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Il Piccolo-Pubblico impiego, ancora uno sciopero generale

L'altro fronte aperto riguarda gli effetti della politica "tagliaspese" posta in essere dal governo: per Cgil, Cisl e Uil si è di fronte a una sorta di "doppio taglio" Pubblico impiego, anc...

21/05/2004
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Il Piccolo

L'altro fronte aperto riguarda gli effetti della politica "tagliaspese" posta in essere dal governo: per Cgil, Cisl e Uil si è di fronte a una sorta di "doppio taglio"
Pubblico impiego, ancora uno sciopero generale
E' l'ottavo in due anni. Oggi scenderanno in piazza a Roma almeno 300 mila persone per chiedere i contratti


ROMA Cgil, Cisl, Uil scommettono che oggi a Roma scenderanno in piazza almeno trecentomila persone. Sono i dipendenti del pubblico impiego, arrivati all'ottavo sciopero generale degli ultimi due anni.
I sindacati chiamano tutti a scioperare per due ordini di ragioni. Da una parte si chiede la chiusura dei contratti, sia degli statali, sia dei dipendenti dell'Università che devono ancora avere il rinnovo del precedente biennio, visto che il loro contratto è fermo al 2001.
Tutti gli altri lottano per il rinnovo del secondo biennio, ma si scontrano contro le chiusure del governo Berlusconi che, dopo aver promesso nuovi finanziamenti, ha in realtà chiuso i rubinetti.
L'altro fronte aperto riguarda gli effetti della politica "tagliaspese": non rinnovando i contratti e continuando in generale a deprimere il mondo del lavoro pubblico si avranno effetti negativi anche sui servizi. Cgil, Cisl, Uil lamentano insomma un doppio taglio: alle spese per gli stipendi e un taglio alle spese per il Welfare e per l'istruzione e la ricerca. Gli slogan dello sciopero di oggi saranno dunque legati al contratto nazionale e alla difesa del welfare.
Il corteo partirà za della Repubblica e arriverà a San Giovanni. Sul palco della grande piazza parleranno i tre segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti. A Roma arriveranno con i treni e i pullman i dipendenti delle pubbliche amministrazioni - Regioni e autonomie locali compresi - di tutto il Paese. Molto rappresentato - sempre secondo le rilevazioni sindacali della vigilia - il mondo della scuola.
I professori sono ormai da mesi sul piede di guerra per gli effetti negativi della riforma e per le chiusure reiterate del governo a proposito delle richieste contrattuali. Molto sentito anche il problema della mancanza di risorse per la scuola pubblica (è di questi giorni la polemiche sui corsi di inglese).
Altro elemento che politicizza la protesta è quello relativo a due grandi questioni che sono ancora lasciate in sospeso: il fisco e le pensioni. Il governo ha scelto di aspettare l'esito delle elezioni per attuare la politica dei tagli alle tasse e ha ammorbidito, anche se parzialmente la sua linea sulle pensioni. Ma sia sulla riforma previdenziale, sia su quella fiscale i sindacati confederali ribadiscono il loro doppio no. La riforma delle pensioni penalizzerà soprattutto i giovani di oggi, mentre la riforma fiscale di Tremonti premia solo le fasce di reddito più alte. Ieri il ministro Buttiglione ha confermato che la riforma fiscale non si realizzerà in poche settimane e che non dovrebbe comportare tagli al Welfare. Il viceministro dell'economia, Baldassarri conferma che il governo è all'opera in queste ore per arrivare al taglio delle tasse e che il vero allarme non è il deficit pubblico, quanto la mancata ripresa economica. In questa situazione e in questo clima di scontro politico, è saltata ieri la prevista audizione in Parlamento del ministro Tremonti sullo stato dei conti pubblici. Il presidente della commissione bilancio, Giorgetti, ha parlato di cause tecniche.
Risultato: tutto rimandato alla prossima settimana. Intanto le opposizioni scendono in campo anche nell'economia: i Ds sostengono lo sciopero e chiedono una svolta nella politica economica italiana.
Paolo Andruccioli


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