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I commissari rinunciano al concorsone

Compensi troppo bassi, le difficoltà per reclutare gli esaminatori

09/02/2013
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Corriere della sera

ROMA — Affanno da concorsone. Commissioni completate all'ultima ora per le prove scritte che cominceranno lunedì e si concluderanno il 21 febbraio. Per 11 mila 542 posti da insegnante nella scuola pubblica, parteciperanno 88 mila 610 candidati, quelli che hanno passato il test preselettivo di dicembre. A questi vanno aggiunti i 7 mila ammessi con riserva dal Tar del Lazio, di cui oltre 6 mila rientrati in lizza solo ieri su ricorso dell'Anief (Associazione professionale e sindacale), che ha contestato il punteggio minimo richiesto dal Miur per superare i quiz.
Fino a ieri sera gli uffici regionali scolastici hanno lavorato senza sosta per completare la composizione delle commissioni. Per il reperimento dei presidenti e soprattutto dei commissari, il ministro Profumo ha dovuto prima riaprire i termini per la presentazione delle domande poi, visto che anche con la seconda chiamata non erano stati coperti i posti necessari, emettere una nuova ordinanza per consentire ai direttori scolastici regionali di nominare i presidenti e i componenti. Questa volta senza estrazione computerizzata con algoritmo come era accaduto il 22 gennaio. Ora le 212 commissioni sono complete, sia pure con qualche affanno, con 246 presidenti e 424 commissari.
Eppure le domande presentate non erano poche: oltre 12 mila quelle per i commissari e poco più di duemila per i presidenti di commissione. Che cosa è accaduto? Molti insegnanti si sono tirati indietro perché pagati troppo poco, appena 209 euro a ogni commissario e 251 al presidente, a cui vanno sommati 50 centesimi per ogni compito corretto. Ma non è solo questo. I commissari non avranno l'esonero dalla scuola e dovranno correggere i compiti nel tempo libero. Da qui la fuga in massa a dieci giorni dall'inizio della prova scritta.
«Non ci sono risorse? Non si può pretendere che la gente lavori quasi gratis, e per giunta in assenza di rinnovo del contratto bloccato dal 2009» denuncia Mimmo Pantaleo della Cgil scuola. «Così si svilisce la professionalità proprio quando si vorrebbe garantire trasparenza e alta qualità del concorso» è il commento del presidente dell'Anief Marcello Pacifico. «Non è ammissibile che i commissari per un concorso ordinario ricevano un'indennità di massimo 700 euro lordi — sono i calcoli che fa la Gilda degli Insegnanti — e senza esonero dal servizio. Ne va della qualità del lavoro».
La Sardegna è una delle regioni dove ci sono stati maggiori problemi per reclutare i commissari, assieme a Umbria e Liguria. Il preside dell'alberghiero Azuni di Cagliari, Peppino Loddo, ritiene che «i compensi sono disincentivanti, molti colleghi hanno pensato che non valesse la pena e hanno rinunciato anche dopo aver fatto richiesta». Per il preside del classico Dante Alighieri di Roma Carlo Mari «il compenso è irrisorio, sarebbe quasi meglio niente, sarebbe meglio destinare una quota alle casse degli istituti».
S'indigna Marina Cardin, docente di chimica dei materiali all'artistico Guggenheim di Venezia: «Facciamo orari incredibili pur di seguire i progetti e mantenere alta la qualità. Avrebbero dovuto darmi un compenso adeguato e sostituirmi a scuola. Chi lavora con passione già fa moltissimo». Ma al ministero ne sono consapevoli. Lucrezia Stellacci, capo dipartimento per l'Istruzione, ammette che «sono stati tantissimi gli insegnanti che, dopo aver presentato domanda per le commissioni, hanno poi rinunciato per le condizioni economiche: un regime di compensi più basso che in passato e senza esonero dal lavoro scolastico. Questo dovrebbe farci riflettere per il futuro».
 Mariolina Iossa