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Gite scolastiche, senza frontiere

Corriere della sera Presidi, professori, genitori e studenti devono decidere cosa vedere, quanto spendere e quando partire. Mettere tutti d'accordo è un'impresa Gite scolastiche, senza frontiere ...

29/10/2001
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Corriere della sera
Presidi, professori, genitori e studenti devono decidere cosa vedere, quanto spendere e quando partire. Mettere tutti d'accordo è un'impresa

Gite scolastiche, senza frontiere

I ragazzi preferiscono andare all'estero: i prezzi sono più convenienti. Parigi è in calo, Barcellona tra le mete preferite

"Preside, dove andiamo quest'anno? E ci accompagna lei? Perché non ci porta a Parigi?". Martina, del liceo scientifico Severi, già s'informa. La scuola è cominciata da un mese e mezzo. In alcuni istituti milanesi si sono già consumate occupazioni e autogestioni. Ora si pensa alle gite scolastiche, che oggi si chiamano "viaggi d'istruzione", "ma - ammettono gli stessi presidi - una gita è sempre una gita". Si decide tutto in questi giorni. Quando i consigli di classe cominciano a fare le loro proposte. Una procedura lunga e articolata per preparare con largo anticipo e con la massima precisione ogni momento del viaggio, che nella maggior parte dei casi sarà nei mesi primaverili, tra la fine di febbraio e i primi di maggio. "Una preparazione accurata è fondamentale per non trovarsi, arrivati sul posto, brutte sorprese", spiega il preside del Severi, Michele D'Elia. E così in ogni classe, professori e studenti discutono e propongono. Si informano sulle tariffe e tutte le modalità del viaggio, che sono le assicurazioni, il vitto, l'alloggio, il mezzo di trasporto, la durata, i costi. Ma soprattutto spiegano le motivazioni della scelta. Parigi per la rivoluzione francese, la Grecia classica per la storia antica, Firenze per le opere d'arte. Di tutte le proposte, alla fine ne vengono scelte tre, sigillate in busta chiusa e portate al preside, che a sua volta le sottopone al consiglio d'istituto che approva quella ritenuta migliore. In certi casi decide anche di contribuire alla spesa per qualche studente che altrimenti non potrebbe permettersi di partire con i compagni.
"Il principio da seguire - spiega D'Elia - è che la gita è un'attività di studio esattamente come il lavoro fatto in classe e non deve essere presa come una vacanza fuori porta". In alcuni istituti, come viaggio d'istruzione si sceglie anche la settimana bianca. Ma questo accade soprattutto nelle scuole medie, perché alle superiori la gita sugli sci è quasi del tutto tramontata. "È poco proponibile - spiega Filippo del liceo classico Berchet - come fai a portare a sciare i professori?". E poi, aggiunge: "Molti di noi se la fanno per conto proprio, con genitori o amici". Tanto che quest'anno, molte scuole hanno deciso di fissare una settimana di vacanza, che gli studenti possono gestire come vogliono. Anche andando a sciare. Grazie all'autonomia, infatti, ogni istituto può decidere i giorni di vacanza come meglio preferisce, l'importante è garantire gli obbligatori duecento giorni di lezione. Succede allo scientifico Volta, ad esempio, e anche al classico Parini, dove durante la settimana di Carnevale non ci saranno lezioni. Partiranno invece a metà novembre molti studenti dell'ultimo anno delle scuole milanesi. Loro la gita devono farla subito, perché poi dovranno prepararsi per l'esame di maturità. E molte delle destinazioni sono già scelte. Barcellona, Madrid, Parigi, Monaco, Berlino, Atene. Vince l'estero. Anche quest'anno. In tutte le classi, tra i più grandi e più piccoli. "L'estero va sempre - dice D'Elia - grazie alla tv, che diffonde immagini da sogno delle città europee". Ma anche perché, a parità di condizioni, i costi sono molto più bassi. "Basti pensare - racconta - che lo scorso anno andammo cinque giorni a Barcellona in un albergo di prima categoria con sole 500 mila lire". Interviene Daniele Straniero, preside del Parini: "Firenze, ad esempio, è carissima, e poi io credo di più nell'uscita di un giorno, che ha più a che fare con la cultura, che so, magari una giornata intera a Ferrara". E aggiunge: "Spesso i ragazzi quando sono fuori scuola si comportano in maniera molto diversa, rispetto a quando sono in classe. Certi viaggi sarebbe meglio che li facessero con le loro famiglie".
Al classico di via Goito quest'anno le gite si faranno di nuovo. Lo scorso anno, infatti, dopo l'autogestione e l'occupazione dei pariniani, il collegio docenti decise di sospendere tutti i viaggi d'istruzione. "Quest'anno vorremmo andare a Barcellona", racconta Simone, pariniano del primo classico. Che racconta: "Andremo in treno, perché i nostri prof hanno paura dell'aereo". Perché non una città italiana? Risponde: "Andare all'estero è più interessante, dà l'idea che sia più difficile tornarci, che magari ci vai una volta sola nella tua vita. Invece a Roma, o in qualunque città italiana, molti di noi ci sono già stati o hanno più possibilità di andarci".
cvoltattorni@corriere.it
Claudia Voltattorni