In viaggio con Simona “Mollo tutto a 40 anni per realizzare un sogno”
Simona Ferraiolo, 41 anni, ha una cattedra in Veneto. Nelle foto è in partenza da Palermo
13/09/2015
la Repubblica
Corrado Zunino
IL posto fisso salpa alle venti e quindici di venerdì, molo Vittorio Veneto. Simona Ferraiolo, 41 anni, è crollata al saluto dei figli. Corrado, di dieci, nella cameretta ha appena coperto la sua Palermo ricostruita con i Lego: «Ora che vado a vivere da papà non voglio farle prendere polvere ». Cristiana, nove anni, sulla lavagna di casa — c’è una lavagna in casa Ferraiolo, da martedì docente di ruolo — ha scritto:
«Non essere triste, io sarò sempre con te perché vai per una buona causa». Li ha portati a casa dell’ex marito, insegnante di educazione fisica, poi è scappata a fare il giro dei parenti, gli amici. Sua madre le ha chiesto tre volte se aveva bisogno di soldi per vivere così lontano — «tra due settimane fammi un bonifico di mille euro, così stai tranquilla » —, il padre le ha consegnato una cartellina con le altimetrie della provincia di Treviso, superficie e abitanti dei singoli comuni: a Cappella Maggiore l’umidità media è al 52 per cento. Si sono tutti trasferiti — madre, padre, sorella — da Palermo a Napoli dopo che ci si trasferì Simona, nel 1998: andò a lavorare da Max Mara. Ora la sorella le dice con un sibilo: «Non partire, non partire». Caso mai, la professoressa Ferraiolo per non esplodere, «vi trasferirete anche voi a Cappella Maggiore, eh».
L’idonea al concorso del 2012, già dipendente di Max Mara e contabile di una ditta familiare di ristrutturazioni edili, indossa gli occhiali graduati scuri, servono per vedere e per nascondere. Ha chiuso a mandata la sua bella casa in via Bentivegna, traversa ristrutturata di via Roma sopra il porto di Palermo. Ha caricato tre borse e una valigia in auto. «Volevo scendere in banchina a piedi, ma ho preso troppa roba».
Alle venti e quindici e qualcosa la Rubattino della Tirrenia con le sue quattro scale mobili e il vano slot machine disancora. Così, con la rotta via mare, si possono tagliare quattrocento chilometri a un viaggio da 1.449, dall’altra parte dell’Italia. «La notte tra l’uno e il due settembre », racconta quando si è sistemata in cabina e ha raggiunto il ristorante al ponte nove, «non avevo la forza di alzarmi da letto ». Era la notte delle assegnazioni delle ultime novemila cattedre, quelle ad alta probabilità di emigrazione. «Roma, Bologna, Pisa, mettevo in conto questi trasferimenti ». È stato il nuovo compagno, il titolare della ditta di ristrutturazioni, ora in viaggio con lei, ad aprire la mail proveniente del ministero dell’Istruzione: “Regione Veneto, provincia Tv”, sanciva. Francesco ha svegliato l’idonea di concorso: «Prima di guardare il computer è meglio che ti prendi un caffè». Provincia di Treviso, sì, non meglio definita. «Da dieci giorni piange», sorride il compagno.
Su questa nave c’è un’altra prescelta per il viaggio da millecinquecento chilometri, l’accompagnano i genitori. Sono tredici i prof siciliani che in tre giorni saliranno — in auto, in treno, in aereo, in nave — nella Marca trevigiana: dopodomani inizia la scuola, secondo le regole della Buona scuola. C’è Raffaella, ancora, che dall’interno di Agrigento oggi raggiungerà l’aeroporto di Catania, volerà a Fiumicino, affitterà un’auto e cercherà tre stanze a Prato. Lei porta con sé i due figli. «Non mi sento deportata», dice la docente Ferraiolo, «e, certo, non si possono portare gli studenti del Nord a Palermo, ma così è un frastuono, un’ansia, uno sconvolgimento. La tua vita stravolta in dieci giorni».
Simona Ferraiolo non è una precaria. Non ha fatto un giorno di supplenza, non è mai entrata in una classe, è in fondo alla classifica delle graduatorie per merito. «Sto togliendo il posto a qualcuno con più esperienza e punteggio, ma quello che vado a fare è profondamente mio». Madre insegnante, una laurea in Lettere con indirizzo archeologico e specializzazione su Palmira, insegnerà Italiano. «Sono pronta a riversare quello che so, che ho imparato con i miei figli, ai ragazzi di prima media». Non è certa del risultato: «L’assunzione è importante, sto perdendo gli alimenti, pagando un mutuo, sto cercando la mia indipendenza, ma se non sarò all’altezza dopo un anno dirò ai picciriddi : “Grazie, non posso continuare, vi bacio”. Questo non è un posto fisso, è la scuola». Al concorso 2012 — trecentomila candidati — non era neppure passata. Trentadue punti e mezzo, soglia minima trentacinque. «Ho fatto un ricorso con 150 euro, l’ho vinto ed eccomi su questa nave. Pronta a vivere la mia terza vita». A gennaio che farà? «So che pensa. Sì, la richiesta di trasferimento a Palermo è pronta. Non posso vivere senza i miei figli. Certo, verranno al Carnevale di Venezia, a Gardaland, a giocare a golf, ma qualche venerdì di rientro lo prenderò. Sono consapevole, ci rimettono i ragazzi in classe, la continuità didattica, ma se tu, ministero, crei una migrazione di massa il risultato non può che essere questo. Richieste di assistenza ai familiari in difficoltà, una nuova maternità. Tutto può servire per rivedere casa».
Diciannove ore di viaggio. Simona Ferraiolo ora è in auto, con il compagno e suo fratello. È passata per L’Aquila, poi l’A14. Ha prenotato un bed and breakfast a Montebelluna, ventidue chilometri dal provveditorato: «Domani mi dicono dove insegno, da dove riparto».