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InviatoSpeciale: Scuola, il primo giorno tra le proteste

Studenti e precari contro Maria Stella Gelmini e la sua riforma più che indigesta

14/09/2010
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Studenti e precari contro Maria Stella Gelmini e la sua riforma più che indigesta. Il primo giorno di scuola è stato segnato dalle proteste rabbiose e dall’insoddisfazione di tanti docenti, ma non stupisce la risposta della ministra, burocratica e volutamente lontana dalle aspettative dei precari: “La scuola mette al centro gli studenti e non gli interessi corporativi”, ha spiegato ieri, dopo aver inaugurato la sezione scuola del Policlinico Gemelli.

Una scelta significativa e provocatoria, quella del grande ospedale universitario cattolico, considerata la valenza simbolica della giornata di ieri per l’istruzione pubblica. Eppure, ha continuato Gelmini, “è fondamentale il diritto dei ragazzi ad avere una scuola di qualità indipendentemente dal loro ceto sociale e dalla regione di appartenenza”.

Ieri hanno riaperto i battenti le scuole di Lazio, Calabria, Lombardia, Piemonte, Umbria, Molise, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Veneto. Domani sarà la volta di Toscana, Sardegna e Campania ed entro la settimana prossima torneranno in classe gli studenti pugliesi, abruzzesi e liguri. In tutto, quasi 8 milioni di ragazzi e oltre 700mila docenti. Alla faccia degli altri 220mila, ossia quegli insegnanti cui la ministra ha promesso qualche giorno fa la progressiva immissione in ruolo nell’arco di 7-8 anni. Un impegno bizzarro, quello della Gelmini, alla luce del pianificato taglio delle cattedre e dell’oggettiva difficoltà ad onorare l’impegno, visto che (nella migliore delle ipotesi) la legislatura terminerà nel 2013.

Proprio per discutere di precari, il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, si è presentato ieri mattina al ministero dell’Istruzione, facendosi ricevere dal sottosegretario Giuseppe Pizza, per poi rendere noto che permane l’indisponibilità del governo ad aprire un tavolo di trattativa con i rappresentanti dei docenti senza cattedra. Poche ore dopo è stata la vota degli studenti, che nel pomeriggio hanno presidiato l’ingresso del dicastero in viale Trastevere lanciando una mobilitazione nazionale per l’8 ottobre.

Se l’altro ieri, a Messina, i precari avevano occupato l’embarcadero delle navi traghetto in servizio sullo Stretto, ieri la protesta studentesca ha riguardato moltissime città. Davanti a molte scuole, ragazzi e ragazze hanno indossato dei caschi gialli da lavoro, “per proteggerci la testa dalle macerie che la Gelmini e Tremonti hanno causato, e daremo inizio alla nostra ricostruzione”: è successo fuori dai licei Tasso e Montessori di Roma, ma anche a Venezia, Torino, Frosinone, Perugia e Grosseto. Domani l’emblematica protesta toccherà Bologna (davanti all’istituto tecnico Aldini) e nei giorni successivi riguarderà tre località siciliane: Palermo, Caltanissetta e Lentini, nel siracusano.

Ancora più capillare la mobilitazione dei senza cattedra: hanno manifestato quasi ovunque, nella giornata di ieri. Da segnalare in particolare la forte protesta dei docenti aquilani, che hanno denunciato l’incidenza dei tagli scolastici in una zona già duramente provata dal sisma del 6 aprile dell’anno scorso: “Nelle scuole superiori – ha denunciato il locale coordinamento precari in una nota – sono complessivamente 242 i docenti di ruolo abruzzesi andati in sovrannumero, di cui 88 nella provincia dell’Aquila e gli altri a Pescara (55) Pescara, Chieti (52) e Teramo (47)”. Analogamente “nella scuola media sono andati in sovrannumero 40 insegnanti, di cui 27 nella provincia dell’Aquila. Nella scuola primaria sono stati dichiarati perdenti posto 73 maestri: 32 nella provincia dell’Aquila, 38 a Teramo, 3 a Pescara”.

Ed è già stato fissato il calendario delle iniziative di protesta autunnali, verso la giornata dell’8 ottobre (con cortei in molte città): il 26 settembre si svolgerà l’assemblea nazionale unitaria di tutte le componenti della scuola, mentre il 1° ottobre sarà la volta di una manifestazione regionale che riguarderà il Lazio.

“Siamo pronti ad avanzare proposte – ha affermato dal canto suo il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo – e metteremo in campo iniziative di sciopero, con la prima ora di astensione il primo ottobre, e di mobilitazione affinché la scuola venga percepita come un grande investimento per il futuro di questo Paese, cancellando la piaga della precarietà”. Altro che “riforme epocali – ha aggiunto – epocali all’inizio di questo nuovo anno scolastico sono i tagli, il licenziamenti di massa dei precari, i diecimila insegnanti in sovrannumero, le scuole sempre più insicure e fatiscenti”.

A difesa della ministra Gelmini, invece, si è schierato ieri il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: “La scuola italiana si sta trasformando e sta andando verso criteri più meritocratici, con una maggiore attenzione alla qualità dello studio. Questo ovviamente crea tensioni e problemi, ma sono convinto che il ministro Gelmini sia perfettamente in grado di guidare la scuola italiana verso la strada giusta”. Gli ha fatto eco il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini: “Siamo consapevoli delle difficoltà degli insegnanti in stato di precariato e insieme al ministero dell’Istruzione siamo impegnati a trovare una soluzione”.

Durissimo, al contrario, il presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti. “Uno dei giorni di riapertura delle scuole italiane più brutti dal dopoguerra. Meno soldi, meno aule, meno personale: a Roma e provincia i tagli al personale docente e non docente saranno pesantissimi: 300 unità per le scuole elementari, 100 per le medie e addirittura 700 per le superiori. Il più grande licenziamento di massa mai operato da un governo che va a colpire l’educazione dei nostri figli e il futuro del nostro Paese”.

Paolo Repetto