ItaliaOggi: Apprendista ma senza istruzione
La denuncia dell'Isfol nell'ultimo rapporto: su 37 mila under 18 in azienda, solo 6.500 si formano Rimane al palo la norma sull'obbligo scolastico per i minori
Di Emanuela Micucci
Da ragazzo di bottega a dottore apprendista. Cambia l'apprendistato e raddoppia in 10 anni fino a interessare un giovane under 30 ogni 6 (17%). Un +87% che li porta a 644.592 unità con una crescita del 4,7% dei laureati. Tuttavia si assottiglia il numero di minori con contratto di apprendista e rimane inattuata la norma che prevede la loro formazione in ambienti esterni per l'assolvimento del diritto-dovere di istruzione e formazione. Luci e ombre del X Rapporto annuale Isfol di monitoraggio sull'apprendistato in Italia. Presentato la scorsa settimana (www.isfol.it), si basa sull'elaborazione dei dati delle regioni relativi al 2006 e al 2007. Cresce dunque l'età degli apprendisti (1/4 ha almeno 25 anni) e parallelamente si contrae il numero dei più giovani. Sono infatti 34.275 nel 2007 gli apprendisti in obbligo formativo. In calo rispetto ai 36.905 del 2006, quando già erano il -20,1% rispetto all'anno precedente. Solo a 6.500 di questi under 18 nel 2007 è stata data la possibilità di formarsi al di fuori dell'azienda con cui hanno sottoscritto il contratto. Erano 8.800 l'anno prima. Dati ancora più deludenti se si considera che l'Isfol stima in 110 mila ragazzi tra i 14 e i 17 anni fuori dai percorsi sia scolastici sia della formazione professionale che potrebbero assolvere al diritto-dovere attraverso l'apprendistato. Invece per la maggior parte degli adolescenti questo rimane un contratto virtuale. «Vuoi perché», spiega Sergio Trevisanato, il presidente dell'Isfol, «la scarsa domanda di lavoro è intercettata per lo più dagli adulti, vuoi perché i minori lavorano talora con forme contattatali meno tutelanti o anche senza alcun contratto». Eppure sul valore e l'integrazione lavoro-apprendimento già il decreto legislativo 276 del 2003 aveva fatto da apripista, identificando all'art. 48 l'impresa come possibile soggetto erogatore di formazione formale. «Oggi che questa possibilità si è fermata nel quadro legislativo e regolamentare occorre supportare le aziende, assicurando una formazione effettiva, riconoscibile e certificabile», commenta Sandra D'Agostino, responsabile del monitoraggio. Se qualche regione ha avviato un processo di regolarizzazione di questo apprendistato, le necessarie intese inter-istituzionali non sono mai intervenute né risultano in corso di definizione. Risultato: i minori possono essere assunti in apprendistato solo nell'ambito del quadro normativo che fa capo alla leggi 25/55 e 196/97. Il rischio è generare un'ulteriore contrazione degli apprendisti. C'è un'altra criticità. Le attività formative ricoprono solo una parte del percorso obbligatorio di 240 ore, organizzato nel 2007 da solo 6 regioni. Come il Trentino che ha formalizzato la sperimentazione avviata nel 2004 con metà ore per l'acquisizione di competenze culturali a scuola e l'altra metà per quelle professionali. Si discosta invece dall'impianto del d.lgs. 276/03 la provincia di Bolzano: 3 anni la durata dell'apprendistato per il diritto-dovere e almeno 1000 ore di formazione esterna in una scuola professionale.