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I referendum nei luoghi della conoscenza

Università, scuola, ricerca, accademie e conservatori: parte la raccolta delle firme per i quesiti proposti dalla CGIL. Rapezzi, FLC: per un lavoro fondato sui diritti.

21/05/2024
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Collettiva.it

Stefano Iucci

Tante iniziative nelle università italiane per raccogliere le firme per i 4 referendum proposti dalla CGIL. Da oggi (21 maggio) partono i banchetti organizzati da FLC, organizzazioni degli studenti e associazioni attive sui territori. Ma le giornate straordinarie per la raccolta delle firme vedranno coinvolte anche le istituzioni scolastiche, gli enti di ricerca, i conservatori e le accademie.

Le iniziative si svilupperanno secondo un calendario articolato territorio per territorio di concerto tra le FLC e le CGIL e vedranno protagoniste, oltre ai soggetti citati, le associazioni coinvolte nel percorso de La Via Maestra. Il calendario aggiornato si può consultare sul sito della FLC CGIL. I primi appuntamenti, previsti per oggi, sono a Roma (Università Roma Tre), Bologna (Università Alma Mater), Perugia (Università degli studi).

“I quattro quesiti referendari – commenta Alessandro Rapezzi, della segreteria nazionale FLC CGIL – toccano temi di cultura del lavoro che accompagnano i cittadini di oggi e quelli di domani, a cominciare dalla sicurezza e dal diritto a un lavoro dignitoso”. E, come tali, continua il sindacalista, “ci riguardano non solo e non tanto per gli effetti diretti sui settori della conoscenza, quanto per l’importanza che hanno nella costruzione dei diritti del lavoro e della cittadinanza. Per questo è così importante che i comparti che rappresentiamo si impegnino direttamente per la raccolta delle firme”.

Un’urgenza, questa, molto sentita in un mondo, quello della conoscenza, che resta fondamentale per pensare a un nuovo modello di sviluppo che ha come sua condizione necessaria un lavoro stabile, non precario e sicuro.

“Dal nostro osservatorio – sottolinea Rapezzi – vediamo molto chiaramente che la condizione di precarietà è vissuta dalle giovani generazioni con un senso di rassegnazione. Come dire: è così, ci si può far poco. Si vive nel presente, cercando soluzioni di compromesso, accettando magari un lavoro al nero, senza mai pensare alla costruzione di un futuro pieno”.

D’altra parte, seppur nella diversità delle norme che regolano il reclutamento, il tema della precarietà è sentito con forza nel mondo dell’università, della ricerca, della scuola. Nella ricerca, ad esempio, si contano 4.400 lavoratori precari a fronte dei 23.000 addetti del settore. Nelle università il 30% del personale docente è nelle medesime condizioni, tra assegnisti, borsisti e assunti con contratti a termine. Per non parlare della scuola: quest’anno le lavoratrici e i lavoratori precari tra personale docente e ATA superano quota 250.000. Proprio per questo, nelle scorse settimane la FLC CGIL ha presentato 12 proposte per sconfiggere la precarietà nei settori della conoscenza che tocca ben 500 mila persone.

Il tema, insomma, è ben presente nel mondo della conoscenza. Nella scuola, in particolare, proprio in queste settimane c’è un appuntamento importante. Si è infatti aperta la finestra per l'aggiornamento delle GPS (le graduatorie provinciali supplenti) – che riguarda anche chi intende cominciare a insegnare – e che interessa circa 800 mila persone. Stessa cosa per il personale ATA, con l’aggiornamento della terza fascia, utile per accedere ad incarichi di supplenza e che interessa oltre un milione di persone.

“In queste occasioni avremo tante persone nelle nostre sedi per i servizi di consulenza – conclude Rapezzi –. Un’opportunità per parlare di questi temi e raccogliere firme per i referendum”.