Il prof economista: Scuola da ricucire e io farò il sarto
Patrizio Bianchi Ministro Pubblica Istruzione
Con il professor Patrizio Bianchi finalmente un industrialista torna nella stanza dei bottoni di un paese che si regge sulle fabbriche e sull'export. Il premier Mario Draghi, con l'evidente approvazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, affidando l'istruzione a Bianchi lancia un segnale strategico di attenzione alla scuola e ai giovani in una fase in cui il Paese riceve una grande quantità di risorse europee tramite un piano che si chiama Next Generation Eu, un piano cioè fatto soprattutto per i giovani che oggi frequentano le nostre scuole.
Bianchi incarna questa speranza da anni. È stato professore universitario per una vita in una regione come l'Emilia-Romagna (dove è stato assessore a scuola e lavoro per un decennio) dove il connubio fra la aule e il mondo del lavoro funziona. Ha insegnato economia industriale, è stato rettore e coordinatore dei rettori italiani, ha una antica passione per le fabbriche e per i numeri e ha fatto costruire in Emilia uno dei più importanti calcolatori europei perché - sostiene - «chi saprà gestire i dati gestirà il futuro». Ha il cuore che batte a sinistra ma senza fanatismi appartenendo alla migliore scuola prodiana. Per capirci: da assessore dell'Emilia riuscì a dirottare nella motor valley investimenti per centinaia di milioni che l'Audi aveva destinato alla Svolacchia allettando i tedeschi con ghiotti incentivi e pronunciando qualche chiara parolina nelle orecchie dei sindacalisti che firmarono un contratto aziendale dolce.
DUE OBIETTIVIChe cosa farà Bianchi all'Istruzione? «Il sarto», dice lui mentre saluta velocemente al telefono dovendo rispondere a valanghe di messaggi di auguri. Il mondo della scuola - e non da poco tempo - è dilaniato da gestioni confuse: riforme su riforme si sono accavallate. Il risultato è un puzzle indecifrabile dove a eccellenze assolute si accompagnano veri e propri disastri come l'impossibilità per la stragrande maggioranza delle scuole superiori di iniziare l'anno con tutti i professori al loro posto.
Ricucire un vestito strappato in gran parte ma di grande fattura in altre è compito improbo. Per quel che si può scrivere nel suo primo giorno di scuola, Bianchi ha in mente due operazioni. Sul piano strategico intende aprire «una vera fase costituente per la scuola per farne il motore di una crescita di un paese che da troppo tempo è bloccato». Che cosa significa? Che la scuola deve aprirsi ai cambiamenti del mondo del lavoro e delle tecnologie e deve formare nuove competenze. Le idee di Bianchi sono condensate nel suo ultimo libro edito dal Mulino Nello specchio della scuola.
Ma poi c'è il piano tattico: il precariato enorme, i concorsi che non si fanno, le nomine che arrivano a gennaio invece che a agosto. Un lavoro durissimo perché bisognerà intaccare tantissime rendite di posizione e non c'è mai riuscito nessuno.
Diodato Pirone