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Il Riformista: Homo ancora poco sapiens

darwiniana

12/08/2006
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Il Riformista

DARWINIANA.

SFIDE DI ORLANDO FRANCESCHELLI

La premessa è sicuramente attuale: la teoria darwiniana dell’evoluzione è attaccata, ancora oggi, con un accanimento senza equivalenti in altri campi della scienza. Anzi: mediante attacchi che proprio di scientifico hanno ben poco. Come documentano egregiamente anche due libri tanto chiari ed agili, quanto efficaci. Specie per quei lettori veramente interessati a sentire le ragioni, queste sì scientifiche, per cui la storia della vita sulla terra, è precisamente quella a cui pensava Darwin. Parliamo dei recenti lavori, editi dal Mulino, del biologo e paleontologo, docente alla Sapienza di Roma, Giorgio Manzi: Homo sapiens. Breve storia naturale della nostra specie, e del filosofo della scienza, docente alla Bicocca di Milano, Telmo Pievani, La teoria dell’evoluzione. Attualità di una rivoluzione scientifica.
Pievani ricostruisce l’odierna teoria dell’evoluzione paragonandola ad una sorta di velivolo dotato di quattro propulsori: quello della variazione, della selezione, della speciazione ed infine «il motore dei processi ecologici su larga scala», ossia le dinamiche della macroevoluzione, dalla geografia delle specie, all’evolvibilità. E’ dalla spinta assicurata da questi quattro motori che «derivano la diversità e la complessità delle forme e degli adattamenti che ammiriamo nel mondo naturale». Quel palcoscenico «sontuoso» e «stupefacente» dinanzi a cui ci mette la storia dell’evoluzione. E che può essere capito soltanto grazie alle scoperte fatte da Darwin.
Ovviamente, la scienza progredisce e anche la teoria dell’evoluzione è stata ampliata da conoscenze di cui il grande naturalista inglese era del tutto ignaro. Basti pensare alle leggi di Mendel e alla genomica. Eppure, il nucleo fondamentale «su cui poggia ancora oggi l’intera architettura», continua ad essere quello darwiniano: nascita continua di variazioni; loro ereditarietà o trasmissione di generazione in generazione; azione cumulativa della selezione naturale che premia i portatori di mutazioni vantaggiose.
La comunità scientifica semplicemente non conosce nessun’altra teoria dell’evoluzione, in grado di spiegare qualcosa prescindendo da tali meccanismi. Confermati da prove sperimentali schiaccianti. E delineati appunto da Darwin. A cominciare dall’«intuizione fondamentale» che le variazioni non insorgono per realizzare un disegno già predeterminato, ma sono casuali. Meglio, precisa Pievani: «contingenti rispetto al contesto di evoluzione e di sviluppo». E’ anche la convinzione di Manzi: solo al «robusto corpo di conoscenze chiamate darwinismo», dobbiamo il definitivo consolidamento dell’idea di evoluzione biologica. E, in definitiva, la possibilità di capire la storia naturale della nostra stessa specie.
I protagonisti e gli snodi decisivi di questa storia - dall’antropologia degli illuministi, alle teorie di Darwin e Gould, fino ai contributi della paleogenetica - Manzi si era proposto di presentarli col rigore della scienza e l’affabilità del racconto. Proposito sempre lodevole. E in questo caso coronato da successo: la sua ricostruzione «dell’umanità in quanto specie animale», sgombra pacatamente il campo da non pochi equivoci. Anche da quell’autentica «chimera» chiamata anello mancante: il tassello a lungo ed erroneamente ritenuto indispensabile per poter agganciare al resto dei viventi anche quel «particolare tipo di primate che si è auto-denominato Homo sapiens».
Alla fine, di antenati Homo sapiens ne ha trovati persino in quantità. Ciò che sembra fargli ancora difetto, teme anche Manzi, è piuttosto la sapienza «intesa come consapevolezza e saggezza». Come dire: diventare anche di fatto sapiens, è il vero compito che è davanti a noi. Quello che anche il paziente lavoro della ricerca scientifica può aiutarci ad assolvere. Senza riduzionismi scientistici. Né indifferenza verso le facoltà anche filosofiche ed etiche dell’uomo. Ma anche senza polemiche tanto insistite quanto sterili - e sospette - contro il contributo che la scienza offre a tutti per diventare non meno, ma più consapevoli di se stessi.