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Il Giorno/Bergamo:Niente soldi dallo Stato: scuole vicine alla bancarotta

Mediamente gli istituti vantano con il Ministero dell'Istruzione uncredito di 180 mila euro

19/02/2010
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Il Giorno

BERGAMO: SCUOLE BERGAMASCHE in rosso. Rischiano la bancarotta molte delle scuole statali di ogni ordine e grado della nostra provincia. Ed in pericolo c'è anche la gratuità della scuola dell'obbligo. Per gli insegnanti supplenti, invece, la disastrata situazione finanziaria degli istituti scolastici mette a rischio lo stipendio. Ma perchè le scuole sono rimaste senza soldi? ALL'APPELLO mancano gli «accrediti» che dovrebbero arrivare dal Miur (Ministero istruzione, università e ricerca) nelle casse scolastiche per pagare stipendi ai supplenti, materiale didattico e di ordinario consumo, ma che dal 2006 hanno smarrito la strada. Quelli che burocraticamente vengono chiamati «residui attivi» complessivamente sino a oggi ammontano a 12 milioni 971 mila 231,39 euro per il pagamento delle supplenze; a 4 milioni e 54 mila 94 euro per fondo d'istituto, ore eccedenti, indennità funzioni superiori; a 5 milioni 472 mila 672 euro per la terza area degli istituti professionali, i revisori dei conti, la Tarsu (fonte Ufficio scolastico regionale, Usr, Lombardia). Dall'Ufficio scolastico provinciale, il dirigente Luigi Roffia, interpellato in proposito, pur non minimizzando il problema, cerca di tracciarne un quadro meno drammatico: «Si tratta di un problema non solo territoriale, ma generale, esteso al resto d'Italia, che tuttavia non investe per competenza il provveditorato, ma la direzione a Roma. Comunque mi risulta che già qualche scuola stia ricevendo gli accrediti che vanta». LA MAGGIORANZA degli istituti, in relatà, è al verde. «Praticamente le scuole stanno andando avanti a bilancio zero sintetizza Tobia Sertori, segretario generale della Flc Cgil di Bergamo -, mentre il governo oltre a non aver ancora accreditato agli istituti le somme dovute dal 2006 anche per il 2010 non ha finanziato un euro in più per il funzionamento delle scuole. Da un monitoraggio che come Flc Cgil di Bergamo abbiamo fatto continua Sertori - le scuole vantano mediamente 180 mila euro di credito verso il Miur: si va dai 120 mila euro dell'Istituto Comprensivo Alberico Da Rosciate di Bergamo ai 180.000 dell'Istituto superiore di Albino, dai circa 121 mila dell'Istituto comprensivo di Curno agli oltre 280.000 euro dell'Istituto alberghiero di San Pellegrino Terme». SINO AD ORA la scuola finora si è arrangiata. Lo spiega bene Silvana Milione, della Cisl di Bergamo: «Se manca un insegnante si spera che il precario chiamato accetti la supplenza anche se sa che non potrà essergli pagata se non mesi e mesi più tardi; oppure si chiede ai docenti di fare qualche ora di straordinario (le cosiddette "eccedenti", pagate anche queste chissà quando) o nel peggiore dei casi gli studenti vengono spalmati in diverse classi. Capita così che le aule contengano un numero di allievi oltre i limiti previsti dalle normative sulla sicurezza». Le conseguenze dei conti in rosso si pagano anche sul piano didattico. Continua la Milione: «Spesso alle superiori si modifical'orario facendo entrare un'ora dopo e uscire un'ora prima i ragazzi anche se minorenni. Sono tutte situazioni al limite, che creano stress negli insegnanti, costretti a fare supplenze non volute, e perciò creano le condizioni che minano la qualità dell'insegnamento». INTANTO I DIRIGENTI, per far funzionare «la macchina scolastica» dalle scuole medie alle superiori, spesso chiedono aiuto alle famiglie. Spiega la preside Giovanna Govoni, del liceo classico Sarpi: «La situazione anche nel nostro liceo è drammatica: abbiamo fondi per pagare le supplenze solo fino a febbraio. Tra Miur e Ufficio scolastico provinciale vantiamo 160 mila euro di credito. Abbiamo scritto a Filisetti a Roma (direttore generale per la politica finanziaria e per il bilancio ndr)denunciando il fatto perché non possiamo più acquistare registri, materiale didattico. Solo riusciamo a portare avanti i progetti del piano dell'offerta formativa (Pof) grazie al contributo delle famiglie che all'atto dell'iscrizione versano 100 euro».