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Gazzetta di Mantova-Il nostro fronte quotidiano

PARLIAMONE IL NOSTRO FRONTE QUOTIDIANO ENRICO GRAZIOLI Si fatica a distogliere anc...

23/05/2004
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Gazzetta di Mantova

PARLIAMONE
IL NOSTRO FRONTE QUOTIDIANO
ENRICO GRAZIOLI


Si fatica a distogliere anche per un attimo l'attenzione generale dalla guerra irachena in cui siamo stati inopinatamente coinvolti. Ed è comprensibile. Ma sarebbe grave che la madre di tutte le preoccupazioni coprisse con la forza delle immagini di morte i problemi della nostra vita lontana dal fronte. Che sono tanti. In questa settimana gli affezionati lettori della Gazzetta hanno trovato nelle pagine delle lettere alcune testimonianze nude e crude di come i bisogni più semplici, ma non per questo secondari, dei cittadini, alcuni loro diritti che si presume acquisiti vivendo noi in un paese ufficialmente civilissimo, vengano dimenticati (improvvisamente o cronicamente). Un genitore di Casalromano ci ha scritto spiegandoci come per lui e la moglie sia impossibile economicamente sostenere la spesa di un bambino all'asilo nido: perché nel loro Comune un nido non esiste, perché in quello più vicino il nido c'è ma per i non residenti costa metà dello stipendio di quel padre. O uno dei coniugi rinuncia a lavorare o ci si arrampica sui muri. E non parliamo di mettere al mondo un secondo figlio. C'è qualcosa che tocca più da vicino la sfera delle sicurezze personali in una famiglia che sta costruendo il proprio futuro? Probabilmente no.
Due mamme di Poggio Rusco ci hanno scritto raccontando una conseguenza tra tante dei tagli nella scuola non sappiamo se correlati, più o meno direttamente, alla discussa riforma firmata dal ministro Moratti: i loro figli autistici (e chi sa cosa vuol dire sa cosa vuol dire) finiranno in una classe di oltre trenta studenti, in barba ai principi costituzionali che sanciscono il diritto allo studio dei disabili e alle diagnosi dei servizi di Neuropsichiatria che ne individuano le modalità accettabili. Numeri, questi bimbi, anzi che persone più bisognose di attenzione che altre.
Abbiamo scelto due testimonianze, ma sfogliando le pagine di cronaca della Gazzetta ne troviamo ogni giorno molte altre. Inutile dire che questi due appelli, né strumentali né ideologicamente condizionati, non hanno ricevuto in questi giorni alcun tipo di risposta. Ecco, noi pensiamo che il terreno di confronto per chi si candida (oggi, fra un anno o chissà quando) a governare le sorti del nostro presente sia prima di tutto questo e non altro. Perché l'impressione è che ogni sofferenza (anche non mortale) di questo tipo sia una ferita inferta al nostro benessere e alla percezione che di esso ne abbiamo. Non illudetevi che si possa parlare di sviluppo e competitività senza prima aver fatto il massimo per garantire al meglio le certezze minime di chi non si accontenta di sopravvivere ma vuole giustamente essere protagonista, per la propria parte, in questa società. Tanto più se questa società, come avviene a Mantova, gode complessivamente di buona salute e sufficiente ricchezza. Un ricchezza che è di tanti ma non di tutti e che soprattutto non deve diventare di pochi. Per questo va coltivata, protetta, garantita e non sfruttata come teatro per sfide oziose, a volte offensive.