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Giornale di Vicenza-Riforma Moratti, Vicenza insorge

A settembre nuova mobilitazione contro il testo approvato in maggio dal Consiglio dei ministri Riforma Moratti, Vicenza insorge "Coordinamento scuole" in subbuglio Bocciata la nuova bozza del docu...

22/06/2005
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Il Giornale di Vicenza

A settembre nuova mobilitazione contro il testo approvato in maggio dal Consiglio dei ministri
Riforma Moratti, Vicenza insorge
"Coordinamento scuole" in subbuglio Bocciata la nuova bozza del documento
Scuola
Protesta annunciata in otto scuole della provincia contro i mutamenti imposti dal nuovo decreto voluto dal ministro dell'istruzione
di Anna Madron

Hanno organizzato volantinaggi e assemblee, coinvolto genitori e pensato ad azioni di protesta da mettere in atto a settembre, non appena inizierà il nuovo anno scolastico. Sono gli insegnanti che fanno parte del Coordinamento scuole di Vicenza (coordinamscuolevi@libero.it), movimento che riunisce prof di tutta la provincia, convinti che dalla riforma del ministro Moratti non uscirà affatto una scuola migliore. "Non per questo - tengono a precisare - intendiamo passare per conservatori, sostenendo che in quella attuale non c'è nulla da cambiare, ma quanto si legge nel decreto legge, la cui bozza è stata approvata il 27 maggio scorso dal Consiglio dei ministri, non è certo sinomino di una scuola di qualità".
A sottoscrivere il dissenso sono gli istituti che fanno parte del Coordinamento: Fogazzaro, Boscardin, Quadri, Da Schio, il comprensivo 3 Scamozzi, l'Istituto d'arte di Nove, l'Itc Pertile di Asiago e l'Itis Marzotto di Valdagno. Tra questi, Fogazzaro e Da Schio hanno approvato in collegio docenti un documento fitto di obiezioni, sottoscritto quasi all'unanimità, mentre al Boscardin sono state raccolte nei giorni scorsi 63 firme di insegnanti nettamente contrari.
A snocciolare i motivi di preoccupazione di fronte al futuro dell'istruzione pubblica sono, in rappresentanza del Coordinamento, Maria Parrino e Giulia Ferro Milone, insegnanti del Fogazzaro e Claudia Rancati, docente di discipline plastiche al Boscardin. Per cominciare l'indice viene puntato sull'informazione "che su una questione tanto importante è stata - sostengono le insegnanti - palesemente scarsa, imprecisa e fornita in modo frammentario". A ruota seguono poi l'introduzione di un sistema a due canali nettamente differenziati, i licei e l'istruzione professionale, "che prefigura una separazione difficilmente colmabile tra studenti che potranno proseguire il loro percorso formativo nell'università e studenti ai quali tale opportunità sarà di fatto preclusa".
E ancora l'obbligo scolastico che il nuovo sistema abbassa a 14 anni, "consentendo che esso possa essere assolto anche all'interno di percorsi di alternanza scuola-lavoro. Ciò comporterà una riduzione del tempo dedicato alla scuola, a vantaggio di una disponibilità occupazionale che ci sembra inopportuna e prematura". In entrambi i sistemi "diminuiscono inoltre le ore dedicate agli insegnamenti di base: italiano, matematica e perfino inglese; la possibilità di scelta tra le materie opzionali risulta solo teorica e non è chiaro come le scuole potranno gestire e soddisfare le varie richieste". Anche l'ingresso di esperti esterni suscita perplessità, "perché non si comprende chi garantirà la loro qualifica e come queste nuove figure si possano inserire nel consiglio di classe senza danneggiarne la collegialità". Infine il finanziamento e l'organizzazione dell'istruzione professionale, affidato interamente alle regioni, "dovrà fare i conti con interessi puramente localistici che inevitabilmente si produrranno". Osservazioni di cui si fanno portavoce anche i genitori. "All'ultimo consiglio di Interistituti - spiega Giuliano Gatto, presidente del Consiglio di'Istituto del Da Schio e vicepresidente di Interistituti, l'organismo che riunisce le rappresentanze di genitori, alunni e insegnanti di tutte le scuole - sulla riforma sono emersi più dubbi che certezze. Ci chiediamo cosa succederà se i professionali passeranno sotto la Regione che già tarda, ad esempio, a finanziare i corsi professionalizzanti, costringendo le scuole ad anticipare i fondi. La realtà è che i finanziamenti sono sempre più esigui e nella scuola si respira aria di grande precarietà".