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Il Riformista-La Moratti torna a Berlinguer e la riforma alza bandiera bianca.

Scuola. Il fallimento di un progetto di Giovanni Cominelli. La Moratti torna a Berlinguer e la riforma alza bandiera bianca. La licealizzazione degli istituti tecnici, cara a Confindustria, snat...

03/02/2005
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Il Riformista

Scuola. Il fallimento di un progetto di Giovanni Cominelli.

La Moratti torna a Berlinguer e la riforma alza bandiera bianca.

La licealizzazione degli istituti tecnici, cara a Confindustria, snatura la legge.

La legge 53 del 28 marzo2003 (la legge Moratti) prevede di articolare il secondo ciclo dell'istruzione in due canali: quello liceale e quello dell'istruzione e formazione professionale. Il nuovo quadro istituzionale lascia in capo allo Stato la definizione delle norme generali dell'istruzione e affida alle Regioni la competenza esclusiva dell'istruzione e formazione professionale. L'idea di un'articolazione in due canali nasce dalla constatazione dell'ormai ventennale fallimento dell'attuale architettura del sistema. Su 6.613 istituti di istruzione secondaria secondaria, con ben 670 indirizzi/prove di esame finale, le sperimentazioni incominciate negli anni '90 ne hanno coinvolti 5.026: una sorta di "riforma fai da te", nell'impotenza dalla politica. Le sperimentazioni hanno licealizzato progressivamente il sistema degli istituti tecnici, con un aumento spropositato del numero di materie e pertanto di ore a scuola. Fu il sottosegretario all'Istruzione Beniamino Brocca, con il tacito consenso generale di forze di governo e di opposizione, di sindacati, di Confindustria e di amministrazione centrale a spingere per via puramente amministrativa verso la licealizzazione. Questa politica ha elevato incredibilmente e costosamente il numero degli addetti e abbassato la qualità dell'offerta formativa. I risultati si sono rivelati drammatici per le giovani generazioni dell'ultimo quindicennio.

L'Italia è all'ultimo posto dei quindici paesi della Ue. (Quaderni annuali dell'istruzione anno 20022) per scolarizzazione e formazione dei giovani tra i 15 e i 19 anni. Le recentissime indagini Pisa, che saranno oggetto di una conferenza nazionale a Roma il 9-10 febbraio prossimi, confermano il quadro di fallimento, dispersione, disaffezione. I tassi di assenteismo dei ragazzi sono altissimi e in crescita. Secondo un'indagine di Assoutenti, nei licei del Sud è del 22%, nei professionali del 32%. Secondo un'indagine Pisa del 2000, concernente l'atteggiamento degli studenti verso la scuola, il 38% dei quindicenni italiani si dichiara d'accordo con la seguente affermazione: "La mia scuola è un luogo dove non ho voglia andare". L'età media di ingresso dei nostri giovani nel mercato del lavoro è tra le più elevate al mondo, oltre i 25 anni. Di fronte a questi scenari, dentro i quali si bruciano intere generazioni giovani, la bozza di decreto legislativo che dovrebbe attuare la delega della legge 53 appare in patente contraddizione con lo spirito e la lettera della riforma. A tal punto che "documento di Forza Italia per le consultazioni del ministro sul secondo ciclo di istruzione e formazione" - sotto gruppi parlamentari, dall'assessore lombardo alla formazione regionale Alberto Guglielmo, da Mario Mauro, responsabile scuola di Forza Italia. europarlamentare e uomo-chiave di Roberto Formigoni - denuncia "alcune discordanze con la legge di riforma, che potrebbero addirittura inficiare i propositi cambiamento e di innovazione". Meno eufemistico Mario Mauro: che senso aveva abolire la legge Berlinguer per fare, alla fine, la sua politica? Sulla stessa linea I'Udc e persino Beniamino Brocca in palese e dichiarata auto-critica.

Il progetto di Luigi Berlinguer era ispirato alla filosofia "tutto nella scuola, tutti nella scuola". La formazione professionale statale e regionale si integrava in funzione preziosa, ma ancillare, attorno al nucleo forte dell'istruzione scolastica formale: appunto "il sistema formativo integrato". L'opposizione di centro-destra dell'epoca obbiettava che un tale sistema avrebbe continuato a produrre i fallimenti e la dispersione. Una volta al governo, impiantò una filosofia del tutto diversa, abolendo, en passant, la legge 30 di Berlinguer. Ora, che cosa fa la bozza di decreto sul secondo ciclo? Divide il sistema secondario in due filiere: allo Stato i licei (otto: artistico, classico, economico, linguistico, musicale e coreutico, scientifico, tecnologico, delle scienze umane - l'artistico, l'economico e il tecnologico si articolano in indirizzi), alle Regioni i percorsi professionalizzanti. Questa formulazione lascia (volutamente?) del tutto incerta la collocazione degli attuali istituti tecnici: nei licei o nell'istruzione tecnico-professionale? Nel primo caso, poiché gli studenti dei licei attuali sono il 42% dell'utenza, quelli dei tecnici il 37%, ne conseguirebbe che il 79% degli studenti verrebbe a trovarsi in una scuola licealizzata e gestita dallo Stato, il 21% nell'istruzione professionale, gestita dal le Regioni. L'effetto più clamoroso sarebbe la perdita di "terminalità" professionalizzante degli istituti tecnici, che confluirebbero nei licei, la cui caratteristica è, viceversa, la "propedeuticità" verso i livelli superiori dell'istruzione. Si tratta dello scenario peggiore possibile, che continua tendenze già in atto e anzi le legittima per via legislativa. I risultati sono stati descritti appena sopra. Quanto ai licei, poi, conservano un numero abnorme di materie, unitamente alla pur giusta diminuzione del numero di ore. Risultato: i nostri studenti "sapranno nulla di tutto", come le indagini internazionali dimostrano.

Perché questo scarto improvviso del ministro Moratti nell'attuare la riforma Moratti? La spiegazione c'è, naturalmente. Oltre il Parlamento, che rappresenta i cittadini, oltre i partiti, che rappresentano elettori orientati, oltre le leggi sono ben vivi dei poteri extraparlamentari, che hanno la forza e la volontà di piegare il Parlamento ai propri interessi, tanto legittimi quanto particolari. Intanto Confindustria. Essa propone che gli istituti tecnici continuino a fare i tecnici, ma si chiamino licei e che pertanto siano, sul modello francese, tre filiere: licei generalisti, licei tecnologici, licei professionali. L'ircocervo filologico svela un'assoluta preferenza per la gestione statale e un cinico disinteresse perla sorte di decine di migliaia di studenti "dispersi", tutto ciò in barba alla retorica degli interessi generali del paese e della valorizzazione.