Il Miur manda tutti sulle nuove classi di concorso da settembre Il Cspi: serve una clausola di salvaguardia per garantire la continuità
L'obiettivo del ministero è di ampliare la collocabilità degli insegnanti già di ruolo
Carlo Forte
Dal 1° settembre prossimo i docenti delle scuole secondarie di I e II grado saranno inquadrati nelle nuove classi di concorso previste dal decreto del presidente della repubblica 19/2017. Lo ha fatto sapere il ministero dell'istruzione con la nota 237 del 31 gennaio scorso. E nel frattempo il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha anche dato il proprio via libera al decreto l'8 febbraio scorso. Il decreto reca la tabella con le cosiddette confluenze ed ha l'intento di ampliare la collocabilità dei docenti già in ruolo al fine di prevenire l'insorgenza di esuberi.
Il provvedimento reca anche le classi di concorso di nuovo istituzione che riguardano essenzialmente i licei musicali e coreutici. A questo proposito il Cspi ha fatto presente che sarebbe opportuno inserire alcune norme di salvaguardia per il personale a tempo indeterminato e determinato, in modo da evitare eventuali effetti distorsivi dovuti agli accorpamenti delle pregresse classi di concorso. Per questi motivi, sempre secondo il Cspi, sarebbe opportuno che per il prossimo anno scolastico non si procedesse ad applicare il nuovo regolamento, salvo che per le classi di concorso di nuova istituzione. Ciò per garantire una transizione graduale anche in considerazione dell'unificazione degli organici delle istituzioni scolastiche con più sedi o indirizzi (organico dell'autonomia).
Il parlamentino dell'istruzione ha fatto presente, inoltre, che qualora il ministero ritenesse di non accogliere questa richiesta, sarebbe opportuno inserire nel decreto una norma transitoria volta a consentire, ai docenti di ruolo titolari di insegnamenti attribuiti a una diversa classe di concorso dal decreto 19/2016, di mantenere le attuali sedi e cattedre o posti di titolarità e di partecipare alla mobilità per lo stesso insegnamento anche qualora risultino perdenti posto.
In più, per garantire la piena continuità con l'attuale situazione delle graduatorie d'istituto, il Cspi ha evidenziato la necessità di chiarire che tra i titoli di accesso ai tirocini formativi attivi rientrano non solo quelli che saranno conseguiti dagli attuali studenti iscritti a corsi di studio che davano accesso ai tirocini secondo la disciplina previgente, ma anche coloro che risultino già in possesso di tali titoli. Idem per quanto riguarda l'accesso agli elenchi di III fascia delle graduatoria di istituto.
L'organo consultivo guidato da Francesco Scrima ha fatto presente, inoltre, che in riferimento i diplomi accademici di II livello delle accademie di belle arti e degli Isia, talvolta, sono stati indicati titoli di accesso molto specifici nonché riconducibili a corsi di esclusiva attivazione territoriale. E ciò ha determinato l'esclusione di altri titoli di pari validità corrispondenti a denominazioni diverse.
Pertanto, il Cspi ha spiegato che sarebbe opportuno garantire una elencazione dei titoli rilasciati negli indirizzi delle accademie delle belle arti e degli istituti superiori per le industrie artistiche il più possibile corrispondenti alle macro-aree afferenti alle discipline di insegnamento previste ed ha auspicato un ulteriore approfondimento anche con il dipartimento per l'alta formazione artistica e musicale. Il parlamentino dell'istruzione ha evidenziato, inoltre, la necessità per la classe di concorso A/70 di posticipare all'anno scolastico 2019/2020 l'integrazione di crediti formativi universitari prevista dal decreto ai fini della validità dei titoli di accesso. Ciò per dare tempo agli aspiranti al relativo insegnamento, di modificare il proprio piano di studi in quanto all'atto dell'iscrizione tale piano non prevedeva l'obbligo introdotto.
La palla ora torna al ministero dell'istruzione, che deve decidere se e come accogliere le richieste del parlamentino della scuola.