'altro, però, una coalizione litigiosa potrebbe a sua volta tenere sotto scacco il suo Primo ministro controminacciando a sua volta di non ripresentarlo più come capo della coalizione candidato alla carica di Primo ministro. Poiché il Presidente della Repubblica non avrebbe più poteri di intervento riequilibratori, l'esito di un conflitto, peraltro sordo, fra il Primo ministro e la sua maggioranza parlamentare sarebbe la paralisi nel rapporto fra esecutivo e legislativo. Magari si eviterebbe il rischio del "ribaltone", peraltro accettato in molte democrazie parlamentari perché produce nuovi equilibri politici-partitici più rappresentativi, ma il prezzo di questa operazione diventerebbe molto elevato: la paralisi istituzionale. Le riforme costituzionali approvate dalla Casa delle Libertà sono peggio che pericolose. Sono confuse e disfunzionali.