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Generazioni tradite

una società che intossica il futuro dei giovani intossica tutta se stessa, che una società come la nostra, pur sempre ricca di tante risorse materiali, la quale riduce i propri giovani alla condizione di frustrati ed emarginati a vario titolo, è insieme ingiusta, stupida e cieca.

06/01/2011
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la Repubblica

MAssimo L.Salvadori



 

In un articolo del 2 gennaio pubblicato su questo giornale a commento del discorso di fine anno pronunciato dal Presidente Napolitano e tanto opportunamente centrato sulla deprimente condizione dei giovani nel nostro paese, Massimo Giannini ha attirato l´attenzione su due aspetti. L´uno attiene ad alcuni dati di fatto allarmanti che documentano questa condizione; l´altro al fatto che l´invito del Presidente ad affrontare finalmente con vigorosa determinazione la questione, non sembra trovare candidati in nessuna parte dello schieramento politico, poiché finora «la politica non ha mosso un dito». Da ciò Giannini è stato indotto a parlare dei giovani italiani come di una «generazione tradita». Per parte mia, vorrei svolgere alcune considerazioni su chi propriamente tradisca i giovani e sulle forme del tradimento: un tradimento che dà luogo a un vero e proprio «genocidio» umano, culturale e sociale.
Il primo tradimento lo commette chi - avendo la responsabilità politica e sociale di sostenere i giovani allo scopo di immetterli proficuamente nella vita civile del Paese - li rende in tanta parte orfani quando li abbandona a se stessi lasciandoli vagare in una società indifferente o addirittura ostile. Esiste, infatti, una paternità naturale, che è quella dei genitori; ma poi, altrettanto importante e decisiva e per molti versi ancor più determinante, vi è la paternità costituita dalle istituzioni e dalle persone preposte a sostenere i giovani dall´infanzia fino a quello che dovrebbe essere il momento giusto del loro inserimento nel mondo del lavoro. Orbene, in Italia si assiste a una vera e propria rinuncia all´esercizio di questa paternità ovvero a un dilagante atto di abbandono.
Il secondo tradimento (l´elencazione non implica una gerarchia di importanza) lo commette chi, a partire dal governo e dai partiti su cui esso poggia, afferma con animo addolorato che si vorrebbe certo trovare risorse adeguate per affrontare i problemi dei giovani, ma che purtroppo, in un momento di pesante crisi dell´economia e con un debito tanto elevato dello Stato, queste sono necessariamente assai limitate. Qui la colpa si accompagna all´ipocrisia. Sicuramente l´Italia non naviga oggi nelle sue acque migliori. Ma è troppo ricordare che la Gran Bretagna costruì il suo sistema del Welfare proprio nei primi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando il paese era letteralmente stremato, e che l´Italia, anch´essa in condizioni difficilissime, pose nello stesso periodo le basi della sua ricostruzione non solo civile ma anche materiale?
Mancano dunque da noi - si dice - le risorse per sostenere adeguatamente i giovani, poiché anzitutto il debito dello Stato proibisce che lo si faccia. Ma non si potrebbero aumentare le tasse a quel 10 per cento che ha continuato ad arricchirsi in un contesto di enorme evasione fiscale e da solo possiede il 45 per cento del reddito nazionale? Può sembrare che con ciò si voglia colpire coloro alle cui doti di api operose si deve se i vizi dello Stato sempre più indebitato sono fortunatamente compensati dalla virtuosa capacità di risparmio degli italiani. Sennonché viene da domandarsi: non è che lo Stato si indebita tanto perché troppa gente si mette in tasca i soldi che dovrebbe in tasse evase alle finanze pubbliche? Che dunque le apparenti virtù di molti risparmiatori in realtà altro non sono se non il rovescio della medaglia di una viziosa evasione, che ha avuto da parte di troppi governi persino un acclamato incoraggiamento (Berlusconi docet) e dalla quale si potrebbero trarre sostanziose risorse?
Sarà radicalismo estremista, ma credo che troppi dei sempre più numerosi suv che vediamo sfrecciare nelle nostre strade costituiscano altrettanti documenti dell´evasione fiscale che mina l´avvenire dei giovani.
Il terzo tradimento lo commettono tutti coloro che contribuiscono a vanificare quel principio di solidarietà sociale e di civiltà - cui si è richiamato il Presidente sottolineandone la natura di «principio costituzionale» - il quale consiste nel superare gli ostacoli che si frappongono a che a tutti i giovani sia assicurata una base di partenza eguale nella ricerca e utilizzazione delle «opportunità» nel momento in cui si aprono al mondo del lavoro. L´attuazione di questo principio è lo strumento essenziale per compensare le diverse condizioni di privilegio o all´opposto di disagio create dal dato originario, senza merito di alcuno eppure così determinante, di nascere in famiglie ricche e colte o all´opposto in famiglie povere e sfavorite. Si tratta dell´«ingiustizia della culla». Ingiustizia, che le società civili sono chiamate a correggere con leggi e riforme adeguate, valorizzando - per motivi sia di giustizia sia di interesse economico e sociale generale - le grandi energie di cui sono naturalmente portatori i giovani grazie a una buona istruzione, a borse di studio ai meritevoli, ai finanziamenti alla ricerca, ecc. Quando, come da noi, si fa ciò in maniera gravemente insufficiente, allora quelle energie si bloccano, si disperdono, e persino si inquinano. I giovani non crescono umanamente. Quelli che possono cercano le vie del nepotismo e della protezione materiale della famiglia che non li fa diventare adulti; quelli che non possono, si sentono lasciati alla deriva e vittime, e nei casi estremi si mettono sulla strada della «solidarietà criminale». La personalità degli uni e degli altri non si sviluppa o ne viene deturpata.
Una società che ciò consente è complessivamente malata. Ben a proposito Giannini cita Bauman, che di fronte al profondo malessere che colpisce, e non solo in Italia, i giovani, ha detto: «Gli abbiamo intossicato il futuro». Giusto, ma bisogna aggiungere che una società che intossica il futuro dei giovani intossica tutta se stessa, che una società come la nostra, pur sempre ricca di tante risorse materiali, la quale riduce i propri giovani alla condizione di frustrati ed emarginati a vario titolo, è insieme ingiusta, stupida e cieca. E perciò il risentimento che i giovani gridano nello spazio pubblico ai sordi è sacrosanto.