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ISTRUZIONE/ PANINI: RAPPORTO UE DA BRIVIDO, GOVERNO INTERVENGA

Per il leader Flc-Cgil il degrado è frutto di decenni di abbandono

10/06/2006
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Roma, 09 giu. (Apcom) - "Per invertire la rotta sul degrado del livello d'istruzione in Italia è necessaria un'intesa politica con il Governo su scuola pubblica, università e ricerca". E' questo il commento, rilasciato ad Apcom, di Enrico Panini, segretario generale del sindacato Flc-Cgil, a proposito del rapporto 2006 della Commissione europea sullo stato dell'istruzione nel nostro Paese.

Secondo il leader sindacale il Rapporto sottolinea un livello d'istruzione in Italia "da brivido: ai tradizionali' ritardi del nostro sistema scolastico - incalza Panini - frutto di decenni di abbandono da parte dei vari governi che hanno considerato la scuola un problema di spese da tagliare, si sono aggiunti i disastri del Ministro Moratti".

Dal Rapporto Ue 2006, che ha registrato i dati 2005, sarebbero 6 milioni (quasi il 15 per cento) i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno lasciato la scuola prima del termine dell'obbligo formativo. Dagli obiettivi prefissati a Lisbona almeno due milioni di loro dovrebbero riprendere a studiare.

Per quanto riguarda l'Italia in quasi tutte le aree strategiche esaminate la situazione è disarmante e non solo sul fronte della dispersione scolastica: anche il numero di giovani che hanno raggiunto almeno il diploma, lecompetenze-chiave, la partecipazione degli adulti a corsi di istruzione permanente, il multilinguismo e fondi complessivi destinati alla formazione sono ampiamente al di sotto dei minimi prefissati a livello europeo.

Per la Flc-Cgil, tuttavia, per risolvere gli annosi problemi nazionali legati alla formazione dei giovani non basta abrogare la riforma dell'istruzione approvata durante la scorsa legislatura: "premesso che cancellare le leggi Moratti - sottolinea Panini - è un obiettivo necessario ed irrinunciabile, per uscire dal drammatico quadro disegnato dal Rapporto 2006 sono necessarie anche scelte urgenti sul versante dell'innovazione".

Leggendo i numeri del Rapporto Ue si scopre che i nodi da sciogliere in fatto di istruzione non sarebbero legati alla ricchezza dello Stato: è sintomatico come i risultati migliori siano stati registrati da tre paesi dell'Est: Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, dove le percentuali di abbandono scolastico sono fermi al 6 per cento. In Italia, invece, superano il 20 per cento.

"E' la dimostrazione - continua il sindacalista - che dal Rapporto emerge un quadro drammatico che si somma alla grave situazione in cui versa la ricerca nel nostro Paese. Se non si inverte questa situazione non c'è possibilità di pensare ad uno sviluppo economico e sociale adeguato alle necessità: servono coerenti ed urgenti scelte di politica e di risorse - conclude Panini - affermando il ruolo fondamentale dello sviluppo della conoscenza".