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Il Piccolo-Contratti pubblici, è muro contro muro

Tremonti assicura che il governo punta a chiudere gli accordi nel 2005 ma sale la tensione Contratti pubblici, è muro contro muro I sindacati temono che i soldi per gli statali venga...

03/11/2005
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Il Piccolo

Tremonti assicura che il governo punta a chiudere gli accordi nel 2005 ma sale la tensione
Contratti pubblici, è muro contro muro
I sindacati temono che i soldi per gli statali vengano dirottati altrove


ROMA Si riaccende lo scontro sul fronte dei contratti pubblici. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha assicurato che il Governo si "sforzerà" per chiudere i contratti nel 2005 e che questo obiettivo è "realizzabile" ma i sindacati sono tornati sul piede di guerra, preoccupati che queste dichiarazioni nascondano l'intenzione di utilizzare i fondi previsti per gli aumenti salariali ai lavoratori pubblici per ridurre il deficit. A sostegno delle vertenze contrattuali i sindacati stanno valutando nuove forme di mobilitazione.
Non è escluso che i sindacati decidano di aumentare le ore di sciopero previste contro la Finanziaria per il 25 novembre (adesso quelle proclamate da Cgil, Cisl e Uil sono quattro).
Sui contratti scaduti a fine 2003 è stata raggiunta a maggio un'intesa per aumenti a regime del 5,01% (per i ministeriali vale in media circa 100 euro di incremento salariale). Le risorse per il rinnovo del biennio 2004-2005 sono per il 4,3% previste nella Finanziaria 2005 e per lo 0,7% nella manovra 2006. Nel complesso i lavoratori pubblici sono circa 3,5 milioni ma meno di tre milioni sono i rapporti di lavoro regolati per contratto (sono esclusi diplomatici e magistrati ma anche i circa 550.000 lavoratori tra corpi di polizia e forze armate).
In seguito all'accordo di maggio sono state siglate tra i sindacati e l'Aran intese per la scuola (circa 1.130.000 lavoratori), i ministeriali (261.000 addetti) e i vigili del fuoco (30.000), ma anche questi accordi - denunciano i sindacati - sono fermi al ministero dell'Economia e ancora non è arrivato in busta paga nessun aumento.
"Ci sforzeremo - ha detto Tremonti nella conferenza stampa con la delegazione del Fondo Monetario - per chiudere quanto più possibile i contratti nel 2005, siamo convinti che è un obiettivo da realizzare e realizzabile. È fondamentale - ha aggiunto - per alleggerire il 2006". "Non c'è bisogno di nessuno sforzo - avverte il segretario generale della Fp-Cgil, Carlo Podda - basta il rispetto delle regole. L'iter contrattuale dovrebbe essere chiuso dopo 45 giorni dalla prima firma all'Aran. L'infinita pazienza delle lavoratrici e dei lavoratori è esaurita. Questa situazione così confusa dovrebbe indurre unitariamente a pensare, nell'ambito della mobilitazione contro la Legge Finanziaria, ad una risposta più forte dei lavoratori pubblici per dare un segnale inequivocabile al Governo".
Il numero uno della Fps-Cisl, Rino Tarelli considera "inaccettabile" l'attesa di due anni per il rinnovo dei contratti subita dai lavoratori pubblici e contro il rischio di un ulteriore ritardo avverte che il sindacato si prepara a reagire. "I lavoratori pubblici - dice Tarelli - si sono impoveriti di molto negli ultimi due anni, il prossimo biennio, visto che per il 2006-2007 non sono stati stanziati fondi, sarebbe il colpo di grazia per i loro salari". Sulla stessa linea anche il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo secondo il quale chiudere tutti i contratti pubblici "è un obbligo per l'esecutivo. Il governo - afferma - avrebbe già dovuto sforzarsi poiché ha sottoscritto impegni precisi e per tutti i lavoratori pubblici. Chiediamo una rapidissima chiusura dell'iter per i contratti già firmati e la immediata apertura dei tavoli mancanti, al fine di chiudere tutta la tornata ed evitare una grande ripresa della conflittualità nel pubblico impiego". Per l'immediata chiusura dei contratti si sono dichiarati inoltre l'Ugl che con Renata Polverini ha chiesto al Governo di "rispettare gli accordi" e le Rdb che tornano a chiedere il ripristino di un meccanismo automatico di adeguamento delle retribuzioni all'inflazione.