Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Incubi notturni di un professore-di Carlo Bernardini

Incubi notturni di un professore-di Carlo Bernardini

Incubi notturni di un professore di Carlo Bernardini https://www.galileonet.it/Sapere/bernardini_giu02.html Speravo che nell'idea di "progresso civile" fosse compreso il fatto che, quando uno e...

05/08/2002
Decrease text size Increase text size

Incubi notturni di un professore
di Carlo Bernardini

https://www.galileonet.it/Sapere/bernardini_giu02.html

Speravo che nell'idea di "progresso civile" fosse compreso il fatto che,
quando uno esce di scena per "raggiunti limiti d'eta'", lascia un mondo dove
molti dei problemi in cui si era imbattuto da giovane sono stati ormai
risolti. Mi accorgo con orrore (non e' una parola eccessiva) che non e'
affatto cosi'; anzi, al contrario, molte cose vanno decisamente peggio.

Ci sono due tipi di circostanze peggiorative: i caratteri individuali e le
modalita' sociali generali. I caratteri individuali possono essere
profondamente modificati e corrotti da nuove cattive abitudini:
indubbiamente; livelli elevati di benessere creano dipendenze inedite e
trasformano cio' che era faticosamente acquisibile in diritti. Le modalita'
sociali sono un problema piu' serio e piu' fumoso: ci si stanca di una
classe politica e se ne adotta un'altra che fa a pugni con la precedente;
convinti che il cambiamento sia risolutivo indipendentemente dai fatti (che
poi sono anch'essi abitudini: stili di vita, acquisizioni sociali). Tutto
cio' che e' eccezionale (immigrazione; privatizzazione; regionalizzazione;
europeizzazione; ecc.) rispetto al passato produce reazioni violente di una
parte della popolazione e innesca conflitti che possono turbare a lungo ogni
altro programma politico.

Si direbbe che la democrazia non sa consolidare le maggioranze; chi ha la
maggioranza politica non e' capace di migliorare la situazione per renderla
più stabile in circostanze nuove; sicché unica speranza appare
illusoriamente, a una nuova maggioranza, il cambiamento radicale, la
sconfessione dei risultati precedenti. Fare il contrario: ma ha senso?.
L'essere "conservatori" non e' stato, spesso, un merito, una qualita'
apprezzata. Forse l'aggettivo ha indicato sinora persone che intendevano
conservare dei privilegi. Ma anche una comunita' nazionale sviluppata ha,
nel suo insieme, dei privilegi nella piu' vasta comunita' mondiale: per
esempio, puo' essere colta, aver curato il suo patrimonio artistico, aver
sviluppato la ricerca scientifica. Questi privilegi meritano di essere
conservati, sono costati fatica e impegno, sono patrimonio di tutti.
Metterli in pericolo significa introdurre elementi di barbarie, in nome di
privilegi deprecabili di altra natura.

Nel mondo di oggi, i livelli di civilta' faticosamente raggiunti da alcuni
Paesi sono messi costantemente in pericolo da due spinte barbariche:
l'integralismo religioso e la logica del profitto. L'integralismo religioso
e', tutto sommato, piu' facile da confutare almeno a parole: si afferma
quando il livello della cultura generale si abbassa e la popolazione
sostituisce alle conoscenze e alla razionalita' un sistema di credenze
fideistiche sostenuto da qualche clero che su quelle credenze fonda un
potere. Molto piu' difficile e' contrastare la logica dei profitto: essa
appare piu' materialisticamente "naturale", congeniale alle speranze
individuali. Chi sa attuarla e' oggetto di ammirazione, quasi invidia. Che a
essa sia socialmente preferibile una cultura disinteressata e' difficilmente
sostenibile in pubblico: se si vuole che il profitto sia accreditato almeno
in "modica dose per uso personale", ci si scontra con chi pensa che la
cultura sia piuttosto sufficiente in "modica dose per uso personale". Cosi'
come non si riuscirebbe a dimostrare efficacemente che chi accumula
ricchezze lo fa sottraendole a qualcun altro, altrettanto non si riesce a
dimostrare che chi concorre a produrre cultura realizza un interesse
pubblico: le relazioni di causa-effetto qui sono labili, cause ed effetti
sono lontani.

Un professore universitario ormai anziano, in Italia, vive oggi in stato di
perenne frustrazione. L'avvenire dei suoi allievi e' incerto, a meno che non
entri finché ha voce nel perverso gioco delle prevaricazioni concorsuali
scatenato da leggi sbagliale. Guarda con apprensione i suoi colleghi che
fanno centri di potere come possono, pescando denaro e posizioni di comando
senza piu' sapere nemmeno dove questo era prassi, concordare programmi di
"comune interesse". Legge sui giornali che un ministro finanziario dall'aria
triste e biliosa, appoggiato da una ministra tanto elegante quanto fuori
posto vuole "azzerare" il sistema pubblico, più con l'aria di punire quei
sovversivi che pensano con la loro testa a spese dello Stato che con l'aria
di promuovere una intellettualita' nuova. Che poi, dovrebbe assecondare un
presidente degli industriali con cui sarebbe penoso andare a cena e che
rappresenta quei logici del profitto che vogliono soprattutto mettere le
mani sul denaro pubblico. Se il nostro anziano professore non vive tutto
questo come un'invasione barbarica, vuol dire che gli ha dato di volta il
cervello. Che puo' fare? Non ha potere, nemmeno quello di difendere i
livelli raggiunti. I ministri, gli imprenditori, squalliducci gia' in
effigie, stanno insinuando che tutto il suo lavoro e quello dei suoi
maestri, sia sostanzialmente inutile: le nuove logiche hanno anche il
difetto di esigere rendimenti immediati depositabili in banca. E invece gli
intellettuali lavorano su tempi lunghi, anzi del tempo non si preoccupano
affatto, almeno non quanto della qualita' culturale dei risultati. Pero', se
il vecchio professore si guarda in giro, vede intorno a se' un brulicare di
colleghi impazziti che si stanno "arrangiando" rassegnati. Come e'
possibile? E' piu' facile rifiutare sdegnosamente una dittatura che
sottrarsi a una barbarizzazione endogena.

Ragazzi, studenti, miei amati giovani allievi che sto per lasciare, fatevi
un'idea della vita che potreste vivere. Non tutto è spettacolo, non tutto è
consumo, non tutto è risata a buon mercato. Capire è una emozione
indicibile: nella mia generazione e in qualcun'altra l'abbiamo provata in
molti. Possibile che non vi interessi più? Adesso devo cercare di dormire:
ormai dormo male, da qualche tempo, le facce dei governanti, ma anche quelle
dei loro oppositori, mi fanno venire incubi terribili, perche' mi sembra che
portino stampato sul volto il vuoto dei loro scaffali, del loro senso della
civilta'. Fate qualcosa, ma civilmente, garbatamente, democraticamente.
Inventate una politica degna di questo nome.

Carlo Bernardini