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ItaliaOggi: Aprea: con questa riforma si torna allo statalismo

Si è chiusa al senato, definitivamente, la lunga e tormentata discussione sulle disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico 2007/08.

23/10/2007
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ItaliaOggi

Si è chiusa al senato, definitivamente, la lunga e tormentata discussione sulle disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico 2007/08. Alla camera, invece, in prima lettura, è stato licenziato il disegno di legge Bersani III. Forza Italia si è opposta a entrambi i provvedimenti, perché, eccezion fatta per qualche norma davvero necessaria e urgente (il pagamento da parte del ministero delle supplenze per maternità; i finanziamenti straordinari per il pagamento della Tarsu; le modifiche delle procedure delle sanzioni disciplinari), tutte le altre insistono sul blocco del processo riformatore avviato nella scorsa legislatura. Ritornano i tempi bui della I Repubblica dello statalismo, delle leggi omnibus, delle vecchie logiche, che credevamo superate, delle leggine emergenziali. Il rinvio dell'entrata in vigore delle riforma del secondo ciclo all'anno scolastico 2009/2010, in particolare, e la contestuale approvazione di sporadiche e frammentarie modifiche, depotenziano, di fatto, il faticoso cammino di cambiamento della scuola superiore. E tutto questo mentre la Ue boccia la scuola italiana che rimane sotto la media europea nella maggior parte dei valori fissati dalla strategia di Lisbona. Ma c'è una norma che sconcerta più delle altre ed è quella che introduce il riconoscimento del valore legale del titolo di studio (diploma di tecnico superiore) ai percorsi dell'istruzione tecnica superiore, istituita con la legge 40 (Bersani-bis). Non solo, ma nella migliore tradizione statalista questi diplomi costituiranno titolo per l'ammissione ai pubblici concorsi. Queste scelte tradiscono i principi costituzionali del riformato Titolo V e rappresentano una sfida alle regioni che dalla legge n. 144/99 (istitutiva dell'Ifts) in avanti hanno dato vita a percorsi post-secondari di alto livello, che hanno favorito maggiormente l'occupabilità dei diplomati. Cosa ha fatto il governo Prodi? Con un approccio tipicamente ministeriale ha introdotto una pianificazione della formazione terziaria che si spinge a individuare perfino gli specifici settori in cui devono operare gli Its (Istituti tecnici superiori), ignorando le competenze regionali. L'intera offerta di Ifts diventa, così, il prolungamento terziario dell'istruzione tecnica e professionale statali, snaturando la connotazione di sistema integrato dell'offerta di Ifts. Ma, soprattutto, il governo arriva a determinare la forma giuridica (Fondazione) e la conseguente organizzazione, prevedendo per le regioni un ruolo assolutamente marginale, anche se dovranno contribuire con propri finanziamenti. Risultato: la statalizzazione dell'istruzione tecnica superiore e il riconoscimento del valore legale del titolo di studio in uscita che scavalcano le competenze regionali e inseriscono una insidiosa e inopportuna disparità tra i percorsi a livello terziario e, perfino, tra studenti. Ci saranno, purtroppo, «figli e figliastri». A fronte di percorsi di specializzazione identici, ma di diversa matrice (statale o regionale), sarà possibile o meno conseguire un titolo di studio con valore legale. Le regioni, e in particolare quelle del Nord, che finora hanno raccolto la sfida delle esigenze di sviluppo del sistema produttivo del paese, ricevono dal governo una forte penalizzazione e un arretramento rispetto al principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale e verticale. Questi conati neocentralistici e statalistici sono il segno di una radicale debolezza culturale, che perpetua l'inerzia e le abitudini del passato: tutto a scuola e tutto nello stato.

Valentina Aprea, responsabile scuola Forza Italia