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Il Campanile-Fimnanziaria, una pioggia di tagli

FINANZIARIA, UNA PIOGGIA DI TAGLI Enti locali, scuola, cultura e fondo sociale. Il governo leva risorse ai comparti necessari al Paese Il governo rivede i tagli agli enti locali, graziando i...

22/10/2005
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Il Campanile

FINANZIARIA, UNA PIOGGIA DI TAGLI
Enti locali, scuola, cultura e fondo sociale. Il governo leva risorse ai comparti necessari al Paese
Il governo rivede i tagli agli enti locali, graziando i comuni ma rifacendosi sulle regioni. Poi decurta della metà il fondo sociale; prima dà notizia che il fondo per le famiglie è di 1,14 miliardi di euro, poi li aumenta a 1,60 e di nuovo torna alla cifra iniziale. Secondo alcune indiscrezioni, pensa di azzerare le comunità montane, senza dimenticare che avrebbe deciso, per mancanza di fondi, di rimandare al 2006 i rinnovi dei contratti del pubblico impiego, scaduti da due anni e per i quali, insieme ai sindacati, si è raggiunto una accordo la scorsa primavera. Prima destina 11,5 miliardi di euro per riportare il rapporto defcit-pil al 3,8 per cento, come deciso insieme alla Commissione Ue, poi, all'improvviso i tecnici del Senato si accorgono, tra le altre cose, che all'appello mancherebbero altri tre miliardi di euro. Tanto che, ancora una volta, il governo è costretto a ricorrere all'arma della manovra-bis. Uno strumento utilizzato, in questo caso, per riportare il rapporto deficit-Pil, che potrebbe arrivare a fine anno al 5,1 per cento, al 3,8 per cento. Ma non basta. Perché il governo nella manovra-bis, picchia duro anche su scuola e cultura, decurtando alla prima 155 milioni di euro e alla seconda 187, tanto che il ministro dei Beni culturali, Rocco Buttiglione, appresa la notizia ha minacciato, di dimettersi. Una minaccia, per ora, ma intanto, venerdì scorso anche i cinema hanno chiuso i battenti per protestare contro i tagli del governo al settore dello spettacolo. Ancora più triste e disarmante, però, appaiono quei 155 milioni di euro levati a una scuola già sofferente, dove manca tutto e pur tanto importante per un Paese già in sé troppo difficile per i giovani. Così il governo, ma anche quelli pregressi, s'intende, non riuscendo a garantire, per esempio, abbastanza posti negli asili nido e anche nelle scuole materne, con la misura prevista nella manovra bis, mette a serio rischio anche quel poco che a oggi concede sul fronte della tutela e cura dei disabili, a tal punto che dei 155 milioni di euro di tagli, 71 sono sottratti all'integrazione scolastica, e all'adeguamento delle strutture al sostegno.
Una debacle e una sconfitta per tutti, non solo per chi ha in famiglia figli con handicap. Perché se un paese, che si dice civile, non riesce a garantire, almeno un sostegno a chi ne a bisogno, allora si tratta davvero si una sconfitta.
I sindacati a questo proposito sono sul piede di guerra. Il segretario nazionale della Cisl scuola, Francesco Scrima parla di "taglio inqualificabile", che non fa altro che aggiungere disagio al disagio e che si connota in una cornice di insensibilità tale e allarmante che finisce per "calpestare quei particolari diritti che attestano il grado di civiltà di una comunità". La diminuzione della spesa prevista nella manovra-bis, secondo il sindacalista di via Po, "va a colpire soprattutto gli alunni disabili, negando loro la possibilità di vedere realizzati molti degli adeguamenti previsti nelle strutture scolastiche da essi frequentati".
Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil scuola, è sulla stessa linea del collega. Sono tagli, a suo dire, "che andranno a investire le strutture scolastiche; in pratica si rinuncia all'abbattimento delle barriere architettoniche nelle scuole", dice. Tra tagli ai fondi per l'adeguamento dell'edilizia scolastica e insegnanti di sostegno in numero assolutamente insufficiente, la conclusione amara e poco degna di un Paese civile, conclude, è una sola: "Per gli studenti disabili sarà quasi impossibile non solo frequentare la scuola con regolarità, ma addirittura riuscire ad andarci".
A questo punto assistiamo alla lunga serie di reazioni che il modo sindacale e degli Enti locali riserverà all'esecutivo, pur dovendo usare come spesse volte sottolineato dal premier, "una coperta troppo stretta". Ieri, infatti sono stati i sindacati di base a marciare a Roma contro il caro vita e la mancata approvazione della riforma del Tfr. Il 26 toccherà agli Enti locali, il 25 novembre allo sciopero generale di 4 ore proclamato da Cgil, Cisl e Uil contro la Finanziaria e l'intera gestione della politica economica del governo.
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