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Gelmini: Gli insegnanti ci sono, inutile assumerne ancora

più che aumentare il numero di insegnanti, credo che si debba procedere lungo il percorso già tracciato: la razionalizzazione delle spese per finanziare la qualità e reimpostare il sistema educativo sulla base del merito

25/05/2013
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Il Messaggero

L’INTERVISTA
ROMA «I migliori auguri a Maria Chiara Carrozza, spero sinceramente che abbia più fortuna di me. Per lealtà verso il premier io non ho mai minacciato le dimissioni, anche se tante volte ho alzato, e molto, la voce. Temo però che l’ultimatum sia una pistola scarica. E più che aumentare il numero di insegnanti, credo che si debba procedere lungo il percorso già tracciato: la razionalizzazione delle spese per finanziare la qualità e reimpostare il sistema educativo sulla base del merito». Maria Stella Gelmini, ex titolare dell’Istruzione, difende le proprie riforme e promette che però il ministro avrà il Pdl al suo fianco sull’edilizia scolastica.
In molti la accusano di aver tagliato, da ministro, i fondi per la scuola e l’Università...
«La verità viene sempre a galla. Il taglio è stato di 2 miliardi, circa il 4% su un totale di 53 miliardi di bilancio. Anch’io avevo con Tremonti tensioni molto forti. Diceva Berlinguer, mio predecessore, che tra Miur e Mef (Istruzione e Economia) c’è sempre stata dialettica se non conflittualità. Io mi ritrovo nelle parole del ministro Carrozza, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. Chi tiene i cordoni della borsa non si spaventa certo se un ministro dice che se ne va. Né ci si può sottrarre al dovere di ridurre il debito pubblico e mantenere il deficit sotto il 3%. La coperta è stretta e la strada non è certo quella di aumentare le tasse. Razionalizzare la spesa non significa tagliare, ma liberare risorse per la qualità. Noi creammo un fondo di 320 milioni per il merito dal 2010. Sa che fine ha fatto? Nell’emergenza è servito a pagare gli stipendi, cioè gli scatti d’anzianità degli insegnanti. Questa è la realtà del bilancio».
Servirebbe davvero un esercito di insegnanti?
«Se il ministro chiede risorse per aumentare la qualità, per l’innovazione, sono d’accordo. Ma non credo che si debbano sovvenzionare gli sprechi. Ho visto troppi baroni scendere in piazza per difendere non gli studenti, ma i loro privilegi ventennali e le raccomandazioni. Io mi sono dovuta confrontare con un certo ambiente conservatore e anche un certo tipo di sindacato che ha avuto vita facile nel dare addosso alla Gelmini e bollare come tagli un processo di miglioramento, investimento e lotta alle spese inutili che ha evitato un’altra manovra. Questo sforzo io lo rivendico. Siamo riusciti per esempio a risparmiare 300 milioni per la pulizia delle scuole. Abbiamo liberato fondi cospicui per creare e informatizzare l’anagrafe dei rischi edilizi. La cosa peggiore è che le lentezze burocratiche hanno poi minacciato di non farci spendere quei soldi. Insomma, tutto il mio appoggio al ministro Carrozza purché non faccia marcia indietro sulle riforme avviate.»
Ma gli insegnanti devono aumentare o no?
«La logica di sinistra dell’aumento ha portato alla proletarizzazione degli insegnanti italiani, che sono i meno pagati d’Europa, non hanno una vera carriera e non vedono riconosciuti i loro meriti. Da noi si va avanti solo per automatismi. Se oggi abbiamo una scuola appiattita, falsamente egualitaria, dove si spende più nella spesa corrente che nella qualità, la responsabilità è anche di un certo sindacalismo estremo. Il tema è che si sono vendute illusioni, posti che si sono trasformati non in posti di ruolo ma in posti di attesa in graduatorie infinite. Dobbiamo invece calibrare il numero di insegnanti sul fabbisogno effettivo, cioè sul numero di alunni».
Marco Ventura