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Gli studenti bocciano la Dad. «Però si copia»

Indagine della Fondazione Agnelli: ragazzi stanchi e poco concentrati. I prof: effetti negativi

10/07/2021
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Corriere della sera

Gianna Fregonara e Orsola Riva

i un anno di Dad gli studenti italiani salvano soltanto le verifiche e le interrogazioni: meno stressanti che in classe. Soprattutto — ammettono — era più facile copiare o farsi suggerire le risposte dai compagni sul telefonino. Per il resto, è stato tutto molto più faticoso del solito. Non sorprende che si sentano meno preparati che se fossero andati in classe. Vista dalla parte dei prof, la Dad è stata sì l’occasione per imparare a usare un po’ meglio computer e piattaforme, ma non per provare a fare qualcosa di davvero diverso: anche loro riconoscono di non essere riusciti a tener desta l’attenzione dei ragazzi e a motivarli. Ad ascoltare i protagonisti di un anno di scuola da casa, la didattica a distanza di veramente innovativo ha avuto poco o nulla: nella stragrande maggioranza dei casi ci si è limitati a fare lezione «come se» si fosse in classe. È il bilancio critico di un anno di Dad tracciato dalla Fondazione Agnelli nella ricerca fatta in collaborazione con il Centro Studi Crenos e il Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Cagliari sentendo 105 dirigenti scolastici, 3.905 docenti, 11.154 studenti di 123 scuole superiori italiane, quelle che hanno pagato il prezzo più alto con i ragazzi a casa per tre quarti dell’anno.

Poche innovazioni

In attesa di avere i risultati del rapporto Invalsi «la nostra ricerca — dice il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto — ci dice che nella pratica quotidiana non c’è stato alcun significativo cambiamento metodologico e organizzativo». Lezioni frontali, incentrate sui libri, compiti a casa e verifiche «senza alcun ripensamento che tenesse conto della differenza tra presenza e distanza». E infatti il 91% degli studenti dichiara di aver trascorso tra le 5 e le 6 ore al giorno davanti al video per attività «in sincrono». Unica alternativa: l’invio di contenuti registrati e altri materiali di approfondimento. Mentre solo in 1 caso su 3 sono state proposte attività di ricerca da svolgere in autonomia e/o in gruppo. E in meno di 1 caso su 5 sono stati sfruttati giochi didattici, app ed esercizi interattivi per personalizzare le lezioni. C’è da capire la frustrazione dei ragazzi: oltre ai problemi di connessione (83%), c’è la maggiore stanchezza percepita dopo una giornata di scuola in Dad (65%) e la difficoltà a restare concentrati (73%). Anche le continue revisioni nell’organizzazione delle lezioni (distanza/presenza/orari) hanno spiazzato i ragazzi (61%). Quasi un terzo degli intervistati poi lamenta la mancanza di un luogo tranquillo a casa per seguire le lezioni (29%).

Le verifiche

Soltanto il momento delle verifiche — forzatamente orali — è stato vissuto con sollievo: la maggioranza degli studenti dichiara che si sentiva più a proprio agio. Questa percezione però dipende anche dal fatto che in Dad copiare è relativamente più facile, come ammette il 70% di loro. Due studenti su tre pensano che i loro voti non siano cambiati rispetto a quelli che avrebbero ricevuto in presenza.

L’apprendimento

Ma una cosa sono i voti, un’altra gli apprendimenti. Alla domanda se in Dad hanno imparato di più o di meno, solo il 57% risponde di avere imparato all’incirca quanto avrebbe fatto a scuola. Ma molto dipende dalla situazione di partenza: per chi non aveva particolari difficoltà è cambiato poco o nulla; i più penalizzati sono quelli che già prima si battevano per la sufficienza. Lo dicono anche i professori: la maggior parte di loro sostiene che la Dad avrà un impatto negativo sul sistema scolastico, soprattutto in termini di dispersione, ma curiosamente pochi riconoscono questi problemi tra i loro studenti e nella loro scuola.