Il tam tam della nuova Onda. La tattica nasce su Facebook
Le assemblee resistono, ora spopolano social network e Skype. Simboli e convocazioni: così i ragazzi organizzano la contestazione
MILANO — Per smuovere i compagni milanesi parte il tam tam su Facebook: «Gli studenti entrano in Senato!!! Diffondete!!! Che famo a Milano???». Il messaggio arriva, anche qui si scende in piazza.
Ogni collettivo ha la sua pagina sul social network nato nei campus, ma quelli che contano, e che fanno la differenza in questa nuova Onda degli «indisponibili» sono i siti specializzati, che si sono costruiti negli anni e ora fanno rete: globalproject, ateneinrivolta, coordinamentouniversitario. Tra i più seguiti uniriot. Francesco Raparelli, dottorando in filosofia politica a Roma, è uno dei redattori-editorialisti. «Il sito nasce nel 2005 dopo il ddl Moratti». Non solo gestione pratica dei movimenti. Internet diventa «il luogo dove si elabora un discorso teorico sui fatti del giorno, si definisce l’organizzazione politica».
C’è sempre, come una volta, il momento centrale dell’assemblea per prendere le decisioni, ma poi il web serve a riordinare le idee. La sera a casa si accende il pc. Si parla via skype, si consultano i giornali online, si leggono gli interventi agli indirizzi di riferimento, eventualmente si scrive per animare il dibattito. Poi certo si verifica anche l’orario del concentramento del giorno dopo.
Una volta in strada funziona soprattutto il cellulare. Per riprendere video da mettere online, ma soprattutto per telefonare, ai contatti giusti. «In manifestazione c’è un incaricato agli aggiornamenti», spiega Davide Filippi, studente di scienza politiche a Padova. Parte così in mattinata l’avviso dello striscione sulla Torre di Pisa. Si muove la piazza romana, direzione Colosseo. Dall’interno del monumento occupato partono gli sms, a un numero prestabilito, con frasi del tipo «gli studenti superano i tornelli ed entrano», subito online. «Niente di premeditato, è successo tutto per imitazione». Il contagio raggiunge Torino, e arriva fino alla Basilica di Sant’Antonio di Padova. «La tecnologia è ormai parte della protesta — continua Davide —: si fa mobilitazione e si diffondono le idee». Migliaia in piazza e in ogni città almeno uno davanti al computer, a casa.