Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Il Tirreno-I sindacati promettono battaglia

Il Tirreno-I sindacati promettono battaglia

I sindacati promettono battaglia "Faremo una dura opposizione su tutti i fronti dal contratto scaduto alle graduatorie dei supplenti" La Cgil denuncia: un dramma la scomparsa di 3.500 posti in quat...

31/08/2002
Decrease text size Increase text size
Il Tirreno

I sindacati promettono battaglia
"Faremo una dura opposizione su tutti i fronti
dal contratto scaduto alle graduatorie dei supplenti"
La Cgil denuncia: un dramma la scomparsa di 3.500 posti in quattro anni

LIVORNO. L'autunno della scuola sarà caldo. Mentre il ministro Moratti annuncia tagli, parola molto in voga ultimamente anche tra i suoi colleghi, i sindacati minacciano opposizione su tutti i fronti: dal contratto nazionale, scaduto già nel 2001, sino alla vertenza legale sui punteggi delle graduatorie dei supplenti, passando per la difesa di una scuola di "qualità" per tutti. Perché la minaccia all'istruzione, secondo le associazioni dei lavoratori, sembra essere generale.
"Quest'anno non ci sarà nessuna assunzione a tempo indeterminato. Un decreto ha interrotto tutte le ammissioni a ruolo". Per Francesco Brandani della Cgil-scuola della Toscana l'anno non poteva iniziare in maniera peggiore. "E poi c'è quella sentenza del Tar in sospeso che se fosse confermata potrebbe provocare un caos. Tutte le graduatorie dei supplenti andrebbero rivedute".
Brandani fa anche notare "en passant" che dell'adeguamento degli stipendi al livello europeo, promesso dal governo in campagna elettorale, non se ne parla nemmeno. E che questo "peserà sicuramente sulle trattative per il contratto nazionale ancora da rinnovare".
Ma ciò che lo preoccupa di più è il programma di tagli per i prossimi quattro anni che dovrebbe portare alla scomparsa di 35.000 posti di lavoro in Italia nel settore scuola (3500 nella sola Toscana, 458 quest'anno). "Tutto ciò potrebbe compromettere la qualità dell'insegnamento - osserva - e portare ad una diffusa precarizzazione". Il panorama delineato dall'esponente della Cgil è drammatico a tutti i livelli del ciclo scolastico.
Il taglio di personale nella scuola materna creerebbe un eccesso di domanda rispetto ai posti a disposizione e quindi lunghe liste d'attesa. Per quel che riguarda le elementari tutti i docenti sarebbero dirottati sulle classi. Ciò comporterebbe la rinuncia a tutte le attività formative estranee alle lezioni vere e proprie. "Ci sarà un impoverimento dell'offerta formativa - dice Brandani - e tagli anche all'alfabetizzazione alla lingua italiana dei figli di immigrati".
E poi ci sono le medie e le superiori che vedranno la moltiplicazione del numero di alunni per classe. Un ritorno all'inizio del secolo.
Non ultimo, anche se non immediato (sarebbe attuato a partire dal prossimo anno scolastico), è il problema della paventata riduzione delle scuole che porterebbe ulteriori disagi. "Non solo, come si potrebbe subito pensare - nota il sindacalista - per chi vive in montagna, ma anche nelle città. Molte delle scuole sotto tiro si trovano in zone fortemente urbanizzate, spesso in quartieri "difficili"". Brandani fa anche notare che è già previsto che spetterà a regioni e provincie decidere quali scuole accorpare. "Tocca a loro la politica scolastica, altrimenti non si rispetta la Costituzione."
Su questo tema interviene anche Raffaele Assante del sindacato autonomo Snals: "Questo progetto di riduzione legato a parametri fissi non influenzerà l'anno scolastico che sta per cominciare. Ma sembra che il governo voglia prepararci ai tagli già in programma con cifre false". Secondo Assante i parametri scelti dal ministero nascerebbero da un confronto con le scuole del resto d'Europa: "Se guardiamo agli altri paesi è vero che l'Italia ha uno dei rapporti alunni-docenti più bassi. Ma c'è un errore di metodo in questi calcoli. In Europa nel personale della scuola sono compresi soltanto gli insegnanti. Alle dipendenze del ministero in Italia abbiamo invece anche il personale tecnico e amministrativo che altrove dipende dagli enti locali".