Idee e metodo ci sono. Basteranno?
Le linee programmatiche su scuola, univerità e ricerca che il Ministro Carrozza ha presentato qualche giorno fa alle Commissioni del Senato e della Camera sono un buon esempio di come si vorrebbe essere informati, e coinvolti - da chi ha responsabilità di governo della cosa pubblica - sulle cose che si vogliono fare, e perchè e come e con quali priorità
Antonio Valentino
Le linee programmatiche su scuola, univerità e ricerca che il Ministro Carrozza ha presentato qualche giorno fa alle Commissioni del Senato e della Camera sono un buon esempio di come si vorrebbe essere informati, e coinvolti - da chi ha responsabilità di governo della cosa pubblica - sulle cose che si vogliono fare, e perchè e come e con quali priorità.
Nelle passate settimane in verità si aveva quasi l’impressione di essere senza ministro. Essendo stati abituati da sempre (con qualche eccezione) a dichiarazioni di neo nominati che parlavano prima ancora di informarsi.
Va dato atto all’on. Carrozza che le cose dette nell’audizione appaiono tutte pensate dopo essere state studiate; e studiate anche con esperti che evidentemente sapevano quello che dicevano.
Forse, si potrebbe dire addirittura che ha studiato troppo, avendo presentato linee di indirizzo del suo dicastero la cui realizzazione probabilmente richiederebbe più di una legislatura.
Ma penso che la messa a punto di un quadro generale sullo stato dell’arte del nostro sistema scolastico e universitario fosse assolutamente necessario per meglio definire un programma di lavoro, cominciando dalle cose che non possono aspettare.
Le parole chiave
Sono condivisibili, almeno per chi scrive, le parole chiave e la cultura politica di riferimento, oltre al metodo di lavoro, che il Ministro intende seguire per il suo dicastero.
Sulle parole chiave a cui intende ispirare la sua azione (credibiltà, trasparenza e coesione – nel senso, quest’ultima, di integrazione e collaborazione ai vari livelli - delle politiche ministeriali) convincono due considerazioni di partenza che, tra l’altro attraversano in più punti il suo discorso.
La prima, sul rapporto tra diseguaglianze e sviluppo del paese, mette in chiaro che: “Un Paese con alte disuguaglianze di partenza e mercati del credito poco efficienti deprimono l’investimento in capitale umano nella parte più povera del Paese e rafforzano tali disuguaglianze di partenza, riducendo al contempo la mobilità sociale e la percezione di vivere in un contesto fruttuoso di pari opportunità. Mobilità sociale che è invece stimolata da sistemi educativi capaci di includere il segmento meno abbiente della popolazione”.
La seconda, sulla governance del sistema, ruota intorno alla necessità di una sua semplificazione al fine di garantire gambe solide ed esperte alle riforme istituzionali, oggi condizionate negativamente da un modello istituzionale cosiddetto multilevel (pluralità di soggetti istituzionali chiamati in causa per la messa in atto delle decisioni normative).
C’è da sperare che non siano solo affermazioni di buona volontà quanto si dice a proposito di credibilità e trasparenza, e cioè che “I sistemi dell’istruzione, dell’università e della ricerca non possono vivere nell’incertezza perenne tra tagli e rimodulazioni in corso d’anno” e che “quello che serve è un orizzonte temporale pluriennale in cui il budget su cui sviluppare il sistema sia coerente con le politiche, le strategie e le priorità che il Paese si impegna a perseguire…”.
Se mancano segnali concreti su queste questioni dirimenti, la credibilità delle politiche – e quindi la motivazione degli addetti ai lavori – non fa passi in avanti.
In tema di coesione è infine particolarmente apprezzabile l’impegno espresso per la tenuta unitaria del sistema che, nell’audizione, è vista “ in funzione di garanzia del principio di eguaglianza sostanziale”. E quindi collegata, da una parte, ai livelli essenziali di prestazioni – LEP -; dall’altra a un ripensamento del rapporto
tra Stato e Regioni, per un più equilibrato esercizio delle rispettive
competenze (ritorna, come si vede, il tema della governance).
Si dirà: “enunciati”. Comunque è da più di 10 anni che non si sentivano parole chiave di questo tipo. Vorrà forse dire qualcosa.
Assi fondamentali e interventi di sistema
I capitoli sugli interventi previsti (Istruzione , Università e Ricerca) si aprono, anche qui, con richiami agli assi fondamentali che il sistema scolastico è chiamato a sviluppare: l’inclusività del sistema formativo (e quindi la lotta alla dispersione scolastica, elevatissima nel nostro paese, aumento del tempo scuola -si parla addirittura di estendere il tempo pieno -, potenziamento della scuola dell’infanzia e delle sezioni primavera) e la qualità degli apprendimenti (e quindi l’impegno ad abbassare “…[i] i tassi ancora troppo alti di studenti con risultati insoddisfacenti e [i] tassi troppo bassi di studenti con risultati eccellenti”).
I passaggi successivi puntualizzano invece i tre tipi di interventi previsti (di sistema, per la valorizzazione dei docenti e sul precariato, per gli studenti) per dare gambe alle direttrici di politica scolastica.
