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Insegnare a distanza senza sentirsi lontani

La nuova didattica raccontata in cinque punti da una prof

11/03/2020
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la Repubblica

Viola Ardone

In questi giorni anche chi, come me, non è mai stato un supereroe della didattica a distanza, chi ha guardato con sospetto perfino all’introduzione del registro elettronico al posto del caro librone azzurrino, i paladini della lezione frontale e gli apocalittici del digitale hanno la necessità di scendere in battaglia e usare tutte le armi a disposizione per tornare a insegnare. Così stiamo scoprendo che nel 2020 la scuola non chiude, ma prosegue sotto altre forme. Mi sono messa anche io a studiare e, vincendo paure e resistenze, ho iniziato la mia avventura nella didattica digitale a piccoli passi.

1. Riannodare i fili della quotidianità: fin dal primo momento ho convocato i miei alunni creando delle chat di classe e ho ricordato loro che, nonostante la lontananza, continuiamo a essere una squadra e cercheremo di proseguire nel nostro lavoro, superando insieme le difficoltà. Ridare senso al tempo dello studio è un modo per ritrovare serenità e fiducia. Ho proposto ai ragazzi di rispettare la scansione dell’orario settimanale e ho chiesto di inviarmi per lunedì mattina in formato digitale i compiti di italiano e latino che avevo assegnato l’ultimo giorno di scuola. Questo ritorno alla normalità li ha rasserenati e già domenica sera quasi tutti me li avevano spediti.

2. Seguire le indicazioni del proprio Istituto scolastico: tutte le scuole di ogni ordine e grado dedicano una sezione del loro Ptof (Piano triennale per l’offerta formativa) alle strategie per l’innovazione digitale e dunque suggeriscono piattaforme educative gratuite e metodologie per l’istruzione a distanza. Anche il Registro elettronico già in uso, ad esempio, ha una sezione che permette di condividere documenti e materiali con famiglie e studenti.

3. Chiedere la consulenza dei nostri alunni: sono iperconnessi, sono nativi digitali, sono parecchio più giovani di noi e possono diventare i nostri migliori alleati. Io ho nominato per ciascuna delle mie classi dei tutor digitali che, con grande pazienza, mi stanno fornendo consigli e feedback.

4. Trovare il proprio stile di insegnamento: esistono diverse piattaforme che permettono di creare una classe virtuale in modo semplice: Edmodo (www.edmodo.com), un software per l’e-learning già usato in molte scuole, WeSchool (www.weschool.com), per la didattica collaborativa e la flipped classroom, Classmill (https://classmill.com/), per realizzare lezioni multimediali. In rete possiamo trovare tutorial per apprenderne le funzioni principali e poi sviluppare il nostro personale metodo didattico: il principio di libertà di insegnamento è sempre valido!

5. Sfruttare materiali di qualità già presenti nel web: non tutti siamo ancora attrezzati per realizzare videolezioni o spiegazioni in streaming (anche se via via ci riusciremo), ma possiamo inviare agli alunni link a lezioni d’autore e approfondimenti tematici. I portali Rai cultura e Rai scuola, il sito Treccani scuola sono ricchi di contributi da proporre. Esistono inoltre su YouTube molti canali curati da docenti che condividono le loro videolezioni.

Al di là delle piattaforme che riusciremo a utilizzare e dei contenuti, ogni strumento sarà utile per far sentire ai ragazzi che non li stiamo lasciando soli, che la comunicazione non si interrompe, che il nostro lavoro quotidiano prosegue insieme al loro e che lo studio e l’impegno rimangono l’argine principale contro la paura.

— L’autrice ha scritto "Il treno dei bambini " per Einaudi Stile Libero e insegna Italiano e Latino in un liceo


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