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Il Manifesto - Insegnanti di religione, arriva il posto fisso

Insegnanti di religione, arriva il posto fisso CI. GU. Dopo la nomina del cardinal Tonini a capo di un improbabile commissione per il codice deontologico degli insegnanti, è scoccata l'ora del p...

06/11/2001
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il manifesto

Insegnanti di religione, arriva il posto fisso
CI. GU.

Dopo la nomina del cardinal Tonini a capo di un improbabile commissione per il codice deontologico degli insegnanti, è scoccata l'ora del posto fisso per gli insegnanti di religione. Letizia Moratti presenterà al prossimo consiglio dei ministri un disegno di legge che premia i circa 20 mila docenti nominati dalla Curia per l'insegnamento della religone cattolica.
Il nuovo ddl prevede che il 70% delle cattedre di religione sia coperto da un contratto a tempo indeterminato. Per il restante 30% sono previsti, invece, contratti a tempo determinato. Insomma, una vera e propria quota a protezione di una specie - quella dell'insegnante di religione - che però non sembra rischiare l'estinzione (anche se si tratta, sempre più, di laici). Per accedere a questa sorta di immissione in ruolo, i porf dovranno sostenere un esame "unicamente per accertare la conoscenza dell'ordinamento scolastico, gli orientamenti didattici e pedagogici, gli elementi essenziali della legislazione scolastica". Lo stato d'altronde non può impicciarsi dell'effettiva preparazione culturale dell'insegnante in materia di religione. Solo in questo caso riemerge la sparuta ombra della divisione tra potere temporale e potere spirituale: il riconoscimento d'idoneità spetta all'ordinario diocesano competente per territorio. E non solo: resta nelle mani della Curia anche la revoca dell'idoneità, ancora più preziosa, visto che significherà un posto fisso nella corteggiatissima scuola pubblica. La revoca non significherà però il licenziamento: l'isegnante "ripudiato" potrà accedere a altre cattedre, con il serio rischio di sorpassare chi scala da anni la montagna rocciosa delle graduatorie scolastiche. Come se non bastasse, il ddl prevede concorsi ogni tre anni, su base regionale. Allo stato rimarrà la possibilità di stabilire il fabbisogno di organico; ma persino quando bisognerà decidere a chi accordare il contratto a tempo indeterminato, il dirigente regionale lo farà "d'intesa con l'ordinario diocesano competente per territorio". E non finisce qui: per i docenti di relgione cade la pregiudiziale del titolo di laurea per l'insegnamento nelle scuole secondarie. Perché ? Lo dice il Concordato tra stato e chiesa del 1984. Unico paletto imposto: al primo concorso potranno paretcipare soltanto insegnanti di religione cattolica che prestano servizio continuativo da almeno 4 anni. Per il 2002 la spesa prevista è di circa 15 miliardi di lire, che salgono a circa 50 miliardi a decorrere dal 2003.
I sindacati si dividono in due: contrari Cgil e Cobas, favorevole la Cisl. Perplessità nella Uil. "Nel nostro paese si sta riscrivendo il senso di termini quali "pubblico" e "laico"", dichiara il segreatrio della Cgil scuola, Enrico Panini, che definisce "molto grave" la presentazione del ddl. "Siamo alla talebanizzazione della scuola - dice Piero Bernoscchi dei Cobas - pur rendendoci conto che si tratta di lavoratori come gli altri, non possiamo fare a meno di condannare questa anomalia della scuola italiana: l'insegnamento della relgione cattolica non dovrebbe esistere". "Contavamo sulla sensibilità di questo ministro - sottolinea il segretario della Cisl scuola, Daniela Colturani - è una risposta alle legittime aspettative di questi insegnanti". "E' giusto dare tutele giuridiche e contrattuali - nota Massimo di Menna, segretario della uil scuola - ma alcuni aspetti del ddl rischiano di creare privilegi e discriminazioni tra i docenti".