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Il Manifesto: Scene di caccia a bimbi sans papiers

Immigrati deportati Drammi in Francia, casi simili in Italia

05/09/2006
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il manifesto

Le deportazioni di massa promesse da Sarkozy iniziano col primo giorno di scuola, anche se compiute con discrezione. Montano anche le proteste, qualche sindaco offre di nascondere i bambini «irregolari». Con serie difficoltà
Anna Maria Merlo
Parigi
I dati ufficiali sugli effetti della circolare Sarkozy del 13 giugno scorso non ci sono ancora ma ieri, nel giorno della rentrée scolastica di 12,4 milioni di ragazzini francesi, il Resf (Reseau éducation sans frontières) ha espresso grande inquietudine. Nei due mesi concessi dal ministro degli interni, 30mila famiglie di sans papiers con figli iscritti nelle scuole francesi hanno presentato domanda di regolarizzazione. Pochissimi l'hanno ottenuta: secondo i primi dati empirici raccolti dal Resf, una parte è già stata rifiutata e la grande maggioranza è ancora in attesa di una risposta. «Non tollereremo nessuna sedia vuota - dicono al Resf - e se sarà necessario nascondere dei bambini, prenderemo questo rischio». Difatti, ci sono già dei casi di bambini «nascosti», cioè messi sotto la protezione del Resf, e che ieri hanno preferito non andare a scuola per timore di farsi scoprire, loro e la loro famiglia, e di incorrere in un'espulsione. E' per esempio il caso di Sylvia Pembele, 4 anni, di nazionalità angolana, che ha preferito non presentarsi alla scuola materna di Chalons-sur-Saône.
Ieri, alla conferenza stampa del Resf, erano presenti dei genitori che fanno parte dei collettivi di protesta contro le espulsioni. Una signora, membro di un collettivo di una scuola materna del X arrondissement di Parigi, racconta che ieri mattina hanno scoperto che il padre di un bambino della scuola, di nazionalità cinese, è stato chiuso nel cpt di Vincennes ed è in attesa di espulsione. In questa scuola, 14 famiglie hanno chiesto la regolarizzazione, anche se i sans papiers sono assai di più, come spiega la delegata, ma hanno avuto paura: «finora, non c'è stata nessuna regolarizzazione, due famiglie hanno ricevuto un rifiuto e gli altri aspettano un appuntamento in Prefettura».
«La caccia al bambino non ha avuto luogo, come voleva Sarkozy», spiega il portavoce del Resf, Richard Moyon. Questo significa che la rete di solidarietà e la mobilitazione hanno pagato. Ma non vuol dire che non ci siano casi isolati (ma sempre più numerosi) di espulsioni realizzate nell'ombra, per non sollevare proteste. Le domande di regolarizzazione presentate sono state intorno alle 30mila, ma le regolarizzazioni non saranno più di 6mila. Sarkozy aveva deciso questa «quota» prima di conoscere il numero delle domande - e intende rispettarla.
A Marsiglia, dove domenica c'è stata una manifestazione di protesta mentre si chiudeva l'Università d'estate dell'Ump con il discorso di Sarkozy, ci sono state 1195 domande, ma la Prefettura ha già fatto sapere che le regolarizzazioni non saranno più di 250. I dati sono simili in altri dipartimenti: in quello della Yonne, per esempio, 21 domande, 17 rifiuti, 2 regolarizzazioni e due ancora in corso di esame. A Tolosa, c'è stato un tentativo di suicidio nel cpt locale: la donna, di origine curda, madre di un bambino di 1 anno, era stata arrestata con il marito (e il figlio) tre giorni prima, malgrado la famiglia, perseguitata in Turchia, abbia presentato domanda d'asilo in Francia.
A Cachan, il comune della periferia di Parigi dove il 17 agosto scorso c'è stata l'evacuazione manu militari del più grosso squat di Francia, i «1000 di Cachan» hanno rimesso i figli a scuola. «La rentrée è stata tranquilla», spiega un delegato di Cachan, «non ci sono state reazioni negative della popolazione nei confronti di questi bambini». A Cachan, però, il dramma è ancora all'ordine del giorno: 200 espulsi dallo squat ad agosto sono ancora accampati nella palestra municipale, che è contigua a un istituto scolastico. Il sindaco, il socialista Jean-Yves Le Bouillonec, aveva offerto questa sistemazione temporanea per dare un tetto agli sfollati. Ma ora vorrebbe recuperare la palestra municipale utilizzata dalle scuole.
Il problema è che la Prefettura non propone nessuna soluzione abitativa per gli sfollati, molti dei quali sono sans papiers. Alcune famiglie hanno accettato una sistemazione provvisoria all'hotel. Il Prefetto aveva promesso che non ci sarebbero state espulsioni. Ma giovedì sei persone, tra cui una coppia originaria del Mali che ha un bambino di 2 anni, sono stati fermate e portate in un cpt (il bambino è stato affidato ai servizi sociali). Adesso sono in istanza di espulsione dal territorio francese. Quindi, i 200 accampati nella palestra municipale non si fidano e vogliono restare uniti, per portare avanti una battaglia comune. Il sindaco non sa più cosa fare, Sarkozy se ne lava le mani e lascia marcire la situazione, mentre la Prefettura ha subito inviato i bulldozer per rendre impraticabile un edificio in disuso, utilizzato fino al '99 dal Commissariato all'energia atomica (ci sarebbero rischi di incendio e di amianto), che un sindaco di un comune limitrofo voleva mettere a disposizione degli sfollati. Il Resf, assieme ad altre associazioni, organizza per sabato prossimo a Parigi una manifestazione contro lo scandalo di Cachan.
Mercoledì scorso, malgrado una forte mobilitazione, è stato espulso lo studente Jeff Babatundé, rinviato a Lagos, in Nigeria. C'è stata manifestazione al terminal F di Roissy (c'era anche Jack Lang) che ha avuto come solo risultato di ritardare l'aereo di un'ora. Jeff è uno studente modello, ma sans papiers (e appena maggiorenne). E' il quarto ad essere espulso, tra le proteste, quest'estate.
A Jeff non è servito a nulla essere un buon allievo. Anche se nel programma presidenziale di Nicolas Sarkozy c'è l'obiettivo di mettere tutti in riga: per il ministro degli interni, la scuola francese va alla deriva a causa dell'eredità del maggio '68, dove si è realizzata «un'inversione dei valori di cui i giovani sono oggi le vittime». I rimedi: che «gli alunni si alzino quando il professore entra in classe», farla finita con «la promozione in prima media di ragazzini che non sanno né leggere né scrivere». Anche la socialista Seégolène Royal vuole «riportare l'ordine giusto» nelle scuole francesi, dove la violenza cresce, come ha rivelato un rapporto segreto della pubblica istruzione reso pubblico da Le Point la scorsa settimana. Ma con altri metodi: un insegnante di sostegno, quando serve, e un servizio civile per gli studenti, impiegati nell'aiuto individuale agli allievi in difficoltà.