Il Centro: L’industria e il ruolo dell’Università
L'università nasce come luogo dove si perseguono le idee indipendentemente dalle loro possibili applicazioni.
di Guido Visconti *
A proposito dell’intervento del dottor Galbiati sull’innovazione, sarebbe stato meglio che il direttore della Micron fosse partito dai dati di disoccupazione dei laureati in Abruzzo e di tutti quelli che sono costretti ad andarsene: infatti quanti degli 8500 laureati tecnici nei prossimi cinque anni troveranno lavoro? Cioè meglio ancora: l’attuale assetto industriale sarà lo stesso fra cinque anni? A giudicare dal recente passato (anche della Micron) il futuro di questo genere di industrie è sempre appeso al filo di quello che faranno i cinesi anche per la microelettronica, tenuto conto che tutto sommato hanno inviato dei satelliti abitati in orbita. L’intervento comunque presenta aspetti sicuramente preoccupanti e di carattere più generale perché investono il problema dei rapporti università-industria e meglio ancora mettono in discussione il ruolo dell’università.
Le radici dell’università, che risalgono forse al 12º secolo, si riferiscono alla protezione di alcuni gruppi (arti e mestieri, amanuensi) per arrivare poi alla rinascita dei primi anni del 19º secolo in Germania quando si materializzano una serie di diritti che costituiranno poi le «libertà accademiche». Questo per dire che l’università nasce come luogo dove si perseguono le idee indipendentemente dalle loro possibili applicazioni.
Poi il ruolo dell’università è degenerato, come dice con la solita chiarezza Richard Lewontin di Harvard: Naturalmente l’università non fa esclusivamente ricerca. Le università addestrano lo staff che poi insegnerà nei politecnici o colleges senza programmi di ricerca. Essi addestrano una parte degli insegnanti di scuole primarie e secondarie direttamente o quelli che insegnano a questi insegnanti. Le università allo stesso tempo addestrano i quadri superiori della classe media. Le televisioni e i giornali guardano alle università come sorgente di expertise e di «opinione informata». Quindi le università funzionano da creatrici, propagatrici e leggittimatrici della prevalente ideologia scientifica.
E ancora: Se questa ideologia è un’arma nella contesa fra classi sociali, allora le università sono delle fabbriche di armi e le loro facoltà di insegnamento e ricerca sono gli ingegneri, progettisti e operai nella produzione. Bisogna capire che l’ideologia scientifica non è il prodotto di qualche squilibrato o qualche divulgatore superficiale, ma dello zoccolo duro della università e della comunità scientifica.
In questa situazione la presenza dell’industria non può che peggiorare le cose. Negli Usa, che sono avanti di venti anni (quasi sempre nel male) ci sono stati scienziati universitari licenziati dalle loro università perché hanno reso pubblici effetti collaterali gravi di medicinali che stavano sperimentando per conto di industrie farmaceutiche. Qui allora nasce il problema di come può uno scienziato accademico onorare la conoscenza fine a se stessa, mentre usa la stessa conoscenza per generare ricchezza. Quale atteggiamento assume una industria elettronica avanzata di fronte ad una commessa che arriva dal Ministero della Difesa? La rifiuta perché la guerra è prevista dalla nostra costituzione solo in certi casi?
Quando si parla di politecnico si ha in mente il Mit (e non l’Istituto italiano di tecnologia). Il Mit ha i suoi problemi ma a più riprese ha stabilito dei paletti molto chiari sull’utilizzo dei fondi, tanto è vero che nessuno ha impedito che il Lincoln Laboratory sviluppasse il radar negli anni ’40. Negli schemi della Micron si parla di nuovi modelli didattici e di istruzione universitaria. I docenti universitari dovrebbero quindi farsi dire dall’industria che cosa dovrebbero insegnare e su quali argomenti fare ricerca. E’ evidente che questa è una pretesa insostenibile. Raccomanderei ai vertici della Micron di leggersi Science in the Private Interest di Sheldon Krimsky. Si trova su Amazon dove appariranno libri sullo stesso argomento e di commisurato interesse.
* Docente di fisica Università dell’Aquila