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«Grande potenziale ma l’educazione è fatta di persone»

domande a Juan Carlos De Martin Politecnico di Torino

11/02/2013
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La Stampa

 [M. BAR.]


«Sono realtà straordinariamente positive. Però facciamo attenzione alla retorica di chi pensa che il digitale possa far sparire ciò che abbiamo costruito in un millennio». Juan Carlos De Martin è al di sopra di ogni sospetto quando si parla di frontiere digitali. Docente al Politecnico di Torino, fellow al Berkman Center di Harvard ed editorialista de La Stampa sui temi dell’innovazione, è in prima linea in tutte le battaglie per la crescita digitale. Ma in questo caso invita alla prudenza.

Cosa non la convince in proposte come quella di Coursera?

«Sono strumenti potenti per diffondere la conoscenza e con un grande potenziale, niente da dire su questo. Vedo però due rischi. Il primo è far passare il messaggio che dal rapporto fisico a quello virtuale non si perde niente. Chi ha avuto almeno un maestro nella vita sa che la base di una vera educazione è fatta di persone che interagiscono».

Qual è il secondo rischio?

«Quello di strumentalizzare il digitale per alimentare la retorica dei tagli alla spesa. Paesi come gli Usa, con 4.500 istituzioni universitarie, hanno gli anticorpi necessari per un sano dibattito sul digitale. In una realtà come quella italiana, c’è il rischio di prendere l’educazione virtuale come una scusa per incidere sulle spese e su spazi fisici dove tra l’altro si fa anche ricerca».

Che modello di business prevede per realtà come Coursera?

«Non è ancora chiaro, penso neppure alle stesse università protagoniste. Uno degli obiettivi però sarà quello di connettere direttamente gli studenti con le aziende, bypassando le università, per scoprire per esempio talenti in Paesi in via di sviluppo. E anche su questo sarà necessario fare grande attenzione».

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