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Il Tirreno-Riforma? no, occasione persa

UNIVERSITÀ RIFORMA? NO, OCCASIONE PERSA UMBERTO MURA Dovremmo proprio chiedere sc...

19/10/2005
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Il Tirreno

UNIVERSITÀ
RIFORMA? NO, OCCASIONE PERSA
UMBERTO MURA


Dovremmo proprio chiedere scusa al ministro Letizia Moratti per avere dubitato della sua predisposizione al dialogo e al confronto. Non ci eravamo resi conto che il ministro non era solo. Oggi è chiaro, infatti, per sua stessa dichiarazione ("La Stampa" del 3 ottobre), che i sindacati (Uspur, Cipur) e ben 2.500 firme di illustri colleghi che fanno riferimento alla Fondazione Magna Carta (presieduta dal docente universitario nonché presidente del Senato Marcello Pera) sostengono il ministro e gli danno forza.
Forse è per questo che, incurante di quella che definisce "minoranza molto rumorosa", il ministro si sia sentito in dovere di fare approvare il suo ddl al Senato ricorrendo al voto di fiducia. Un atto che, oltre alla "minoranza rumorosa", scavalca il doveroso confronto in Commissione cultura e un dibattito parlamentare.
Chissà quanti di quei firmatari di Magna Carta, leggendo questo capolavoro di ddl, si riconoscono ancora in esso e nell'arrogante strategia adottata per la sua approvazione: qualcuno riapra la sottoscrizione così da capire quanto ampi e motivati siano questi consensi che Moratti dichiara di avere.
In quanto alla "minoranza molto rumorosa", facendo riferimento a ben altra forza sindacale (Adrup, Cnu, Andu, Cgil-Snur, Cisl Università, Uil-Paur), si riconosce nel dissenso espresso da non si sa più quanti Senati Accademici, consigli di amministrazione di atenei, consigli, presisi e assemblee di facoltà, coordinamento dei ricercatori, studenti, dottorandi, precari, il Cun e la conferenza dei rettori. Sì anche la Crui che il ministro aveva individuato come suo interlocutore privilegiato. Una Crui che opponendosi finalmente con chiarezza al ddl, da interlocutore diventa oggetto di sberleffo.
Ed ecco la famosa "riforma" che vuole distruggere quanto di buono c'è ancora nell'Università pubblica: si tratta di un testo quasi illeggibile, contraddittorio e inapplicabile. Un progetto che si dichiara moralizzante, ma che appare concepito per mantenere scollato il mondo accademico dalla società civile.
Chi opera nell'Università oggi desidera, pretende che il suo fare venga sottoposto a vaglio, valutato per gli obiettivi che riesce a centrare nel rapporto con gli studenti e per la ricerca che riesce a produrre. Niente di tutto questo nella riforma Moratti, dove la moralizzazione dell'Università, la battaglia contro i conflitti di interesse dei famigerati "professori universitari" viene combattuta riportando i concorsi universitari a livello nazionale (un ridicolo specchietto per le allodole) aprendo nel contempo a forme di docenza "aziendale" i cui futuribili scenari non esigono particolari doti di fantasia per essere immaginati.
A nessuno, tra chi oggi continua a sostenere l'iniquità della "riforma Moratti, è mai venuto il dubbio che l'università esiga una riforma. Una riforma che faccia chiarezza dei diritti e dei doveri del corpo docente; che regolamenti l'accesso distinguendo il reclutamento dalla progressione di carriera; che ridimensioni l'attuale precariato a un accettabile periodo di formazione con adeguato margine di possibilità di assunzione e che riconoscendo la rilevanza della figura dell'attuale ricercatore universitario nella sua reale funzione docente, la istituzionalizzi come fascia d'ingresso alla docenza; una riforma che rifugga da malcelate ope legis e favorisca il ringiovanimento del corpo accademico, che fornisca strumenti per moralizzare e che nel favorire l'apertura degli atenei alle imprese non ne esalti l'asservimento.
Un'occasione persa per lei, sig. ministro, e una vera iattura per l'università pubblica.
Preside Facoltà di Scienze Università di Pisa