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Il premier e la scuola pubblica. Amore a prima svista

di Antonio Valentino

22/04/2011
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ScuolaOggi

Il nostro premier ama la scuola. Nelle ultime settimane le ha dedicato due interventi che hanno lasciato il segno. Più che le sue ormai famose barzellette.
L’ultimo intervento l’ha pronunciato durante una iniziativa dell’Associazione Nazionale delle Mamme Italiane DOC, che esiste da quando lui l’ha nominata. È lì che lui ha esternato il suo ultimo fervente messaggio d’amore verso la scuola pubblica: “Non mandateci i vostri figli perché lì li inculcano”.

Sull’argomento siamo in possesso di sue ulteriori dichiarazioni autentiche, rese dopo un incontro
con un astro crescente del suo clan, la Santanchè, che di meglio non ce n’è.
 
“Tutti mi osannano perché ho creato un impero dal nulla. Un vero miracolo che neanche dio padre.
Ma il mio più vero e grande miracolo è lui, il popolo italiano. Gli ho rifatto l’identità. Avete visto
come mi adora!
“Eppure di cose indicibili – se posso dirlo in sincerità - ne ho ben fatte e, modestamente, continuo a
farne con successo.
“E più ne faccio e più mi osannano. A dirla tutta, è da un po’ che io stesso me ne vergogno. Ma
loro, niente. Bevono. E più ne faccio e più mi adorano.
Prendete la storia di Ruby. Io la sparo grossa perché ho le mie ragioni: – Ruby, nipote di
Mubarak -; e gente istruita, con tanto di lauree di ogni tipo, avvocati, padri di famiglia, deputati, ci
abboccano. Che neanche il Calandrino della novella.
“Racconto storie sconce – perché nessuno è così “fuori” che non le reputi tali - e barzellette per
gente depressa; e tutti a ridere. Di fronte a tanta demenza collettiva mi vengono i brividi . Ma, pure
e insieme, li bacerei, uno ad uno, tutti i miei fans, e li ringrazierei, perché è la loro devozione il
mio vero miracolo. Giovani, vecchi, anziani, donne, tante donne, compresa la casalinga di Voghera.
Gente normale. Anche operai, commercianti. Preti e miscredenti. E la Moratti con Carfagna e
Santanchè – che ho fatto ministre e dio sa perché -. Chiaramente, sono un portento, un vincitore, un dio. Sono dio. Nonostante.
 
“Ma, se ci pensate, dare spazio al mio senso di vergogna significherebbe farla finita con questo vero e proprio miracolo. Capite adesso perché odio gli insegnanti e i magistrati?
 
“Ma non solo gli insegnanti di sinistra. Odio in generale tutti gli insegnanti delle scuole pubbliche.
Perché, come già detto, inculcano. E inculcano principi che possono vanificare il miracolo. E lo
fanno senza pudore. E se devo dirla tutta, mi fanno anche senso.
“E odio la scuola pubblica, perché lì non c’è controllo e trovi sempre qualcuno che ti insegna che,
come si dice, il re è nudo (anch’io, spesso e senza remore, ma è un’altra cosa. Vuoi mettere).
Le private invece, quelle sì, hanno un futuro. Lì il controllo è assicurato e i valori sono su misura e
confezionati a piacere. A richiesta, l’offerta può essere addirittura ‘a la carte’.
“Per questo dico le cose che dico sulla scuola pubblica.
“Ho un vero progetto, al riguardo. Tutto calcolato. Siamo già a buon punto. Prima Letizia e poi
Maria Stella. Il meglio del Silvio pensiero sul declassamento. Mi capite? La prossima è la Minetti -
che sa il fatto mio – a completare il quadro.
 
“E i magistrati? Stesso discorso. Sono fermi, pensate, alla rivoluzione francese. 1789! Ci credete?
Sono passati più di due secoli e insistono ancora sull’Uguaglianza. Ma si può? E sulla Giustizia e
sulla Libertà. Per tutti, nientemeno! Ma questo è populismo.
E poi non credono ai miracoli. Ma si può?
Atei. Atei e comunisti. È per questo che non andiamo d’accordo. Non c’entrano i reati che posso
aver commesso. Ma che c’entra? Qui c’entra la rivoluzione francese. E vogliono fare processi a me.
E distruggere sogni e speranze della gente. Ma li sistemo io. A 330 deputati ci arrivo come fosse
niente. E vedrete che il miracolo viene meglio che a Lourdes o a San Giovanni Rotondo. (Padre Pio mi ha sempre dato una mano).
 
“È qui la mia potenza. E non dove pensate voi. Che, lì, è rimasto poco. Oltre alle barzellette.
La conferma vera è quando la gente – tanta gente – mi applaude esaltata e ride alle mie battute.
Che a me, detta in tutta sincerità, fanno anche pena. Credetemi. Però ne godo anche, perché la gente si commuove addirittura a sentirle. E me lo dicono anche, senza farsi sentire, per pudore: - Sei un vero clown -. Lo dicono con affetto, ovvio. E queste cose mi fanno sentire alto; e con i capelli. Che per me è il massimo. E mi dimentico della mia vergogna.
“La conferma vera dell’adorazione è quando chi lavora con te ti farebbe qualunque cosa per farti
piacere. Prendete un La Russa.
Gli avete visti gli occhi? E il pizzetto? Quando lo vedo al Consiglio dei ministri mi tocco sempre;
e pure le ministre. Per dire. Ma anche sua moglie, mi dicono. È un indiavolato. E, per di più, senza
principi. Che quando uno è senza principi a me mette i brividi. Perché mi viene in mente Mamma
Rosa che me li ha dati tutti, i principi. Sebbene non so dove li ho messi. Ha, la memoria!
Però anche uno come lui - per quanto -, come tutti i miei devoti, mi esalta, anche se mi provoca
conati. Capite? E questo per me è anche un dramma.
E’ vero: tutti i grandi sono tali perché hanno i loro drammi. Che scaricano sugli altri.
Ma io so come uscirne. Ho un progetto. Che non vi dico. Posso solo dirvi che non è una barzelletta.
E sarà il mio più grande miracolo. Ancora due anni e vedrete. Il papa in persona mi ringrazierà.
E mi benedirà, liberandomi, col mio permesso, dal senso di vergogna e disgusto che mi porto
dentro”.
 
Però! Geniale! Ho sempre detto che il nostro Premier è sprecato per un paese come il nostro. Io lo
vedrei bene in Russia. Che è bella grande. Lì, tra l’altro, c’è Putin, suo amico per la pelle. Che ne
dite?