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Il manganello fa male all'università

E' molto triste constatare che garantire il diritto di parola e di espressione all'interno delle aule universitarie sia diventato un problema di ordine pubblico

26/11/2010
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il manifesto

Riccardo Chiari
"Sono amareggiato per la situazione di tensione che si è creata questa mattina negli spazi esterni del polo delle Scienze sociali di Novoli e che ha provocato un ferito e alcuni contusi. E' molto triste constatare che garantire il diritto di parola e di espressione all'interno delle aule universitarie sia diventato un problema di ordine pubblico, da assicurare attraverso misure che nulla dovrebbero avere a che vedere con il nostro mondo universitario. Anche il dibattito più acceso deve restare entro i limiti del civile confronto democratico. La violenza è del tutto antitetica ai valori della vita universitaria". Così il rettore fiorentino Alberto Tesi, al termine della convulsa giornata che ha visto tornare protagonista il manganello al Polo universitario sociale di Novoli. Non ha torto il rettore Tesi. Ma non ha torto nemmeno il ragazzo colpito al volto dal manganello. Dario, 19 anni, studente di Scienze politiche, era partito da San Miniato per andare in facoltà. Spiega: "Volevo sentire il dibattito con la Santaché. Dopo non sono andato in ospedale, anche per non far preoccupare ancora di più i miei genitori. Mi ha medicato uno studente di medicina. Ero dietro e non ho fatto niente: non ho spinto né cercato di entrare con la forza. A un certo punto mi sono trovato in terra e per fortuna qualcuno mi ha aiutato, mi ha tirato via. Solo allora ho visto che perdevo sangue dalla testa". Un altro dei contusi, con una borsa di ghiaccio sulla testa, racconta che era vicino all'ingresso del padiglione con la sua macchina fotografica, quando ha sentito un forte dolore alla testa: "Ho capito di essere stato colpito, ma non so perché né da cosa. Io volevo solo proteggere la mia macchina fotografica". Gli studenti denunciano le cariche delle forze dell'ordine: ''Noi volevamo entrare nelle nostre aule, quelle dove studiamo tutti i giorni, e invece ce l'hanno impedito". Risponde loro il prefetto fiorentino Paolo Padoin: "L'intento è garantire ogni manifestazione di dissenso, purché venga espressa entro i limiti della Costituzione". In caso contrario c'è il manganello. Che fa male agli studenti, e fa male anche all'università pubblica.