Per gli interventi di sistema, segnalo soprattutto i seguenti punti:
• la costituzione, nell’immediato, dell’organico dell’autonomia e dell’organico di rete e nel medio periodo un vero e proprio organico funzionale (strumento di flessibilitàdel quale il sistemascolastico non può più fare a meno per garantire un servizio adeguato),
• il ripristino del fondo per le attivit aggiuntive del personale scolastico,
• interventi prioritari per l’edilizia scolastica (vero e proprio scandalo in alcune realtà del paese, anche sotto il profilo della sicurezza) a cui sono dedicati passaggi allarmanti, ma anche indicazioni operative .
• La formazione iniziale e in servizio del personale, la cui sostanziale assenza è – si dice nel documento programmatico - la principale causa del fatto che le riforme di questi anni non decollano. Chi può darle torto? Gli ultimi 4 o 5 ministri sono stati mai attraversati da questo dubbio?
Valorizzazione dei docenti: si riprende a parlare di sviluppo di carriera
Ma le linee di indirizzo più impegnative e in parte nuove - e ovviamente problematiche - si leggono a proposito della valorizzazione degli insegnanti.
Finalmente si ricomincia a parlare di sviluppo di carriera dei docenti che si pensa “svincolata dalla mera anzianità di servizio” e collegata all’avvio di un sistema di valutazione delle prestazioni professionali.
A proposito del quale si rassicura che non deve essere visto come una
volontà di “dare la pagella” ai professori o ai dirigenti scolastici, ma come necessità
da parte della scuola stessa di verificare gli esiti rispetto ad obiettivi definiti e di dare il giusto riconoscimento ai docenti meritevoli .
Sul punto, il Ministro pensa ad un vero e proprio “cursus professionale” basato sul merito.
Sul merito, non sulla meritocrazia - si vuole interpretare -.
Tutte le linee di indirizzo lasciano comunque pensare che il Ministro abbia colto la lezione delle scorse legislature in cui politiche “muscolari” e assenza di trasparenza e di visione hanno impedito addirittura di avviare una discussione credibile su questo tema.
Si indicano, sul punto, linee di azioni da realizzare da subito, come “la valorizzazione delle posizioni organizzative e delle figure di sistema (…) nei prossimi concorsi per dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi (dal minimo riconoscimento intermini di punteggio aggiuntivo nella valutazione dei titoli ad un riconoscimento più sostanziale in termini di riconoscimento dei predetti servizi quali titoli di accesso,
…)”.
Mentre si rinvia alla fase di predisposizione dell’atto di indirizzo per il prossimo contratto nazionale di lavoro la previsione di un incremento della retribuzione base del personale scolastico. Ovviamente, “nell’ambito delle compatibilità finanziarie che il Governo indicherà”. Che non dovrà però diventare la foglia di fico degli ultimi governi.
Progressione di carriera: per cosa e per chi
Vale la pena al riguardo rimarcare gli aspetti del lavoro docente che il ministro intende soprattutto valorizzare in sede di progressione di carriera., perché su di essi andrebbe aperto un confronto e andrebbero assunte decisioni. Vediamole nell’ordine in cui sono riportate nel testo:
• la capacità innovativa dei singoli e di lavorare in team;
• le posizioni organizzative particolari della scuola (che penso si riferiscano ai collaboratori, responsabili di plesso, Funzioni strumentali e funzioni particolari del personale ATA)
• tutte le figure di supporto alla attività didattica (coordinatori di classe e di indirizzo, responsabili di dipartimento….) “che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento ed alla radicalizzazione dell’istruzione sul territorio”).
Giusta attenzione è anche riservata al problema del precariato alla cui soluzione sono in buona misura legate – come ben sappiamo - le questioni dell’unitarietà e della qualità del sistema (oltre che dei destini di una quasi intera generazione che annualmente – quando va bene - è costretta a cambiare ambienti, studenti, colleghi e a raggiungere i nuovi posti di lavoro ad anno scolastico inoltrato: con vistosi benefici per gli studenti e per l’organizzazione della scuola).
Al riguardo il ministro intende “varare un nuovo piano triennale di assunzioni per il 2014/17, ( è previsto un turn-over complessivo di 44.000 unità)” per il quale si punta a garantire un “giusto equilibrio tra assorbimento del personale precario e concorso pubblico”.
Non mi sembra anche qui che si tratti di cosa da poco .
Insomma, sembra di capire, che si parte da buone idee e da un programma apprezzabile.
Un vuoto da colmare
Personalmente avrei inserito tra i terreni dell’impegno ministeriale anche quello di una ripresa di discussione sulle norme di autogoverno delle scuole (la riforma degli organi collegiali). Un lavoro interessante, anche se in più punti migliorabile, è stato fatto al riguardo in tempi recenti. Riprenderlo, portarlo all’attenzione dell’intero mondo della scuola penso possa contribuire alle politiche riguardanti sia lo sviluppo dell’autonomia e della rendicontazione delle scuole, sia anche il miglioramento della governance territoriale e di sistema che, nelle Linee, sono indicate come importanti e urgenti.
Ma penso che il tema possa essere ripreso, se il pianeta scuola nel suo insieme vorrà riprendere ad attivarsi per arrivare a risultati utili.
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