I forzati del virus nelle scuole: i prof che fanno i referenti ormai sono allo stremo
Valeria Strambi
Dalle sette di mattina a mezzanotte. E non c'è domenica che tenga. Il telefono dei referenti Covid, gli insegnanti che ogni scuola ha individuato per occuparsi del tracciamento dei casi di positività nelle classi, squilla ininterrottamente. Genitori, alunni, colleghi, personale delle segreterie: tutti continuano a chiamare, in cerca di spiegazioni o per segnalare questo o quel contagio. «La nostra vita è diventata impossibile — denuncia Simona Vigliazzi, docente di sostegno al comprensivo Martiri di Civitella, in provincia di Arezzo Io e una collega ci siamo offerte per ricoprire questo ruolo, ma la situazione è fuori controllo. Riceviamo 50 chiamate a testa al giorno e anche quando vado a fare la spesa devo portare con me gli appunti con i nomi degli 800 alunni dell'istituto in caso occorra individuarli tempestivamente per tracciare le positività. Ci siamo sostituiti alle Asl. che non rispondono o arrivano in ritardo». Il lavoro comincia prima di entrare in classe e non si sa quando termina. «La cosa che più dispiace è togliere tempo e concentrazione al nostro compito di insegnanti — aggiunge Simona — . Per evitare di portare il cellulare in aula mi sono comprata un orologio in cui si vede il numero di chi chiama e se è un'emergenza legata ai tracciamenti devo scattare». Con l'arrivo delle nuove regole sulle quarantene, da lunedì, le cose dovrebbero cambiare, almeno un po'. E il carico di lavoro alleggerirsi, dal momento che alle materne i bimbi andranno a casa solo al quinto contagio, alla primaria scatterà la dad al quinto caso ma solo per i non vaccinati e alla secondaria al secondo caso con la possibilità, per gli immunizzati, di restare in presenza. «Ci auguriamo di tornare a respirare e che sia davvero una semplificazione — commenta Licia Costantini, insegnante di matematica alle medie e referente Covid — . In questi mesi siamo diventati l'unica interfaccia tra Asl e famiglie e rispondiamo quotidianamente a domande "da medico", gestendo anche la rabbia delle persone. Purtroppo il nuovo metodo, pur riducendo sulla carta il rischio quarantene, finisce comunque per pesare sugli istituti. Penso al sistema per cui saranno le scuole (tramite i soldi del ministero che non si sa quando arriveranno) a pagare i tamponi degli alunni in farmacia o a comprare le mascherine Ffp2». Il referente Covid è inondato di oneri, ma la soddisfazione è minima. Non più di 300 euro l'anno in termini economici, ancora meno sul piano personale: «Questi docenti sono allo stremo, travolti da un lavoro doppio e ormai senza confini di orario — conferma Maurizio Tacconi, segretario provinciale Flc Cgil di Arezzo — Qualcuno ha abbandonato perché è andato in burnout. E arrivato il momento, per chi è nella scuola, di avere il giusto riconoscimento».