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Il test inutile

Quello per gli aspiranti presidi è di un nozionismo assoluto e non ha alcuna attinenza con il ruolo di dirigente scolastico cui dà accesso il concorso

08/10/2011
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La Stampa

Se esistesse ancora una discreta capacità d’indignarsi, questa dovrebbe esprimersi a riguardo dei test che saranno sottoposti agli aspiranti presidi nella prova di preselezione del 12 ottobre prossimo. La vastità degli argomenti, dalla pedagogia al marketing, passando per informatica, lingua straniera, psicologia e tanto altro ancora, e il nozionismo dilagante (con la filosofia educativa di fior di pedagogisti ridotta a una parola), testimonia dell’assoluta mancanza di strategia e di attinenza alla realtà di chi tali quesiti ha confezionato.

Per non dire che la maggior parte degli attuali dirigenti scolastici, anche i tanti bravi che pur ci sono, probabilmente, non sarebbe in grado di superare la prova (occorre rispondere esattamente all’80 per cento delle domande), glissando per carità di patria sulla maggior parte della classe politica!

Chi scrive ha svolto, per anni, la funzione di collaboratore del preside, ed è in grado di assicurare che tutto il nozionismo che si vuole verificare non serve assolutamente a nulla per essere un buon dirigente scolastico. Una volta ancora, l’Amministrazione pubblica si mostra inefficiente, incapace di avviare meccanismi di selezione autenticamente atti a verificare capacità e competenze davvero necessarie all’incarico messo a concorso.

Eppure, migliaia di docenti, e io fra loro, forse perché consapevoli del fatto che questa è l’unica possibilità reale rimasta per un aumento di stipendio (dal momento che il rinnovo contrattuale è fermo da lungo tempo e gli scatti di anzianità sembrano ormai definitivamente archiviati), si sottoporranno al rito, con il non dissimulato timore che forse i giochi siano già fatti. Eppure la rinascita di un Paese in crisi come l’Italia dovrebbe partire dalla scuola, ebbene: proprio non ci siamo. In bocca al lupo a tutti i partecipanti.