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Il Tempo: Scrutini finali: scoppia la guerra sul voto di religione

la contrapposizione è tra la Flc-Cgil e associazioni cattoliche

05/05/2007
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Il Tempo

di CAMILLO SAVONE

DOPO il «caso Andrea Rivera», ovvero delle frasi «incriminate» del presentatore del concerto del 1° maggio in piazza San Giovanni ad indirizzo della chiesa cattolica, c’è un’altra guerra di religione che, seppure sotterranea, si sta consumando nei banchi di nebbia nei quali annegano i banchi (e le cattedre) di scuola. Stavolta la contrapposizione è tra la Flc-Cgil e associazioni cattoliche: il merito riguarda la validità del voto dei docenti di religione cattolica in sede di scrutinio finale nelle scuole medie e superiori; il sindacato più rappresentativo della sinistra sostiene l’inammissibilità del voto ai fini della bocciatura o promozione mentre le associazioni cattoliche vogliono l’equiparazione della materia con le altre curriculari. In mezzo, naturalmente, c’è la normativa ministeriale che negli anni passati è stata letta con uniformità verso la non ammissibilità del voto di religione; tuttavia i tempi cambiano e gli integralismi crescono fino a far retromarcia, complice la nuova norma che, ad esempio, impone nella media l’ammissione agli esami finali di tutti gli allievi salvo poi valutarli in sede di prove finali e tornare, com’era un tempo, anche alla bocciatura. «Ci giunge notizia – scrive la Cgil scuola – che anche per improvvido intervento di qualche Tar, seguito da qualche zelante direttore generale, in talune circostanze non viene correttamente applicata la normativa da parte dei consigli di classe in materia di valutazione degli alunni che si avvalgono dell'insegnamento cattolico». Tanto è bastato per scatenare la querelle con la replica delle associazioni cattoliche e nel sindacato di categoria dei docenti di religione che ricordano come, in una nota ministeriale del giugno 2004 firmata Moratti si disponeva che «la materia religione cattolica, dal momento che ne viene richiesto l'insegnamento, assurge al medesimo rango delle altre discipline e concorre, quindi, sebbene mediante formulazione di giudizio e non di voto, alla valutazione globale e finale del profitto degli alunni». La scorsa settimana la Cgil ha replicato che il giudizio motivato, e non il voto, contribuisce solo «nel caso di voto determinate per la promozione o bocciatura». Ora la gatta da pelare passa al ministro che dovrà derimere la vicenda che a marzo liquidava con la sibillina nota: «I docenti della religione cattolica partecipano a pieno titolo alle deliberazioni dei consigli di classe concernenti l’attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento». Staremo a vedere.