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Il Nuovo - Moratti: via alla riforma da settembre

Moratti: via alla riforma da settembre Il ministro dell'Istruzione ribadisce punto per punto l'introduzione della riforma, non escludendo neppure la possibilità di un ricorso alla delega. E a...

17/01/2002
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Il Nuovo

Moratti: via alla riforma da settembre

Il ministro dell'Istruzione ribadisce punto per punto l'introduzione della riforma, non escludendo neppure la possibilità di un ricorso alla delega. E avanza l'ipotesi di riaprire le iscrizioni.
di Alberico Giostra
ROMA - La riforma deve passare così com'è. Non ha dubbi il Ministro dell'Istruzione Letizia Moratti, davanti alla platea del X congresso nazionale della Uil scuola, in corso di svolgimento da ieri a Sanremo. I costi legati alla riforma, ha precisato il ministro, ''per quest'anno sono già coperti, poi studieremo naturalmente l'applicazione della riforma in modo progressivo rispetto agli investimenti da fare''.

Nonostante le perplessità che il suo disegno di legge ha sollevato presso i ministro Tremonti e Giovanardi, la Moratti tira diritta alla meta: la nuova scuola dovrà essere inaugurata per il prossimo settembre e in merito a questi contrasti la Moratti ha smorzato le polemiche nate dalla mancata approvazione del disegno di legge: ''E' normale - ha concluso - che un progetto di questo tipo non possa e non debba essere approvato in una sola riunione; sarebbe 'leggero' e incoerente con l' importanza del provvedimento stesso''.

Ma la notizia del giorno è che, se la riforma supererà l'esame del prossimo consiglio dei ministri, la tribolata chiusura delle iscrizioni, sarà prorogata oltre il 20 gennaio. ''Se il progetto passerà - ha detto Letizia Moratti - faremo in modo di verificare che il diritto alle iscrizioni, che in questa fase si chiude il 20 gennaio, possa essere riaperto''.

La decisione si spiega anche con la possibilità che la nuova legge introdurrà di iscrivere alle elementari anche chi non avrà compiuto sei anni alla data di inizio dell'anno scolastico, consentendo quindi minori disagi alle famiglie interessate dal provvedimento.

La decisione di anticipare l'ingresso nella scuola materna a 2 anni e mezzo e nelle elementari a cinque e mezzo, era stata contestata dal Ministro Giovanardi e dalla leader della Cisl scuola Daniela Colturani, entrambi contrari a interventi sulla scuola elementare, considerata una delle migliori del mondo.

Decisione che però Letizia Moratti ha difeso anche a Sanremo: ''Risponde a una forte richiesta sociale'' ha detto il Ministro, parlando però solo dell'anticipo alle elementari e non citando quello delle materne. Il che fa pensare che per ricomporre i contrasti nella maggioranza e con i sindacati, - anche la Gilda non vedeva di buon occhio l'ingresso precoce nelle materne - la Moratti ripristinerà almeno l'ingresso a tre anni.

Sullo strumento legislativo con il quale il Governo cercherà di approvare la riforma la Moratti non si sbilanciata non escludendo però il ricorso alla legge delega. Come anticipato due giorni fa da Il Nuovo, sarà infatti proprio con la legge delega che il Governo Berlusconi farà approvare al Parlamento la riforma della Moratti.

La delega consente dei margini di flessibilità grazie ai quali saranno possibili quei ritocchi in corsa che sicuramente si apporteranno al problematico quinto anno. Quanto al ruolo delle Regioni nella scuola della riforma, ''in base alla attuale Costituzione - ha detto Moratti - allo Stato competono le norme generali sull' istruzione e i livelli essenziali di prestazione in materia professionale, per garantire uguali diritti a tutti i cittadini sul territorio nazionale.

Tutta l'istruzione professionale - ha ribadito - passerà quindi alle Regioni, con le quali apriremo al più presto un tavolo per verificare gradualmente come attuare questo passaggio''. Accennando al successivo processo di devolution, che prevede anche che il sistema scolastico passi in legislazione esclusiva alle Regioni, il ministro ha detto che questo sarà valutato man mano che il progetto di verrà attuato.

