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Gazzetta di MAntova-I nostri bambini non sono numeri Aiutateci a farlo capire alla scuola

I nostri bambini non sono numeri Aiutateci a farlo capire alla scuola Siamo due mamme di bambini diversamente abili e da quando sono nati stiamo lottando per loro, per aiutarli ad in...

18/05/2004
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Gazzetta di Mantova

I nostri bambini non sono numeri Aiutateci a farlo capire alla scuola
Siamo due mamme di bambini diversamente abili e da quando sono nati stiamo lottando per loro, per aiutarli ad inserirsi al meglio nella nostra comunità e nella nostra società. I nostri piccoli sono stati diagnosticati autistici: questo significa che tra i loro problemi principali c'è quello della comunicazione, del relazionarsi con gli altri, del socializzare. A settembre dovranno iniziare la scuola elementare: sono 50 i bambini finora iscritti alla prima elementare del piccolo paese in provincia di Mantova in cui abitiamo, e di questi 17 hanno richiesto il tempo pieno (non i nostri).
La diagnosi funzionale del servizio di Neuropsichiatria Infantile della nostra ASL di riferimento ha specificato, per entrambi i nostri bambini, che venissero inseriti, data la loro particolare patologia, in classi con numeri ridotti di bambini. Per questo il dirigente scolastico ha richiesto la formazione di tre prime elementari, una a tempo pieno e due con modulo. Invece a Milano, dove vengono prese le decisioni solo ed esclusivamente in base ai numeri, hanno deciso che nella nostra scuola le prime saranno solo 2: solo che se 17 vogliono il tempo pieno, hanno messo un'altra classe da 33 bambini.
Praticamente, vogliono costringere il dirigente scolastico a non concedere il tempo pieno e formare due classi da 25 bambini, questo nonostante le rassicurazioni sul tempo pieno garantito date dalla sig.ra Letizia Moratti sia alla tv che sulla carta stampata.
Dopo una nostra prima protesta, la responsabile del Provveditorato che si occupa della formazione delle classi elementari ha dichiarato di non avere in mano nessuna pratica riguardante i nostri bambini: praticamente le relazioni della neuropsichiatra infantile e delle insegnanti, che avevano presentato anche un progetto educativo volto all'integrazione scolastica, sono sparite!!!
Ma cosa sta succedendo? Se le cose rimangono così, viene leso l'art. 38 della Costituzione Italiana che sancisce il diritto allo studio delle persone disabili, non si tiene in considerazione la legge 104/92, art. 12 (diritto all'educazione e all'istruzione), si disconosce la Carta sociale Europea, ratificata con legge 30/1/1999, che agli articoli 15 e 17 parla del diritto dei bambini a crescere in un ambiente favorevole allo sviluppo della loro personalità e delle loro attitudini. L'integrazione scolastica, come recita il comma 3, art. 12, legge 104/92, ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione. Ma se le classi rimangono così numerose, i nostri bambini non avranno la possibilità di relazionarsi, e le maestre, sia curriculari che di sostegno (se ci saranno! Visti i tagli, non abbiamo neanche questa certezza!), saranno, loro malgrado, costrette a emarginarli, per permettere ai bambini normali di seguire il programma, già di difficile attuazione visto l'alto numero di alunni.
Perché si continua a parlare di tagli alle tasse se poi questi significano tagli anche ai servizi più importanti, come l'istruzione?
Noi guardiamo i nostri bambini e non riusciamo a vedere in loro un numero: noi vediamo bimbi come gli altri, che però più degli altri hanno bisogno di aiuto. Perché questo aiuto viene loro negato proprio da quelle istituzioni pubbliche che invece dovrebbero essere le prime a fornirlo?
Vi preghiamo, aiutateci a far capire a tutti che i nostri bambini non sono dei numeri, sono bambini come gli altri, con due occhi, un naso, una bocca, un cervello e un cuore.
Mariarosaria Mirto Rita Giaquinta Poggio Rusco