IL MANIFESTO - CGIL-SCUOLA In sciopero per il sapere
CGIL-SCUOLA In sciopero per il sapere ENRICO PANINI Il valore che un paese assegna al proprio sistema di istruzione è determinato dal livello degli investimenti, dalla capacità di valorizz...
CGIL-SCUOLA
In sciopero per il sapere
ENRICO PANINI
Il valore che un paese assegna al proprio sistema di istruzione è determinato dal livello degli investimenti, dalla capacità di valorizzare anche economicamente il lavoro delle persone che vi operano, dal sostegno dato alle scuole per rispondere al meglio alla domanda di istruzione. Nessuna di queste condizioni è presente nella Finanziaria per il 2002 all'esame del Senato. Il confronto sindacale ha cambiato aspetti importanti della prima stesura ma il tratto di fondo di questa Finanziaria rimane un tratto recessivo verso la scuola pubblica. Per la prima volta dal 1997 non si investono risorse nuove e di salari europei neanche a parlarne. Anzi, viste le proposte del governo sul differenziale di inflazione, non vengono garantiti neanche quelli italiani. Inoltre, la struttura scolastica diventa più rigida, proprio mentre aumenta l'esigenza di percorsi formativi flessibili e progettati autonomamente, e si tagliano decine di migliaia di posti di lavoro. Infine, si cambiano le commissioni per gli esami di stato al di fuori di un percorso trasparente di riforma.
Di fronte a queste scelte la Cgil Scuola ha ritenuto necessario andare alla proclamazione dello sciopero della categoria. Non è stata una decisione né semplice né facile perché segna una rottura fra i sindacati confederali. Ma ci hanno separato legittime valutazioni di merito che non sono risultate mediabili. E allora è bene che le diverse posizioni diventino visibili perché l'unità fra organizzazioni, che rimane un fatto fondamentale, non può diventare per nessuno l'accettazione incondizionata delle ragioni altrui.
Sulle scelte generali di questo governo sulla scuola il quadro è chiaro, mancano solo i dettagli: riduzione del 15% della spesa per il personale in 5 anni; blocco dei processi di riforma; progressiva parificazione della scuola privata alla scuola pubblica; costruzione di un sistema duale nella secondaria con una netta distinzione fra avviamento al lavoro ed istruzione, contestuale abbassamento di un anno dell'obbligo.
La realizzazione di questo progetto determinerà costi sociali enormi, i progetti di vita degli studenti risulteranno pesantemente condizionati e, in questa prospettiva, non c'è spazio per l'autonomia progettuale degli insegnanti, per un lavoro qualificato nei servizi o nelle presidenze. In una fase del nostro sviluppo nella quale i processi di comunicazione e l'incremento di nuove conoscenze cambiano i paradigmi dello spazio e del tempo, l'istruzione, intesa come diritto per l'intero arco della vita, diventa condizione per dare voce a migliaia di persone che rischiano di essere messe ai margini della società. Diventa condizione di democrazia. Non a caso lo scontro sulla globalizzazione attiene anche alle politiche dell'istruzione perché le scelte che verranno compiute in questo campo determineranno per ognuno di noi il rapporto fra le proprie radici, la propria identità, e la capacità di governare il proprio progetto di vita in relazione agli altri.
Sull'istruzione sono in gioco le prospettive di sviluppo di lungo periodo. Per questo occorre essere capaci di affermare principi e valori che hanno caratterizzato la migliore storia dei movimenti democratici: l'innalzamento dei livelli di istruzione e formazione per i giovani; il sostegno della qualità dell'offerta di istruzione pubblica; la scuola pubblica come luogo di democrazia, di confronto. E le scelte di politica economica della Finanziaria non sono ovviamente estranee a questo contesto.
Per questo, sugli stessi temi sui quali un anno fa con due scioperi generali strappammo impegni significativi, il 12 novembre torniamo alla lotta.
Segretario generale della Cgil Scuola