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Istat, i lavoratori contro la riconferma di Blangiardo: “Serve imparzialità, no a logiche di controllo politico su istituzioni di ricerca”

Il centrodestra vuole rinnovargli l'incarico, nonostante sia vicino ai 75 anni, e ha inserito nel decreto Pnrr una norma ad hoc per aggirare i vincoli del decreto sugli incarichi ai pensionati solo a titolo gratuito. Una settimana fa, però, è emerso che i voti del centrodestra nelle commissioni Affari costituzionali non sono sufficienti per raggiungere la maggioranza dei due terzi necessaria per la conferma. Mercoledì il demografo sarà audito

21/03/2023
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Il Fatto Quotidiano

I lavoratori dell‘Istat ribadiscono il no alla riconferma di Giancarlo Blangiardo alla presidenza e fanno appello alle commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato perché votino contro la proposta del governo. Alla vigilia dell’audizione parlamentare del demografo vicino alla Lega, l’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici dell’istituto di statistica ha scritto a deputati e senatori chiedendo che si individui un altro candidato perché “l’Istat ha bisogno di un presidente super partes, indipendente dall’esecutivo e capace di garantire all’Istituto Nazionale di Statistica una guida scientificamente competente, che sappia mantenere il rigore, l’imparzialità e l’autorevolezza che la statistica ufficiale e i dipendenti dell’Istituto richiedono”. L’appello segue quello della Flc Cgil, che la scorsa settimana aveva chiesto al Parlamento di “disinnescare con atti concreti e pronunce attentamente vagliate i sospetti che alle nomine dei vertici delle istituzioni di ricerca si applichino impropriamente logiche di controllo politico da parte dei partiti”.

Il centrodestra non ha nemmeno raccolto candidature per l’incarico, come previsto dal regolamento europeo sulle statistiche pubbliche, perché vuole rinnovare l’incarico a Blangiardo, nonostante sia vicino ai 75 anni. E ha inserito nel decreto Pnrr una norma ad hoc per aggirare i vincoli del decreto Madia che vietava incarichi e consulenze ai pensionati se non a titolo gratuito. Una settimana fa, però, è emerso che i voti di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati nelle commissioni Affari costituzionali non sono sufficienti per raggiungere la maggioranza di due terzi necessaria per il parere vincolante. Mercoledì Blangiardo sarà audito in vista di un nuovo tentativo.

La Flc, che da tempo contesta la gestione di Blangiardo, ha ricordato che la ratio del voto delle commissioni a maggioranza qualificata dei due terzi è quella di “affidare la guida dell’Istat a una personalità dall’autorevolezza indiscussa e in grado di raccogliere il più ampio consenso sia in Parlamento che nella società civile e non ad una figura sostenuta solo dalla maggioranza governativa, interna agli schieramenti o attiva nel dibattito politico, che possa essere percepita dall’opinione pubblica come “di parte””. E di prove della sua vicinanza ai partiti e condivisione delle politiche di una parte il demografo, contro la cui prima nomina nel 2018 ci fu una levata di scudi, ne ha date molte. Basti dire, ricorda il sindacato, che ha firmato con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara il volume Immigrazione. La grande farsa umanitaria. Di fatto “è un intellettuale di riferimento delle destre” su temi come i fenomeni migratori, le politiche sulla natalità e sul sostegno alle famiglie, la normativa sull’interruzione volontaria di gravidanza, “e da ultimo anche sul tema dell’autonomia differenziata”, ha ricordato la Flc. Inoltre, “nel corso del suo mandato, Blangiardo è stato un presidente poco presente nella gestione quotidiana dell’Istat, consegnando di fatto l’Istituto ad una gestione caotica e unilaterale da parte dei dirigenti amministrativi. Tale situazione più volte denunciata dai lavoratori stessi con mobilitazioni frequenti e partecipate ha prodotto anche forti tensioni nelle relazioni sindacali. Esemplare a riguardo, nella sua gravità, la creazione della società 3-I SpA, con le conseguenti e mai smentite possibilità di esternalizzazione di importanti funzioni informatiche, con grave possibile danno alla missione stessa dell’ente”. Si tratta della società alla cui guida il governo aveva messo Claudio Anastasio che si è dimesso la scorsa settimana dopo aver inviato al cda una mail in cui parafrasava il discorso di Benito Mussolini per rivendicare la responsabilità politica dell’omicidio di Giacomo Matteotti.