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Il Mattino-I prof campani e la scuola, un amore non ricambiato

INDAGINE DELL'UNIVERSITÀ DI SALERNO: INSEGNANTI IN BILICO TRA FIDUCIA E FRUSTRAZIONE I prof campani e la scuola, un amore non ricambiato FULVIO SCARLATA Una sofferenza che non è fallimento ma c...

05/10/2003
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Il Mattino

INDAGINE DELL'UNIVERSITÀ DI SALERNO: INSEGNANTI IN BILICO TRA FIDUCIA E FRUSTRAZIONE
I prof campani e la scuola, un amore non ricambiato
FULVIO SCARLATA
Una sofferenza che non è fallimento ma che potrebbe diventarlo: è il quadro che emerge dalla prima indagine sugli insegnanti campani che ha coinvolto 2500 docenti di ogni ordine e grado, in ruolo da almeno cinque anni, il 3% dell'intera classe docente. Una ricerca condotta nel 2000 dall'Università degli studi di Salerno. "Sulla scuola c'è una ipercomunicazione - dice il professor Natale Ammaturo che ha curato la ricerca - tutti ne parlano, soprattutto i politici che operano ingerenze senza conoscere il mondo dell'educazione, spesso senza dire niente di nuovo. Solo i professori e i dirigenti, che sono direttamente coinvolti, restano in silenzio".
L'indagine è partita dopo la grande fuga dalla scuola del 1997-99 cercando di essere estremamente rappresentativa, non solo degli insegnanti dei tre gradi di istruzione e di tutti gli ordinamenti scolastici, ma anche delle diverse aree disciplinari e delle dislocazioni degli istituti tra aree urbane, suburbane, periferia, periferia estrema anche rurale. La situazione di partenza offriva una immagine dei prof molto negativa, vissuta con sofferenza dagli stessi docenti, il primo dato che emerge dal campione è invece una estrema vitalità della categoria e un grande attaccamento alla professione.
Gran parte degli insegnanti, il 70%, negli ultimi due anni ha seguito più di tre corsi di aggiornamento, il 52% è soddisfatto del proprio lavoro per la consapevolezza di poter fare qualcosa di utile (57%), per la possibilità di avere rapporti con le giovani generazioni (55%) o anche solo per la sicurezza del posto (20%). Il 73%, infine, ha fiducia nella possibilità della scuola di migliorarsi e rispondere alle nuove esigenze della società, oltre il 70%, dovendo cambiare lavoro, vorrebbe rimanere nel campo della formazione.
Le sofferenze, invece, sono legate sia a problemi condivisi dall'intera categoria (il 38% lamenta scarso riconoscimento sociale e il 43% frustrazione economica) sia a questioni tipicamente locali: quasi il 40% ritiene di vivere in situazioni socio-territoriali caratterizzate da grave disagio e insicurezza. Il 60%, inoltre, non conosce o non utilizza nuove tecnologie, un dato naturale visto che "il computer in ogni classe" è rimasto uno slogan in Campania dove prevalgono strutture inadeguate, doppi turni o scuole chiuse perché inagibili.
Alle elementari prevale un senso di incertezza per i cambiamenti paradossali nel sistema educativo, con le riforme che dal 1992 si susseguono una dopo l'altra con riforme della riforma ad ogni cambiamento di governo. Gli insegnanti delle medie preferirebbero più corsi di aggiornamento con le università, quelli delle superiori sono i più legati al metodo di lavoro tradizionale, basato solo sulla propria disciplina, con lezione frontale e interrogazione, e sono i più critici sulla situazione della scuola.
"C'è la consapevolezza che la società vuole investire sempre meno nella scuola - conclude Ammaturo - Si caricano gli insegnanti di compiti sempre più ampi, chiedendo più qualità e quantità dei servizi ma tagliando i costi. È un grande paradosso. I docenti non si sentono falliti ma vivono un disagio che è difficile sopportare a lungo".