Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Gli studenti contro il decreto Profumo

Gli studenti contro il decreto Profumo

La protesta è trasversale:gli studenti di tutti gli schieramenti hanno chiesto al ministro della Pubblica Istruzione profonde modifiche

18/02/2013
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Mario Castagna

Dopo le critiche delle regioni e le proteste nelle facoltà, arriva lo  stop anche dei rappresentanti del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Il decreto di riforma del diritto allo studio del ministro  Profumo sembra essere destinato ad  uno stop quasi definitivo. Giovedì l’organo di rappresentanza degli universitari, eletto direttamente dagli studenti  nelle elezioni del 2010, ha espresso il  proprio parere negativo allo schema di  decreto proposto dal ministro. Alla riunione hanno partecipato solo gli studenti delle liste di centro destra e gli  studenti di Comunione e Liberazione,  mentre gli studenti delle liste democratiche e di sinistra hanno addirittura disertato la riunione per esprimere con  maggior forza la propria contrarietà al  decreto. Lo stop è comunque ormai trasversale e gli studenti di tutti gli schieramenti hanno chiesto al ministro Profumo profonde modifiche.  «La maggioranza del Cnsu ha approvato il parere necessario, nel tentativo  di non risparmiare critiche, ove necessario, al ministro Profumo,  ma sottolineando il proprio auspicio  che si possa presto giungere all’approvazione delle riforma - ha dichiarato  Marco Lezzi, componente del Cnsu,  aderente al Coordinamento Liste per il Diritto allo Studio, l’organizzazione  studentesca di Comunione e Liberazione - se corretto così come richiesto, il  decreto costituirebbe un notevole passo avanti».  Venerdì è arrivata anche la notizia  chela conferenza Stato-Regioni, convocata per il 21 febbraio anche per discutere del decreto sul diritto allo studio, è  stata posticipata al 28 febbraio, accogliendo in parte le richieste degli studenti. Ed in quella seduta sarà ancora  più difficile per il Miur procedere con  l’approvazione della contestata riforma. Infatti le elezioni avranno decretato una nuova maggioranza che potrebbe anche voler modificare lo schema di  riforma ed anche i rappresentanti della regione Lombardia e della regione  Lazio, chiamati ad esprimere un parere, dovranno probabilmente aspettare  qualche settimana per sapere chi saranno i nuovi assessori competenti.  Ma le regioni sono indispettite anche dal fatto che, per il 2014 ed il 2015,  il ministero abbia stanziato per il diritto allo studio solamente 13 milioni di  euro l’anno. Un taglio del 90% rispetto  al 2013 che impedisce agli enti locali  qualsiasi politica integrativa per gli studenti universitari. Se rimanesse il taglio, per garantire l’attuale copertura  delle borse, largamente insufficiente,  le regioni sarebbe obbligate ad un  esborso inaccettabile. Già oggi esse sono costrette a coprire i mancati stanziamenti dello stato centrale. Ma se il taglio avesse questa consistenza, per loro non sarebbe possibile garantire alcun servizio.  La strada si fa quindi talmente in salita che gli studenti chiedono al presidente Errani, coordinatore della conferenza Stato-Regioni, di togliere dall’ordine del giorno della riunione del 28  febbraio la discussione sul diritto allo  studio.  «Chiediamo al Presidente Vasco Errani un segnale: rinvii la discussione  sul diritto allo studio in modo da far  partecipare il nuovo ministro  - chiedono ad esempio gli studenti della Rete Universitaria Nazionale, vicina  ai Giovani Democratici - il 28 febbraio  infatti, a rappresentare il governo ci sarà ancora il ministro Profumo, oggi dimissionario e per quella data non più  legittimato politicamente a prendere  decisioni importanti. L’università è un  corpo fragile, non si faccia del welfare  studentesco uno strumento di campagna elettorale. Sia il nuovo governo,  con un processo di partecipazione e  confronto, a indicare le linee di una riforma necessaria al diritto allo studio». La palla quindi passa ora al presidente Errani, che dovrà decidere se il  decreto dovrà essere discusso il 28 o  qualche settimana dopo con il nuovo  ministro.