L'intervento al congresso Uil ha offerto al Ministro anche l'occasione per una sorta di illustrazione teorico-metodologica della sua riforma che ha sintetizzato in quattro principi: Unitarietà, continuità, flessibilità e misurabilità.

Unitarietà: l'istruzione scolastica e l'istruzione formazione professionale, ha detto il ministro, vengono ricomposte nel 'sistema educativo di istruzione e formazione' e perseguono gli stessi obiettivi. La leva principale del progetto è il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o comunque fino al conseguimento di una qualifica o di un titolo entro il 18/o anno di eta'.

Il progetto garantisce inoltre il valore dei titoli conseguiti su tutto il territorio nazionale e la loro spendibilita' a livello comunitario. Continuità: l'intero percorso è scandito in bienni e tra un ciclo e l'altro la classe terminale del primo è programmata in armonia con la classe iniziale del ciclo successivo per assicurare una continuità educativa. Il sistema prevede la scuola dell'infanzia, scuola primaria e scuola superiore.

L'ultimo anno di liceo è finalizzato anche all'approfondimento e alla verifica delle conoscenze in vista dell'università, per preparare ed orientare concretamente i giovani al percorso degli studi superiori.

Flessibilità: sono cioè previste la possibilità di iscrivere alla scuola dell'infanzia anche i bambini che non hanno ancora compiuto tre anni; la possibilità di iscrizione alla scuola elementare anche prima del sesto anno di età; non c'è alcuna scelta precoce per i ragazzi, che potranno effettuare in ogni momento, sempre assistiti, il passaggio da un percorso all'altro o da un indirizzo all'altro nello stesso percorso.

Viene infine introdotta la formazione in alternanza scuola-lavoro e gli studenti potranno conseguire un titolo di studio attraverso periodi di attività didattica alternati ad attività di formazione presso enti e imprese, come avviene negli altri Paesi dell'Unione europea.

Misurabilità: la qualità del sistema di istruzione e formazione sara' periodicamente accertata da una struttura di valutazione nazionale che interverra' sia lungo i percorsi sia al momento degli esami di Stato alla fine del primo e del secondo ciclo.

Il ministro ha sottolineato dunque l'importanza di una ''qualità sempre misurabile'', per dare più rigore alla valutazione degli apprendimenti'', ma anche per garantire maggiore qualità al servizio scolastico''.

Ogni due anni l'istituto nazionale di valutazione misurera' la qualità complessiva dell'offerta formativa e dei livelli di apprendimento degli studenti. Per quanto riguarda invece i docenti, il progetto prevede la formazione in servizio degli insegnanti con crediti universitari ai fini dello sviluppo della carriera, e una formazione iniziale universitaria della stessa durata e dignita' per i docenti di tutti gli ordini di scuola con un percorso che prevede il conseguimento della laurea specialistica ed un tirocinio di due anni.

L'intervento della Moratti non ha tuttavia convinto il padrone di casa cioè il segretario della Uil scuola Massimo Di Menna. 'Restano perplessità e preoccupazioni - ha detto Di Menna sull' impianto generale della riforma e sulle risorse finanziarie disponibili'.

Nel merito del testo del disegno di legge, il leader della Uil Scuola ha affermato che persistono alcune obiezioni di fondo. In particolare, viene contestato l' ingresso a due anni e mezzo alle scuole dell' infanzia (''le relegherebbe ad un ruolo assistenziale'') e la mancanza di garanzie su livelli adeguati di istruzione nella formazione professionale.

A questo proposito, per Di Menna, gli istituti professionali dovrebbero confluire nei licei tecnologici. Il dualismo formazione-istruzione, ha concluso Di Menna, ''potrebbe determinare per molti ragazzi l'esclusione dai necessari livelli d'istruzione. Se non si interviene con un sistema integrato, anche la positiva opportunita' di una alternanza scuola-lavoro rischia di essere poco praticabile nella realtà''