Il sonno degli ingiusti e la perdita della memoria
di Franco Labella
Stavolta non sono d’accordo con Susanna Camusso.
Ieri sera, a “In onda”, ha dichiarato che sarebbe bene, per dare il giusto rilievo alla Giornata della Memoria, per ricordare degnamente la Shoah, non citare nemmeno B. e la frase che ha pronunciato ieri mattina alla manifestazione di Milano.
E no cara Susanna.
Stavolta sbagli.
Perché i miei studenti sicuramente conoscono B., meno sicuramente sanno chi fu Perlasca ed ancora meno sicuramente hanno sentito parlare dello Yad Vashem e dei Giusti di Israele.
Già è tanto se hanno visto Schindler’s list ma giusto perché nei cineforum scolastici, per fortuna, non manca mai come Benigni.
Ma quelli sono film, anche storie vere ma di cui si vede la trasposizione cinematografica.
Pure io consiglio ai miei studenti, quando parlo delle leggi razziali del 38, di leggere almeno Il giardino dei Finzi-Contini.
Ma è un romanzo.
B. , invece, è in carne ed ossa.
Dicono le cronache che B. prima ha testualmente affermato “Il fatto delle leggi razziali è stata la peggiore colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene” e poi si è addormentato durante la cerimonia.
In realtà dormiva in entrambi i momenti.
Solo che lo so io, non i miei studenti.
Il suo sonno, perciò, rischia di produrre effetti assai negativi sui miei studenti.
Quando studiamo la storia costituzionale italiana incontro enormi difficoltà.
Perché i miei studenti già oggi , A.D. 2013, ignorano la storia del loro Paese.
E i miei, i pochi sopravvissuti allo sterminio gelminiano del Diritto, la studiano ancora la storia costituzionale italiana.
Non oso pensare cosa avviene oggi, cosa avverrà dall’anno scolastico prossimo là dove è invalso il paradosso della “educazione alla legalità senza le Leggi”.
Non oso pensare agli effetti della frase di B. dove , come spesso capita, “prof., in Storia ci siamo fermati alla Prima guerra mondiale”.
Così mi ha risposto uno studente arrivato da una “passerella” di un prestigioso Liceo Classico al colloquio integrativo di Diritto.
Già solo per questo dovrei stramaledire B. e la Gelmini.
Perché gli studenti italiani non sanno nemmeno il nome del Re durante il fascismo, figuriamoci che qualcuno colloca Mussolini nell’800, sono perfino convinti che la Costituzione (evidentemente ritrovata nell’uovo di Pasqua, come le sorprese della Kinder) l’abbia approvata il popolo con il referendum del 2 giugno 1946.
Colpa della Storia non studiata alle medie alla faccia della revisione dei programmi morattiani e gelminiani?
Colpa di “Cittadinanza e Costituzione”, la materia gelminiana che non c’è?
Colpa della circostanza che non leggono un giornale e non guardano un tg?
Colpa di Facebook che dà l’illusione di tanti “amici” ma non serve a capire e conoscere i nemici, quelli veri, quelli che hanno sterminato milioni di esseri umani?
Shlomo Venezia ed altri sopravvissuti ai campi di sterminio hanno girato, fin che hanno potuto e vissuto , girato le scuole.
Ovviamente andavano in giro perché invitati da docenti e dirigenti scolastici.
Il racconto degli umani, nonostante tutto, è ancora il “film” più avvincente persino per i giovani adolescenti dell’era degli IPad e degli IPhone.
B. rischia, proprio per questo, di diventare il prof. di Storia e pure di Diritto dei miei studenti.
C’ha già provato da Santoro a prendere il mio posto.
Ora ci riprova.
Ma il problema non è il mio posto.
Il problema è cosa sapranno del fascismo, di Mussolini, degli ebrei sterminati i figli e i nipoti di Serena, Jamil e dei tanti altri miei studenti che oggi sanno di Levi (Primo e Carlo), sanno dell’art. 3 della Costituzione e pure del 22, l’anno e l’articolo della Carta.
Perché gli umani passano.
Ma la Storia resta.
Se la si studia e se chi la insegna sa cosa dire.
Passerà anche B.
Ma se restano le sue parole e non quelle di Shlomo Venezia poi dovremo capire anche a cosa servono i tablet tanto amati da Profumo.
Perché sui tablet, poi, ci finisce B. e non Perlasca.
Perché sui tablet ci possono finire i libri di Storia dei revisionisti che negano l’Olocausto e non Concorrenza sleale di Scola.
Dipenderà solo dai “Like” o “Mi piace.”
Per lo meno se non ci sarà chi potrà spiegare l’orrore di un “Like” ad Auschwitz.
Magari con la Carta costituzionale alla mano e con un buon Guccini d’annata visto che siamo nell’era multimediale e dei tablet.